F1 | Ferrari, numeri e statistiche sul GP dell’Arabia Saudita

Si tratta del primo Gran Premio della storia in Arabia

Il circuito di Jeddah è stato ultimato solo nei giorni scorsi
F1 | Ferrari, numeri e statistiche sul GP dell’Arabia Saudita

3. Le edizioni della Coppa d’Asia di calcio (1984, 1988 e 1996) vinte dall’Arabia Saudita. Il calcio è lo sport più popolare nel Paese, per numero di praticanti e di appassionati. “I falchi”, come sono soprannominati i giocatori della squadra nazionale, hanno anche una tradizione più che rispettabile ai Mondiali, essendo giunti per cinque volte alla fase finale (1994, 1998, 2002, 2006, 2018). Nel 1994 l’Arabia Saudita raggiunse gli ottavi di finale.

5. I Paesi di lingua araba, inclusa l’Arabia Saudita, che hanno ospitato un Gran Premio di Formula 1. Il Bahrain è quello che ne vanta di più con 18 (17 GP del Bahrain cui si aggiunge il GP di Sakhir del 2020), Abu Dhabi ne ha fin qui ospitati 12, seguono Marocco – che fu capostipite nel 1958 – e Qatar con uno ciascuno.

13. La posizione del Regno di Arabia Saudita nella classifica delle nazioni più grandi al mondo. Lo stato è stato fondato nel 1932, ha un’estensione di oltre due milioni di chilometri quadrati e la popolazione supera di poco i 34 milioni.

27. Il numero di curve del circuito di Gedda, il numero più alto di tutte le piste in calendario e il secondo nella storia dopo la Nordschleife del Nürburgring (con oltre 150). Al terzo posto c’è la vecchia Interlagos (quando misurava quasi otto km) con 26.

28. Le vittorie di Abdulaziz Al Faisal in gare internazionali. Il pilota classe 1983, specialista delle ruote coperte, è il più titolato dell’Arabia Saudita. Tra i suoi successi più importanti quella nella 24 Ore di Dubai del 2015. Da segnalare anche Karim Ojjeh, vincitore di classe LMP2 alla 24 Ore di Le Mans del 2011 e Reema Juffali, la prima pilota Saudita attualmente impegnata nel Regno Unito nella serie GB3, dove ha ottenuto due pole position nella scorsa stagione. La ragazza è stata scelta come ambasciatrice del primo Gran Premio dell’Arabia Saudita.

Questa settimana nella storia Ferrari

1/12. Compie 48 anni Andrea Bertolini, attuale pilota della Ferrari nelle competizioni Gran Turismo nonché uno dei collaudatori della Scuderia negli anni di Michael Schumacher. Pur non avendo mai disputato un GP di Formula 1, non si contano i km di test fatti da Andrea nei primi anni Duemila al volante delle monoposto di Maranello. La sua grande esperienza lo ha fatto diventare anche il tester designato per le vetture di F1 Clienti. Nel corso dell’estate del 2021 Andrea ha raggiunto i 500 shakedown di vetture sulla pista di Fiorano quando ha provato la 375 F1 che è poi stata guidata da Charles Leclerc la domenica del Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, per ricordare i 70 dalla prima vittoria della Scuderia in Formula 1.

2/12. Nel 1962 Luciano “Lucien” Bianchi porta per la prima volta alla vittoria una Ferrari nel Gran Premio d’Angola organizzato sul tracciato ricavato sulle strade di Luanda, la capitale del paese africano. Il belga di origine italiana è al volante di una splendida 250 GTO iscritta dalla Ecurie Francorchamps dell’importatore Ferrari in Belgio, nonché amico personale di Enzo Ferrari, Jacques Swaters.

3/12. Nel 1960 il messicano Ricardo Rodriguez, appena 18 anni, vince il Governor’s Trophy di Nassau, alle Bahamas. La sua vettura, una 250 Testa Rossa, è iscritta da un amico personale di Ferrari, Luigi Chinetti, che dopo questo successo parla del giovane messicano a Enzo. Ferrari lo ascolterà e offrirà la possibilità di debuttare in Formula 1 a Ricardo nel Gran Premio d’Italia dell’anno successivo, facendolo diventare l’esordiente più giovane della storia fino all’arrivo sulle scene di Mike Thackwell nel 1980.

4/12. Nel 1944 nasce a Le Mans (Francia) François Migault, pilota con 13 GP di Formula 1 all’attivo, ma soprattutto autore di una brillante carriera nelle competizioni Endurance, anche con la Ferrari. Il francese su una 365 GTB/4 semiufficiale iscritta sotto le insegne del team NART di Luigi Chinetti conquista la vittoria nella 24 Ore di Daytona del 1972 insieme allo statunitense Milt Minter.

5/12. Henri Oreiller nasce a Parigi nel 1925: il francese fu l’atleta più medagliato alle Olimpiadi di Sankt Moritz 1948. Vinse la medaglia d’oro nella discesa libera con 4″1 di vantaggio sul secondo, l’austriaco Franz Gabl, il distacco più ampio tra primo e secondo in una discesa libera olimpica, ripetendosi in combinata. Fu poi bronzo in slalom speciale. Appesi gli sci al chiodo, Oreiller si diede ai rally e alle gare automobilistiche a ruote coperte, “l’unica altra disciplina sportiva in grado di darmi la mia giusta dose di adrenalina quotidiana”, raccontava ai cronisti nelle interviste. Al volante come sugli sci riuscì ad eccellere, specie sulle Ferrari. A bordo di una 250 GT si impose nelle prestigiose Coupes de Paris e Coupes du Salon nel 1961, mentre l’anno seguente fece suo anche il celebre GP di Albi. Oreiller perse la vita quello stesso anno alla 1000 Km di Parigi, sul pericolosissimo tracciato di Montlhery.

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