‘Si vince insieme, si perde insieme’. Ma paga solo Dyer.

‘Si vince insieme, si perde insieme’. Ma paga solo Dyer.

E alla fine il colpevole è arrivato.
Il detto ‘si vince insieme, si perde insieme’, propinatoci da Domenicali e tutto lo Staff Ferrari alla fine è crollato come tutti i castelli di carta.

Trovato il colpevole, tutti contenti
L’errore di Abu Dhabi è certamente stato pesante, sotto il profilo del risultato. Ma, ancora una volta, sotto il peso della gogna mediatica, che ha chiesto a gran voce la testa del colpevole dopo l’autogol arabo, ecco che il capro espiatorio di turno è stato trovato.
Era già successo con Baldisserri nel 2008, dopo il rifornimento di Felipe Massa a Singapore (la scena del tubo del rifornimento rimasto agganciato alla F2008 è ancora ben viva nella memoria).
Adesso tocca a Dyer. Ex ingegnere di pista di Schumi, ex ingegnere di pista di Raikkonen, ora ex capo ingegnere di pista. Gli verrà affidato un nuovo ruolo in fabbrica, così come è stato fatto con Baldisserri (a capo, attualmente, del progetto Driver Academy).

‘Ci saranno piccoli aggiustamenti per rinforzare la squadra’. In realtà, proprio un piccolo aggiustamento, questo non lo è.
Al posto di Dyer ci sarà Pat Fry, e inoltre verrà istituito il reparto Sviluppo Strategie Operazioni al cui capo verrà posto Neil Martin, nuovo acquisto, ex Red Bull ed Ex Mclaren. Della serie ‘Melius abundare quam deficere’. Si spera che con due persone al posto di una il tutto funzioni meglio, ma potrebbe non essere detto.

‘Abbiamo sbagliato strategia’, ‘abbiamo controllato troppo Webber senza pensare a Vettel’, ‘abbiamo’, ‘abbiamo’, ‘abbiamo’. Insieme. Ma a pagare è uno solo. Ma allora, ‘Si vince insieme, si perde insieme’ è un detto che non ha senso. A meno di modificarlo in ‘Si vince insieme, si perde insieme, paga uno solo’. Dyer, appunto.

Quello che vogliamo contestare non è tanto la decisione di sostituire Dyer, perchè ci può anche stare. Ma è tutto quello che si è detto prima che stona. Le dichiarazioni di unità della squadra, della voglia di reagire, di combattere.
Se è vero che ‘si vince insieme e si perde insieme’, non si isola chi viene ritenuto colpevole dell’errore. Non si lascia a casa il Roberto Baggio del caso dopo l’ultimo rigore contro il Brasile.

Solo Dyer?
Dyer, oltretutto, non è il primo che passa. Il ruolo di capo Ingegnere è arrivato dopo aver assistito Schumi e Raikkonen (con conseguenti Mondiali). E, vista la particolarità della gara di Abu Dhabi, non possiamo sapere cosa si sarà detto nel briefing pre-gara, ma che la strategia di Alonso fosse indirizzata alla marcatura di Webber era noto già dalla fine del Gp del Brasile.

Il grande errore è stato più quello di non ritenere Vettel all’altezza di portare a casa il Mondiale, che voler marcare stretto l’australiano. Non sono bastate le gare di Suzuka, della Corea (che avrebbe vinto tranquillamente senza motore arrosto), del Brasile, per mettere una pulce all’orecchio del muretto rosso. E’ stato dato per scontato che il tedeschino non avrebbe potuto far danni e si è puntato solo a giocare in difesa. QUESTO è stato l’errore madornale. Aggravato dalla scelta di carico alto sulle monoposto, che difatti non ha permesso ad Alonso nemmeno di avvicinarsi a Petrov. Vogliamo credere che anche queste decisioni siano frutto esclusivamente di Dyer?

Conclusione
L’errore strategico della sosta è quello che più è balzato all’occhio, ma nessuno parla del peccato di presunzione che sta alle spalle, che a nostro modo di vedere è ben più grave. Ma si sa, in Italia ci deve sempre essere un colpevole per tutto, e anche questa volta il pubblico è stato accontentato.

Due anni fa si pensava che il problema fosse risolto con l’uscita di Baldisserri, e invece siamo ancora qui. Non c’è due senza tre, si dice.

Alessandro Secchi
F1Grandprix.it

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