F1 | Bel secondo posto per una buona Ferrari, ma si lotta per le briciole di un cannibale
La Rossa è seconda forza in Austria. Ottimo risultato, ma Verstappen non lascia nulla per strada
Finalmente Ferrari. Verrebbe da dire. Perché è in prima fila, perché brilla sabato nella Sprint Race con Carlos Sainz, e ancora di più convince nel GP vero, quello che conta, conquistando la piazza d’onore con Leclerc.
Charles è stato autore di una gara impeccabile, perfetto nella gestione degli pneumatici, costante e veloce nel ritmo. Il secondo posto nobilita una SF23 rinvigorita dagli aggiornamenti, un’auto che finalmente non mangia più le gomme e anzi le tratta con insolita dolcezza. Bastava poco forse per avere prestazioni coerenti, tutt’era cambiare direzione, sganciarsi da una impostazione di progetto evidentemente sbagliata, che non ha funzionato quando a parlare doveva essere l’asfalto vero e non quello “virtuale”.
Sainz, da parte sua, è stato spettacolare in Austria, più ispirato del monegasco, e anche più sfortunato. Si mette buonino buonino dietro il team mate nella prima fase di gara, rispetta il patto di non belligeranza tra gli alfieri in rosso, ma la scuderia gli fa perdere tempo nel primo (doppio) pit stop.
I cinque secondi di penalità per superamento dei track limit lo costringono ad un’altra sosta lenta. È implacabie nel riprendersi in pista la posizone su Hamilton e Norris, ed è encomiabile nella lotta con Perez, soccombendo alla Red Bull del messicano soltanto dopo un duello bello e generoso. Nel complesso lo spagnolo meritava più del comunque buono quarto posto al traguardo, diventato sesto posto per ulteriore penalità (inflitta cinque ore dopo il GP) dovuta ai soliti track limit.
Insomma il Cavallino può sorridere, e anche tirare un sospiro di sollievo perché per il secondo GP consecutivo si è ricordato di essere un team di prima fascia, e non un carrozzone senza ritmo e senza storia. A sparire tra le colline verdi di Spielberg sono state Aston Martin e Mercedes, ma è presto per ipotizzare nuove gerarchie.
Il sorriso ferrarista è però agrodolce, perché alla fine della fiera, e dei godibili 71 giri di gara su una pista divertente, quello che tocca prendersi sono briciole lasciate da un cannibale di nome Max Verstappen.
Un fenomeno vorace, famelico, mai sazio accompagnato da una RB19 stellare – lo testimonia la rimonta di Perez dal quindicesimo al terzo posto – capace, questo olandese che sta ammazzando la F1, di fare il vuoto, mettendo tra se e gli altri una categoria di differenza. Verstappen in Austria ha fatto pole, pole pezzotta, ha vinto il GP e anche il GP sprint che non serve a nulla. A fine gara si è intestardito e ha deciso di montare le gomme soft per strappare a Perez (non sia mai!) il giro più veloce della gara.
La scena è stata questa: Leclerc buttava il sangue e poco più avanti Max, fregandosene del monegasco, scaldava le mescole per lanciarsi per il giro veloce. Mortificante. Non per la Ferrari, ma per tutti, obbligati ad applaudire al Verstappen show, godendo come matti per un secondo posto. A turno è toccato ad Alonso, a Hamilton, stavolta alla Ferrari. Perdenti e felici.
Antonino Rendina
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