F1 | GP del Messico: l’analisi delle qualifiche

Verstappen conquista la pole prima di una penalizzazione. A scattare dalla prima fila saranno le due Ferrari

F1 | GP del Messico: l’analisi delle qualifiche

È stata una qualifica incerta sino all’ultimo e che non ha risparmiato colpi di scena quella che ha preso luogo a Città del Messico, sede del diciottesimo appuntamento del mondiale. A partire dalla pole position sarà Charles Leclerc, il quale ha ereditato la prima casella dopo una penalità rimediata da Max Verstappen per non aver rallentato a sufficienza sotto bandiera gialla a seguito dell’incidente di Valtteri Bottas nelle fasi finali del Q3. Inizialmente, infatti, era stato proprio il pilota olandese della Red Bull ad ottenere il tempo più veloce della sessione, ma, dopo una lunga e intensa investigazione, in cui non sono mancati anche ripensamenti, gli steward hanno optato per una penalizzazione di tre posizioni in griglia in vista della corsa.

Ad affiancare il monegasco della Ferrari in prima fila sarà il suo compagno di squadra, Sebastian Vettel, il quale non ha avuto la possibilità di migliorarsi nell’ultimo tentativo proprio a causa dell’incidente di Bottas. Prenderanno il via dalla seconda fila Lewis Hamilton, alle prese con una giornata non particolarmente semplice per la Mercedes, e il già citato Max Verstappen. Alle loro spalle scatteranno Alexander Albon e Valtteri Bottas: sarà una giornata intensa quella che vedrà impegnati i meccanici del team di Stoccarda, che in poche ore dovranno riparare e riassemblare la vettura del finlandese, andata distrutta in un pesante impatto di 17G proprio sul finire delle qualifiche. Il pilota della Stella non ha riportato conseguenze, uscendo sulle sue gambe dalla monoposto. Ancora una volta in quarta fila troviamo le due McLaren, capaci di imporsi sul resto della midfield sul giro secco. A concludere la top ten le due Toro Rosso, che sono andate a confermare le buone impressioni che si erano registrate durante le prove libere.

Appena fuori dai primi dieci Sergio Perez, ma paradossalmente questo potrebbe rivelarsi un vantaggio per il pilota messicano, che in questo weekend corre davanti al pubblico di casa: la gomma soft ha dimostrato di essere molto fragile durante le prove del venerdì e la sua gestione potrebbe diventare molto complicata, soprattutto se montata nella prima parte di gara come faranno i suoi rivali più diretti. Al contrario, partire sulla media potrebbe dare più opzioni in tema di gestione gara e delle strategie, in particolar modo considerando che la corsa sarà giocata su tattiche a due soste. Non è stata una giornata semplice per Renault e Alfa Romeo, entrambe eliminate in Q2: la lotta per conquistare qualche punto non sarà semplice per loro. Peggio è andata alla Haas, esclusa con entrambe le monoposto già nella prima frazione della qualifica.

Q1: Poche sorprese

La prima manche non ha riservato grandi sorprese, riflettendo le sensazioni che si erano percepite dopo le prove libere. L’evoluzione della pista ha giocato un ruolo importante, motivo per il quale si sono visti piloti continuare a girare ed effettuare il maggior numero di tentativi possibile: nella nottata, infatti, la pioggia aveva “pulito” il tracciato, rimuovendo quello strato di gomma che si era posato dopo il venerdì.

Nelle zone più nobili della classifica i top team hanno subito dettato il ritmo, con le due Red Bull che hanno concluso davanti a tutti. Al contempo, lotta per non essere esclusi già in Q1 non è stata particolarmente viva, al contrario di altri appuntamenti in cui i distacchi erano risultati essere estremamente contenuti. A trovare l’eliminazione sono state le due Williams, le due Haas e Lance Stroll. Per la squadra americana non si è trattato di un gran fine settimana fino a questo punto, date le difficoltà incontrate sin dalla FP1: il team ha lavorato durante la nottata per migliorare la vettura, ma purtroppo i cambiamenti non hanno dato i risultati sperati, nonostante le modifiche siano state importanti. Interessante notare che per quest’occasione sia Kevin Magnussen che Romain Grosjean hanno completato tre run ciascuno, con rapidi pit stop nella fase finale, quando la pista si trovava nelle condizioni migliori. Entrambi i piloti nei loro giri veloci hanno denotato un gran sottosterzo che ha reso difficile guidare la monoposto: “La scorsa notte abbiamo apportato diverse modifiche alla vettura e in FP3 la monoposto si era comportata molto con il posteriore, ma ci mancava l’anteriore” – ha raccontato il francese dopo le qualifiche -. “Pensavo che se fossimo riusciti a trovare un buon bilanciamento tra anteriore e posteriore, magari saremmo riusciti ad entrare in Q2. Ero fiducioso per quanto riguardava il giro secco. Abbiamo lavorato tanto, siamo andati in qualifica e in curva 1 sono andato in testacoda. I cambiamenti che abbiamo apportato sono enormi, non è qualcosa che si fa normalmente. Dobbiamo capire. Speriamo di poter migliorare”. Peggio è andata a Kevin Magnussen, il quale non è proprio riuscito a trovare un buon compromesso: la sua monoposto ha sofferto continuamente sia di sottosterzo che si sovrasterzo, come raccontato dallo stesso danese nelle interviste, tanto da dover abortire l’ultimo tentativo. Durante le qualifiche si è lavorato anche sul bilanciamento della frenata, a causa di un rear locking eccessivo, ma purtroppo ciò non ha cambiato le sorti del team americano.

Fuori già nella prima frazione delle qualifiche anche Lance Stroll, 16°, che ha così commentato la sua prestazione: “Sono molto deluso. Sembravamo competitivi, ma siamo stati più veloci nella FP3 con pista ancora bagnata che in qualifica, dobbiamo capire cosa è successo. Abbiamo fatto dei cambiamenti al set-up prima della qualifica, ma non abbiamo ottenuto il bilanciamento che volevamo, che è anche il motivo per cui non avevamo il passo. Non avevo grip e il giusto bilanciamento, è stato davvero frustrante”, ha detto il canadese, trovando nella mancanza di grip e nel non perfetto set-up le ragioni che lo hanno spinto fuori già in Q1. Nelle ultimissime fasi era rimasto a rischio Antonio Giovinazzi, il quale nel suo ultimo tentativo aveva commesso un errore in curva 17, arrivando al bloccaggio: nonostante ciò, comunque, l’italiano è riuscito a superare il turno, passando alla Q2.

Q2: una lotta per (non) accedere alla Q3

Quello del Messico è un appuntamento molto particolare ed unico nel suo genere, in quanto si corre ad oltre 2000 metri sul livello del mare, cosa va ad impattare sulla densità dell’aria e, di conseguenza, anche sul carico aerodinamico delle vetture. Questo fattore, unite alle basse temperature che si sono riscontrate in questi giorni, hanno fatto sì che sugli pneumatici si sia riscontrato molto graining, in particolare sulla gomma più soffice, che soffre di un alto degrado termico più che usura. È per questo che molte squadre hanno optato per qualificarsi in Q2 con una gomma uno stop più duro rispetto alla soft, ovvero la media, così come hanno fatto Ferrari, Mercedes e Red Bull. C’è da segnalare come nel primo tentativo avevano seguito questa linea anche le due Toro Rosso e Carlos Sainz, ma nel loro caso era complicato che riuscissero a centrare l’obiettivo dato lo scarto di circa 1 secondo tra le due mescole in questione.

Nel corso del primo run, Vettel era riuscito ad ottenere il miglior tempo, garantendosi un crono valido per l’accesso in sicurezza in Q3 su gomma media, così come il compagno di squadra, le due Red Bull e le due Mercedes. Anche Carlos Sainz era riuscito a rientrare nella top ten nonostante la mescola più dura e del traffico nel terzo settore, ma il tempo conquistato, unito al miglioramento della pista e il vantaggio risicato su chi aveva alle spalle, non gli avrebbero sicuramente permesso di passare alla fase successiva della qualifica, tanto che è poi tornato in pista per il secondo tentativo con gomma soft, la più prestazionale a disposizione.

Complice il fatto di aver completato un giro sufficiente per passare alla terza ed ultima manche, sia le Ferrari che Verstappen si sono concentrate sulla simulazione per la Q3, uscendo su gomma soft. Al contrario, la Mercedes è tornata in pista su un secondo set nuovo di gomme medie, migliorando il proprio tempo, per due ragioni: la prima è per avere alla partenza un treno di pneumatici migliore rispetto a quello usato nel primo tentativo, soprattutto considerando che Bottas aveva dovuto completare 2 tornate veloci a causa di un errore allo stadio. La seconda è da vedere in chiave strategia: tornando in pista su gomme medie, ha anche salvato un set nuovo di gomme soft, che potrebbe tornare utile in gara a seconda dell’evoluzione del tracciato. Se è pur vero che Pirelli consigli una strategia media-media-hard, non è da escludere che il team tedesco abbia voluto cautelarsi optando per conservare un nuovo set di gomme soffici da sfruttare verso fine gara, con una tattica media-hard-soft, o in caso di una SC/VSC. È importante sottolineare che, al contempo, ciò vuol dire che nel caso si rivelasse necessario montare la media a causa dell’alto degrado termico, in quel caso la Mercedes potrà sì seguire la strategia consigliata da Pirelli, ma dovrà montare un set di coperture medie usato, al contrario di Ferrari e Red Bull che ne avranno a disposizione uno nuovo.

Passando alla lotta per evitare l’esclusione dalla Q3, la McLaren ha dimostrato ancora una volta di avere qualcosa in più sul giro secco rispetto al resto della midfield, conquistando abbastanza agevolmente l’accesso alla manche finale dopo essersi messa alla pari degli altri riguardo alla situazione gomme. A scottare sono stati gli ultimi posti validi in top ten, dove la sfida si è giocata tra le due Toro Rosso e Sergio Perez, tutti racchiusi in soli trenta millesimi: al contrario di quanto ci si potesse aspettare, però, questa è stata una lotta per non accedere alla Q3, come dimostrano i team radio a fine sessione. Partire su gomma media era forse fin troppo essenziale in vista della corsa, ma al contempo era importante non perdere posizioni e non dover partire nel traffico: paradossalmente la posizione più ambita era proprio l’11°, la quale lascia scelta libera e non ti obbliga a partire su un determinato set.

Particolarmente interessante è stato lo scambio di battute proprio tra chi quell’undicesima posizione l’ha conquistata, Sergio Perez, e il suo ingegnere di pista: “P11 Checo, I will keep you updated” [P11 Checo, ti terrò aggiornato], sono state le parole Tim Wright. La risposta del messicano è stata abbastanza eloquente: “So, is it exactly what you asked for, not?” [Era proprio quello che chiedevate, no?], a dimostrazione di quanto quella casella sulla griglia non fosse affatto una sconfitta, quanto un punto di partenza, per cui poi il pilota della Racint Point ha ricevuto anche i complimenti dal team.

È stata una giornata molto più complicata, invece, per la Renault, soprattutto per quanto accaduto in mattinata in FP3, dove entrambe le vetture non erano potute scendere in pista a causa di una perdita idraulica che aveva anche richiesto un’accurata pulizia e la sostituzione dell’MGU-K, facendogli quindi perdere anche l’opportunità di rifinire il set-up prima della qualifica. L’eliminazione dalla Q2, per quanto non sia una circostanza completamente negativa in vista della corsa, sicuramente ha dimostrato quanto in questo momento il team francese stia soffrendo la prestazione sul giro secco più che quella in gara, soprattutto se messa a confronto con il cliente McLaren: “Date le circostanze, ci prenderemo il 12° posto in griglia. È stato difficile preparare la qualifica senza aver disputato le prove libere in mattinata, quindi si è trattato di una partenza a rilento per noi” – ha dichiarato Nico Hulkenberg nelle classiche interviste -. “I meccanici hanno fatto un gran lavoro per preparare la vettura in tempo, quindi bisogna riconoscere i loro sforzi. Penso che la corsa sia nelle nostre mani, soprattutto considerando che abbiamo scelta libera in tema gomme e quindi anche flessibilità nella strategia. Potrebbe andare a nostro favore, in quanto il nostro passo gara è sembrato buono”, ha poi aggiunto il tedesco.

Giornata deludente anche per l’Alfa Romeo Racing, solamente quattordicesima e quindicesima, soprattutto considerando che le aspettative del team erano anche abbastanza alte prima delle qualifiche. Seppur la top ten fosse lontana circa due decimi, sicuramente c’era la possibilità di guadagnare almeno due posizioni in griglia, dato che il distacco da entrambe le Renault è davvero contenuto, quantificabile in pochi centesimi di secondo. “La quattordicesima posizione non è sicuramente ciò che volevamo, ma è andata così. Il margine da posizioni più alte in classifica non era ampio” – ha commentato Kimi Raikkonen -. È deludente perché la vettura è andata bene per tutto il weekend e sembravamo competitivi nelle prove libere. Vedremo come andrà la gara domani. Abbiamo scelta libera in tema gomme, speriamo che possa giocare a nostro favore”. Per quanto riguarda Giovinazzi, invece, ancora una volta un errore nell’ultimo settore ha compromesso le sue chance di lottare per una posizione migliore sulla griglia, così come in Q1, anche se la top ten quasi certamente sarebbe comunque stata fuori portata.

Q3: Una lunga attesa nel mare dell’incertezza e delle polemiche

Indubbiamente il tema che ha tenuto banco alla fine delle qualifiche non poteva non essere la penalizzazione di Max Verstappen, il quale verrà retrocesso di tre posizioni sulla griglia per non aver rallentato a sufficienza sotto bandiera gialla. Prima di concentrarsi su questo caso, però, analizziamo come si è evoluta la situazione in Q3 e come si è arrivati al momento decisivo.

Nel corso del primo tentativo il più rapido è stato proprio l’olandese della Red Bull, il quale ha concluso il suo giro con un crono di 1:14.910, rifilando oltre un decimo al rivale più vicino, Charles Leclerc, e ben due decimi e mezzo a Sebastian Vettel, il quale si trovava in terza posizione. È importante sottolineare che in Red Bull hanno lavorato duramente durante la nottata per sistemare il set-up e tirare fuori qualche ulteriore decimo di prestazione dalla monoposto: per far ciò, in Red Bull hanno anche deciso di sacrificare leggermente la velocità in curva scaricando l’ala posteriore, in modo da non perdere troppo tempo sui rettilinei, come si era visto nelle prove libere. A dimostrazione della bontà del lavoro di messa a punto degli uomini di Milton Keynes non c’è solo la pole position, ma anche i tempi in ciascun settore, che raccontano come la RB15 si sia difesa egregiamente anche su quei tratti in cui il giorno prima soffriva in modo più evidente. Al contempo, anche in Ferrari hanno cercato di tirare fuori un po’ di prestazione in più dalla propria monoposto, soprattutto per trovare un corretto bilanciamento che fornisse maggiore stabilità al posteriore, vero punto dolente di un venerdì comunque positivo: per questo il team di Maranello ha deciso di incrementare leggermente il carico dell’ala posteriore, perdendo sì un po’ di velocità di punta, ma garantendo una maggior stabilità del retrotreno nelle curve, caratteristica in cui la Red Bull si era dimostrata estremamente competitiva durante le libere, in particolare in quelle più veloci. Alla conclusione del primo run risultavano essere invece più staccate le due Mercedes e Alexander Albon, distanti circa quattro decimi dalla vetta ma racchiusi tra loro in soli 48 millesimi, che possono sembrare nulla, ma che in realtà potevano risultare decisivi per individuare chi sarebbe partito dalla seconda fila.

Si passa quindi al secondo ed ultimo tentativo, quello che generalmente decide lo schieramento. Per quanto riguarda McLaren e Toro Rosso, non ci sono state grosse sorprese: il team inglese è riuscito a conquistare agevolmente la settima ed ottava posizione, mentre le due Toro Rosso hanno chiuso la top, con Daniil Kvyat che è riuscito a precedere il compagno di squadra di oltre un decimo. Per quanto riguarda, invece, i top team, la situazione si è estremamente più interessante: l’ordine di uscita per questo secondo run vedeva Albon davanti a tutti, seguito da Leclerc, Bottas, Hamilton, Vettel e, infine, Verstappen, l’ultimo a scendere in pista, quindi potenzialmente anche con una pista leggermente migliore. La scelta di tornare sul tracciato leggermente più tardi rispetto a quanto preventivato per quanto riguarda Vettel, invece, è stata proprio del tedesco, che voleva sfruttare la massimo il progressivo miglioramento dell’asfalto.

Nel corso del primo settore tutti i piloti, ad eccezione proprio del numero 5 della Ferrari, si sono migliorati rispetto al run precedente. Un aspetto interessante da tenere in considerazione è che Vettel in questo caso non abbia voluto forzare eccessivamente al fine di preservare leggermente la gomma nella prima fase del giro, per poi trovarsi in condizioni migliori nei restanti due settori. Nel secondo intertempo, quello composto da un mix di curve molto lente e curve veloci in successione in cui serve un anteriore preciso e un buon bilanciamento, la sfida è stata essenzialmente tra le due Mercedes e Verstappen, con quest’ultimo che è riuscito ad ottenere il parziale record, strappandolo dalle mani di Hamilton per pochi millesimi. Questo è il settore in cui i due Ferraristi hanno sofferto di più e, nonostante il miglioramento rispetto al run precedente, ciò non è stato sufficiente per avvicinarsi in modo concreto ai rivali.

Si arriva infine all’ultimo settore, quello che ha cambiato le sorti di questa qualifica. Quest’ultimo tratto della pista è molto tortuoso e complicato, in quanto ci sono numerose curve lente nella zona dello stadio ma anche una lunga curva in appoggio in cui serve avere una buona stabilità del posteriore e in cui l’esterno è generalmente molto sporco. Il primo pilota a passare sul traguardo riguardo ai top team è stato Albon, il quale comunque non era riuscito a migliorarsi. Stesso discorso per Leclerc, il quale non è riuscito a migliorare il proprio crono a causa di un errore. Il tailandese e il monegasco sono stati gli unici due piloti dei top team a non essere stati influenzati dall’incidente di Bottas, in quanto in quel momento si trovavano davanti al finlandese, così come del resto anche gli alfieri di Toro Rosso e McLaren.

In uscita da curva 16, una delle più difficili del tracciato, Bottas è andato leggermente fuori traiettoria, finendo sullo sporco e perdendo la macchina. A quel punto era impossibile evitare l’impatto con le barriere, contro cui il finlandese è andato a sbattere in modo molto pesante, tanto che i dati FIA hanno registrato una forza di ben 17G: un valore talmente elevato da far entrare immediatamente ed automaticamente in pista la medical car. Fortunatamente il pilota non ha subito conseguenze, nonostante un primo momento e un team radio che aveva preoccupato molti: Valtteri è comunque sceso dalla vettura sulle sue gambe, ma la sua vettura sarà completamente da ricostruire e si tratterà di una lunga giornata per i meccanici della Mercedes.

Ad essere penalizzati dall’incidente sono stati coloro che si trovavano alle spalle del pilota numero 77, ovvero Hamilton, Vettel e Verstappen, ma in particolar modo soprattutto gli ultimi due. C’è infatti da fare una distinzione: nel momento in cui l’inglese è passato nella zona dell’incidente, non era presente bandiera gialla, al contrario del momento in cui sono transitati Vettel e Verstappen, nel quale era stata esposta. E questo a livello regolamentare comporta un’enorme differenza. Perché se è pur vero che Hamilton non abbia rallentato nella suddetta zona, il fatto che non ci fosse bandiera gialla lo ha assolto da qualsiasi possibile penalità. Al contrario, essendoci bandiera gialla, il pilota della Ferrari e quello della Red Bull erano costretti dal regolamento a rallentare e prestare attenzione al pericolo in pista: nel caso in cui non fosse stata rispettata questa regola, quindi, entrambi sarebbero stati a rischio penalità.

Per quanto riguarda Vettel non ci sono stati dubbi, in quanto il tedesco non appena ha visto l’incidente ha subito alzato il piede in maniera vistosa, abortendo quindi anche il suo giro veloce. Lo stesso non si può dire di Verstappen, il quale ha tenuto giù il piede concludendo il suo tentativo e migliorando il proprio tempo complessivo, cosa che gli aveva momentaneamente permesso di conquistare la pole position. Date le circostanze, è subito venuto il dubbio che il giro di Max potesse finire sotto la lente di ingrandimento degli avversari, in quanto banalmente è difficile riuscire a migliorare il proprio crono nel momento in cui si decide di abortire come fatto da Vettel. Ma come interviene la FIA in queste determinate situazioni?

In primo luogo, è importante precisare che effettivamente nel momento in cui Verstappen stava transitando nella zona dell’incidente era presente una singola bandiera gialla, e non una doppia. A livello regolamentare è un fattore essenziale, perché hanno significati diversi e conseguenze differenti. Al fine di capire in cosa si differiscono, è importante andare a leggere cosa dicono le event notes del GP Messicano (attenzione a non confondere even notes con il regolamento, anche in questo caso sono cose diverse). In caso di doppia bandiera gialla, le event notes dicono: “Ogni pilota che passa in un marshalling sector in cui è esposta la doppia bandiera gialla, deve ridurre la velocità in modo significativo ed essere pronto a cambiare direzione o fermarsi. Al fine di soddisfare gli steward riguardo a queste prerogative, deve essere chiaro che il pilota non ha provato a concludere un giro cronometrato significativo, il che significa che il pilota debba abbandonare il giro. Ciò però non vuol dire che necessariamente deve fermarsi al box, ma può continuare”. Per quanto riguarda la bandiera singola, invece: “Il pilota deve ridurre la velocità e prepararsi a cambiare direzione. Deve essere chiaro che il pilota abbia ridotto la velocità e, al fine di rendere ciò chiaro, il pilota dovrebbe frenare prima e/o ridurre la propria velocità nel marshalling sector”.

Come detto, quindi, c’è una differenza sostanziale. Essendo esposta una sola bandiera gialla, Verstappen aveva la possibilità di completare il proprio giro, a patto di aver rallentato. Generalmente in questi casi, al fine di vedere se un pilota ha rallentato o meno, guada il tempo ottenuto nel marshalling sector, il che, per essere in linea con ciò che dice il regolamento, deve essere più alto di quello ottenuto in precedenza. Il circuito, infatti, è diviso in tre settori, ma a loro volta ogni intertempo è diviso in tanti mini-settori, in cui sono presenti dei trasponder che danno riferimenti costanti alla FIA e che permettono di capire il comportamento del pilota in una determinata situazione. Che sia un millesimo di secondo o cinque secondi non importa, generalmente non si è mai fatta distinzione. Nei casi precedenti la Federazione ha sempre usato questo espediente per verificare se un pilota avesse rallentato o meno in caso di bandiera gialla singola o doppia esposta e, effettivamente, nel marshalling sector in cui è avvenuto l’incidente, il tempo ottenuto dall’olandese era più alto rispetto a quello ottenuto in precedenza. Quindi, a livello regolamentare e seguendo quanto era avvenuto negli altri episodi, Max avrebbe avuto effettivamente ragione, tanto che in un primo momento anche la FIA aveva confermato questa versione, asserendo che il tempo nel mini-settore era risultato essere più alto e per questo non era necessaria alcuna investigazione. Per un momento, insomma, Verstappen l’aveva scampata e avrebbe così mantenuto la sua pole position.

Ciò che però ha fatto “storcere il naso” alla Federazione e ha riportato il tema in discussione sono state le parole proprio del pilota della Red Bull in conferenza stampa, in cui ha dichiarato che, nonostante avesse visto l’incidente, non aveva rallentato, tenendo giù il piede, come dimostrano del resto anche i dati della telemetria. A peggiorare il tutto è stato anche forse il tono usato, che molti hanno letto come una dichiarazione incurante della sicurezza in pista. Nel caso peggiore, Verstappen aveva chiesto di cancellare il proprio giro, il che comunque lo avrebbe mantenuto in pole position, dato che il tempo ottenuto in precedenza sarebbe stato sufficiente per garantirsi la partenza dalla prima casella. “Dobbiamo finire su questo argomento? Sulla sicurezza? Penso che tutti noi sappiamo cosa stiamo facendo, altrimenti non saremmo su una vettura di Formula 1” – ha risposto Verstappen in conferenza ad una domanda in merito al fatto se la FIA potesse voler dare un’occhiata in più al suo giro dal punto di vista della sicurezza in pista -. “È la qualifica e semplicemente vai. Ma, come ho detto prima, se vogliono cancellarmi il giro, mi cancellino il giro”.

Una dichiarazione che molto probabilmente non è andata giù alla Federazione e che ha riaperto il caso. È importante sottolineare che, in questi casi, il caso poteva essere riaperto non solo dalla FIA stessa, ma anche da una possibile protesta di un team. È importante sottolineare, infatti, che il regolamento e le event notes lasciano spazio a diverse interpretazioni in situazioni del genere e non sempre sono del tutto chiari. Nella fattispecie, in casi come questi generalmente, come dicevamo, si guarda al tempo ottenuto nel marshalling sector per capire se una pilota abbia rallentato o meno, e l’importante è che esso sia più alto di quello ottenuto in precedenza. Questo però non significa in assoluto che il pilota abbia rallentato, perché comunque il mini-settore è abbastanza corto e un’uscita di curva o un’accelerazione diversa, oppure un modo differente di interpretare una frenata possono far risultare sì che il pilota magari abbia un tempo più alto nel marshalling sector, ma non che abbia rallentato in assoluto. Infatti, come dicevamo, generalmente non si è fatta distinzione per il fatto che il tempo fosse più alto di un millesimo o di un secondo, e questo lascia spazio ad interpretazioni del tutto soggettive e opinabili. L’ideale sarebbe avere un regolamento più preciso e chiaro in queste situazioni, che non lasciasse spazio a diverse spiegazioni. Ma a questo punto era difficile non prendere provvedimenti: anche se il regolamento e i precedenti davanti ragione a Verstappen, le sue dichiarazioni in conferenza e i dati telemetrici non potevano essere ignorati. I commissari di gara hanno quindi deciso di mettere sotto investigazione il pilota olandese, chiamandolo a rapporto alle ore 16:10 locali. Alla fine dell’incontro, gli stessi hanno deciso per una penalizzazione di 3 posizioni in griglia, assegnando quindi la pole position a Charles Leclerc, il quale partirà al fianco di Sebastian Vettel che andrà a completare una prima fila tutta Ferrari.

Nel comunicato ufficiale, gli steward hanno così spiegato la penalità:

  • Nonostante la presenza della bandiera gialla, Verstappen ha provato a concludere un giro veloce e a stabilire un tempo significativo, non rallentando nel marshalling sector incriminato
  • Secondo i commissari, Verstappen aveva visto l’incidente di Bottas, anche se Max ha poi confermato che nonostante fosse a conoscenza dell’impatto del finlandese contro le barriere, non aveva visto la bandiera gialla esposta
  • Gli steward hanno però ritenuto che in realtà la bandiera gialla fosse ben esposta e ben visibile, per cui il fatto di non averla vista sarebbe una responsabilità del pilota stesso. A parziale difesa del pilota, cosa che però non è stata aggiunta nel comunicato, c’era il fatto che i pannelli LED di servizio e il dash sul suo volante non si siano accesi segnalando un pericolo. Questa è stata una conseguenza dell’incidente di Bottas, il quale nell’impatto ha danneggiato i sensori FIA preposti a questo scopo
  • Infine, nell’assegnare la penalità, i commissari hanno valutato anche il fatto che Vettel, che in quel momento si trovava davanti a Max, abbia rallentato in maniera significativa, al contrario di Max che ha tenuto giù il piede

La griglia di partenza quindi una piccola rivoluzione, con le due Rosse davanti a tutti, ma anche possibile preda dei piloti alle loro spalle, che potranno sfruttare la scia allo start per tentare un attacco, una strategia vista spesso su questa pista. A guadagnare una posizione in griglia sarà anche Lewis Hamilton, il quale scatterà dalla terza posizione, affiancato proprio da Verstappen.

Le strategie per la gara

A seguito dell’alto degrado termico e del graining riscontrato durante le libere, Pirelli consiglia delle strategie che prevedono due soste, con la tattica media-media-dura identificabile come quella più veloce. Il costruttore italiano non esclude anche l’utilizzo della soft, ma dai loro dati questa strategia risulterebbe essere più lenta. Attenzione a come si evolverà la gara, perché sarà fondamentale reagire con rapidità ai vari episodi di gara e capire l’evoluzione del consumo gomme per capire quale possa essere la tattica vincente, soprattutto in situazioni al limite come quelle che ci apprestiamo a vivere.

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