F1 | Ferrari: il successo di Mattia Binotto
Dal disastroso 2020 alla "Bestia" del 2022, la parabola vincente del team principal della Rossa
Il mondiale 2022 di Formula 1 si è aperto con tanti dubbi, ma una grandissima certezza: la Ferrari è la vettura migliore tra quelle partorite dalle menti degli ingegneri per questa nuova era regolamentare. In questo inizio stagione quantomeno, la F1-75, rinominata “Bestia” da Charles Leclerc, sta stracciando la concorrenza, non solo per le straordinarie vittorie del monegasco, ma anche per il modo in cui sono arrivate. La Red Bull, con ben tre ritiri, due dei quali hanno coinvolto Max Verstappen, campione in carica e dato da tutti come favorito qualche settimana fa per il bis iridato, si è dimostrata essere molto veloce, in alcuni tratti anche più performante della Ferrari, vedi Jeddah, ma manca incredibilmente di affidabilità, un fattore importantissimo e la Rossa sta sfruttando a dovere, vincendo quando i rivali non riescono a ottenere i punti sperati.
Tralasciando questo, il divario tra le due scuderie è stato evidente anche quando l’olandese è rimasto in lotta a Sakhir e Melbourne: Leclerc ha sofferto pochissimo, per un paio di giri al massimo nel corso di queste due gare, ma per il resto le sue due vittorie, obiettivamente, non sono mai state in discussione. Al contrario in Arabia Saudita, pur avendo dovuto cedere il successo nel finale, il leader del mondiale è rimasto in lotta fino alla fine. Segno di forza di una vettura nata benissimo e con ampi margini di miglioramento.
MATTIA BINOTTO: LEADER DI UNA FERRARI FINALMENTE VINCENTE
L’ingegnere natìo di Losanna ma dal cuore pulsante di sangue reggiano, dopo una gloriosa carriera dietro le quinte, vincendo tutto come motorista negli anni d’oro di Michael Schumacher, è salito alla ribalta nel 2019, prendendo il posto di Maurizio Arrivabene come team principal della Ferrari. Un ruolo inedito, ci si è dovuti approcciare a una figura diversa, all’apparenza molto più tranquilla e che inizialmente, possiamo dirlo, non convinceva molti, specialmente nel modo di comunicare. La stagione della Ferrari è andata al di sotto delle aspettative, con sole tre vittorie, si sperava forse in un prosieguo delle due annate precedenti quantomeno sotto l’aspetto dei risultati fino a un certo punto del campionato, ma la Scuderia di Maranello era nel bel mezzo di una rivoluzione dirigenziale e tecnica iniziata qualche tempo prima e culminata con la morte del presidente Sergio Marchionne.
Mattia è costretto ad affrontare un periodo turbolento, forse più di quanto si aspettasse: il 2020 doveva essere un anno sì di transizione, vista l’applicazione del nuovo regolamento tecnico per la stagione successiva, ma comunque positivo, e si poteva contare su una power unit straordinaria. Nulla di tutto ciò è accaduto: il motore Ferrari viene di fatto castrato dalla FIA, tramite un accordo segreto che non conosciamo ovviamente, ma che possiamo tranquillamente immaginare. A questo punto nasce una vettura, la SF1000, che nel suo complesso telaio/motore è una delle macchine peggiori mai partorite a Maranello. Come se non bastasse arriva una pandemia che posticipa di un anno l’introduzione del nuovo regolamento, e la Ferrari dovrà quindi stringere i denti per un’altra stagione, quella del 2021. Nel frattempo il caos con Sebastian Vettel e il mancato rinnovo del pilota tedesco, che ha di fatto raccontato una versione diversa da quella del team principal della Rossa, tradito probabilmente dall’emozione nel comunicare al campione la fine di questa dannata storia d’amore, e questo non ha aiutato Mattia di fronte al grande pubblico.
Peggio del 2020 era impossibile fare: una Ferrari che viene sverniciata in rettilineo dalla Haas o dall’Alfa Romeo, all’epoca difficilmente in Q2. Due piloti, Vettel e Leclerc, che riescono a racimolare qualche podio esclusivamente di talento e un’annata orribile sotto tutti i punti di vista. A Binotto, compreso il sottoscritto, gliene sono state dette di tutti i colori: è impensabile vedere una squadra gloriosa fare queste figure barbine in giro per il mondo e vedere un team principal apparentemente rassegnato, come se fosse mandato al macello da un quadro dirigenziale assente, non è giusto, per i tifosi, per la storia di questo grande marchio. Il 2021, vero anno di transizione, riceve delle pezze: arriva Sainz, la SF21 è sicuramente più godibile del carciofo dell’anno prima e qualche podio in più, specialmente prestazionale arriva. Ci sono anche due pole position di Leclerc, consecutive, non sfruttate a dovere. Insomma il miglioramento c’è, ma è chiaro che la Ferrari stesse lavorando ad altro, a questo 2022 che finora sta regalando tante gioie agli appassionati della Rossa.
Di fatto tutte le critiche ricevute negli ultimi due anni sono state rivolte a una squadra che stava pensando a tutt’altro, come se stesse partecipando solo per fare presenza (non è così chiaramente), ma nelle teste di tutti si era già nel 2022, da anni. Binotto ha tenuto duro, ha dato fiducia a uomini che negli anni precedenti erano stati etichettati come inadatti al ruolo, molti volevano un mercato tecnico importante per supportare le menti italiane presenti in Ferrari (compreso il sottoscritto), nulla di tutto ciò è stato fatto, Mattia non ci ha pensato minimamente, ha creduto in Cardile, in Gualtieri, in Racca, conscio del fatto che, se avesse fallito la vettura 2022, il passo indietro sarebbe stato pressoché inevitabile.
Oggi ci ritroviamo qui, dopo tre gare, a parlare di una Ferrari a tratti dominante in questo inizio mondiale, una roba che nemmeno con le vetture 2017 e 2018 si è mai vista, quando Vettel fece a sprazzi sognare. Gli avversari sembrano annichiliti. Chiaramente non bisogna prendere alla lettera le parole dette da Mercedes e specialmente Red Bull, che pur essendo uscita totalmente a pezzi fino a questo momento, non può mai essere considerata battuta fino a quando la matematica non le darà torto. E tutto questo è merito del grande lavoro fatto dalla Ferrari, da Mattia Binotto, perché dopo essere stati tanto critici negli ultimi anni (2020 soprattutto), forse troppo in certi versi, è giusto lodare i ragazzi di Maranello per aver dato vita a una vettura straordinaria, una “Bestia” tecnologica e che sta facendo sognare milioni di tifosi in tutto il mondo.
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