F1 | Ferrari, gli sviluppi fermi, gli sforzi sull’anno successivo: un refrain che preoccupa
Ancora una volta la Rossa dichiara di concentrarsi sulla stagione successiva
Ci risiamo, puntuale come il buio presto con l’ora solare e come i mercatini di Natale a dicembre, ritorna a tutta forza uno dei grandi tormentoni Ferrari degli ultimi anni, ovvero “Non sviluppiamo da un po’ l’auto perché siamo già concentrati su quella del prossimo anno”. E stavolta l’obiettivo è il 2023.
Per una scuderia che non è in lotta per traguardi importanti (e in realtà nemmeno più per le vittorie di tappe, dato che l’ultima è siglata 10 luglio) la scelta di non spendere tempo e risorse sulla vettura utilizzata in corso d’opera, ma destinare gli sforzi su quella successiva, è qualcosa di logico e naturale. Il problema semmai è quando questa scelta diventa consuetudine, con stagioni che passano inesorabili sperando sempre che quella buona sia la prossima. Ma facciamo un debito passo indietro.
Rispetto allo scorso biennio (2020-2021) la Rossa nel 2022 ha sicuramente voltato pagina, progettando una vettura costantemente veloce in qualifica (12 pole su 20 GP) e almeno inizialmente vincente, con quattro assoli nella prima metà di stagione. Per un team precipitato in una delle peggiori crisi tecniche della sua storia le vittorie di Leclerc e di Sainz hanno rappresentato comunque un toccasana, un ritorno – in senso lato – alla competitività, che si è scoperto essere poi l’obiettivo dell’anno corrente.
Ma la Ferrari risorta, splendida mattatrice di primavera, s’è pian piano accartocciata su se stessa, è involuta, in modo preoccupante e senza una reale spiegazione. Almeno per noi comuni mortali. Teorie? Le più disparate. Colpa del motore, troppo spinto e quindi inaffidabile e quindi gli uomini in rosso hanno scelto di correre depotenziati. Anzi no, Maranello ha sbagliato gli sviluppi, portando un nuovo fondo che ha risolto i problemi di porpoising peggiorando però le performance della F1-75. Macché! Il fondo nuovo ha sempre funzionato una bellezza, soltanto è entrata in vigore la direttiva tecnica 39 (quella anti-saltellamento) che ha di fatto “ammazzato” la Rossa.
Finché, candidamente, quasi sottotraccia, Binotto non ha ammesso che la Ferrari ha fermato lo sviluppo della F1-75, perché già concentrata sul 2023. Una dichiarazione tanto lineare, coerente e onesta, quanto “irritante”. E occhio, qui non c’è nulla di personale, né tantomeno pretestuoso; anzi da queste pagine siamo stati i primi ad applaudire ai progressi 2021 e alle vittorie 2022. Però va sottolineato – per dovere di cronaca – la poca chiarezza che proviene dall’universo Ferrari.
La Rossa ad oggi non è equiparabile a Red Bull e Mercedes – non fosse altro che parliamo delle due squadre che hanno vinto il mondiale dal 2010 ad oggi – ma qual è il mistero che si cela dietro l’involuzione del 2022? Problemi tecnici? Organizzativi? Errori progettuali?
La Ferrari ha sacrificato due anni, di purgatorio, in nome del nuovo regolamento. La risposta al pessimo 2020 e al discreto 2021 doveva essere il 2022, l’anno della rinascita. Invece questa stagione che volge al tramonto più che dare risposte fa sorgere ulteriori domande e antichi dubbi.
Da un lato purtroppo sembra essere tornati punto e a capo. Ancora a dover analizzare i dati, ancora a tentennare sugli sviluppi per concentrarsi sull’anno successivo. Un continuo procrastinare una vittoria che non arriva. E non c’è dato sapere come abbia fatto la F1-75 a peggiorare tanto in corso d’opera. La sensazione è che ci sia un po’ di confusione, e anche concentrare tutti gli sforzi sul 2023 non è certo garanzia di vittoria contro avversari di un tale livello.
Antonino Rendina
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