F1 | Ferrari, non tarpare le ali a Leclerc…
Da registrare un certo cambio di atteggiamento del giovane monegasco, già "relegato" al ruolo di seconda guida di Vettel
Un cambio di registro, di approccio, nelle parole, negli atteggiamenti. Charles Leclerc è passato in pochi mesi – quelli trascorsi dall’annuncio del suo ingaggio ai test invernali – dalle dichiarazioni arrembanti e battagliere a quelle più prudenti e umili. Da un impatto aggressivo ai limiti dell spaccone – “Imparare certo ma sono qui per vincere” – ad uno molto più politically correct: “Guidare la Ferrari mette già pressione, io voglio solo lavorare sulla macchina, da un compagno come Vettel ho solo da imparare”.
Di mezzo, precisamente alla presentazione della SF90, la pietra tombale alle aspirazoni del giovanissimo fenomeno in erba monegasco le aveva messe nientepopodimenoche Mattia Binotto in persona, che laconicamente così sentenziava: “La nostra guida resta Sebastian Vettel. Abbiamo una coppia di piloti formidabile, ma Charles ha ancora tanto da imparare, lo dice lui stesso. Avrà in Vettel un bel riferimento”. Fine.
Ecco come la Ferrari, da squadra coraggio che lanciava Leclerc, per una volta tanto fregandosene delle gerarchie interne e puntando su un giovane fuoriclasse, sembra essere tornata con un triplo carpiato all’indietro alla sua natura più conservatrice e tradizionalista, alla solita noia dei ruoi ben definiti, del fido scudiero che“fallo passare perché he is faster than you“. E che palle! Mi chiedo perché “spegnere” così Leclerc a bocce ferme, perché tarpare già sulla carta le ali a questo ragazzo in rampa di lancio, che porta con se in dote entusiasmo, sorrisi, freschezza, voglia di fare, di imparare, di sudare, ma anche di sorprendere e magari vincere, tutt’è dargliene possibilità.
Credo che al talento, in qualsiasi campo, vada dato libero sfogo. Ai geni – a patto dimostrino di essere tali – va data la massima libertà, senza ingabbiarli sin dal principio in schemi prefissati. Non vale nemmeno il discorso di voler togliere pressione da dosso al monegasco; un vero predestinato si esalta al cospetto di una sfida difficile, Hamilton nel 2007 docet.
E poi Sebastian Vettel non ha certo bisogno di essere tutelato, protetto, eretto per status a prima guida della Rossa. Si tratta di una posizione naturale per un quattro volte campione del mondo di cotanta esperienza, che andrebbe però confermata sul campo, anche e soprattutto negli anfratti più rischiosi di una sfida alla pari con un talentino come Charles.
Penso allla Red Bull e alla carta bianca data a Verstappen, lasciato libero di sbagliare e di crescere, supportato sempre al massimo. E pare quasi un controsenso ingaggiare Leclerc per poi relegarlo ex officio al ruolo di seconda guida. Giocoforza gregario. Vien da pensare già a discorsetti interni, al solito politichese, a tutto ciò che la Ferrari di Binotto pareva aver spazzato via con la sua ventata di novità. Caro Cavallino, dai, non fare il Gattopardo.
Antonino Rendina
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