Villeneuve Story: L’esordio in Formula Uno

Dall’approdo in McLaren alla firma con la Ferrari

Villeneuve Story: L’esordio in Formula Uno

«Nell’estate del 1977 tra le tende della Formula 1 si affacciò un pilota dallo sguardo dolce e dal cuore impavido, salì sul filo con la sua Ferrari e per cinque anni lo percorse fra capriole e piroette. Poi un giorno scese ed entrò nella leggenda.»

L’approdo di Gilles Villeneuve nel circus della Formula Uno avvenne anche grazie a James Hunt dopo che, nel 1977, lo vide vincere nel Gran Prix “Trois Rivieres”, mentre lui giunse terzo. La guida così al limite e la spregiudicatezza del canadese sorpresero Hunt che al ritorno in patria parlò con l’allora team manager di McLaren, Teddy Mayer, con l’intento di assumere quel giovane talentuoso nel team di Woking. Cosa che avvenne in breve tempo: a Gilles furono offerti dei test e la partecipazione al GP di Gran Bretagna di quello stesso anno, seppur come terzo pilota e con una vettura poco performante, la M23. Ciononostante nei warm-up del mattino siglò il miglior tempo, spiazzando tutti, meccanici compresi. Concluse la sua gara 11° partendo dalla 9ª casella, un buon risultato se si tiene conto che perse molto tempo ai box a causa di una spia dell’acqua mal funzionante, che costrinse i meccanici del team a controllare che non vi fossero danni alle parti meccaniche della monoposto. Ottenne inoltre il trofeo “Driver of the day”  per la sportività dimostrata durante la gara. Ma tutto ciò non gli bastò a convincere i vertici McLaren, che preferirono a lui Patrick Tambay; il giovane canadese dovette così attendere la fine di agosto per sperare di tornare su una monoposto, quando venne contattato dalla casa di Maranello.

La Ferrari, infatti, cercava un sostituto per Niki Lauda, matematicamente neo campione del mondo che aveva deciso di abbandonare la scuderia modenese ancor prima della fine del campionato. Gilles corse quindi l’ultima parte del campionato 1977 con la 312 T2, raccogliendo più critiche che complimenti: nella gara di casa, svoltasi il 9 ottobre, finì col ritirarsi. Due settimane dopo al GP del Giappone fu coinvolto in un brutto incidente con Ronnie Peterson: in un tentativo di sorpasso la parte anteriore della Ferrari finì sulla ruota posteriore della Tyrrell P34, si alzò da terra e carambolò in una zona che doveva essere sicura ma che così non era. Nello schianto persero la vita un commissario ed un fotografo, mentre Villeneuve ne uscì illeso ma altamente scioccato. Tempestato di critiche da parte di stampa e team avversari, venne ugualmente confermato dallo stesso Enzo Ferrari per tutta la stagione seguente.

Il 1978 si aprì con buone aspettative: la 312 T2 corse le prime due gare della stagione e vinse con Reutmann il GP del Brasile, un risultato dovuto probabilmente al passaggio dalle coperture Goodyear alle Michelin. Per Gilles però le cose non andarono altrettanto bene. Alla prima gara, in Argentina, concluse 8°, in Brasile fu costretto al ritiro dopo una collisione con Peterson (sempre lui, poveretto). Altri tre ritiri consecutivi nei GP di Sudafrica, U.S.A. Ovest e Monaco: peggio di così non poteva andare, tanto che gli affibbiarono il soprannome di “Aviatore” per i suoi continui voli fuori dal tracciato; «Quando mi chiamavano l’Aviatore per me non era simpatico. La gente non si rendeva conto che ero un pilota inesperto e le mie uscite di strada facevano notizia perché correvo per la Ferrari.» dichiarò una volta il pilota durante un’intervista.

Una svolta la si ebbe al GP del Belgio, dove rimase a lungo in seconda posizione alle spalle di Andretti (Lotus), prima di doversi fermare ai box per una foratura, ripartire e concludere in quarta posizione, mostrando le sue vere doti di pilota e raccogliendo così oltre ai primi punti nel mondiale i consensi dei tifosi. Purtroppo il resto della stagione fu tutto in salita per gli uomini del cavallino rampante: la Lotus presentò la 79, capace di sfruttare l’effetto suolo garantendone una tenuta in pista eccezionale, mentre la neonata 312 T3 soffriva di problemi di sottosterzo oltreché di aderenza. A far aumentare le preoccupazioni si aggiunsero voci – non confermate – secondo cui il canadese a fine luglio avrebbe lasciato la scuderia per far posto a Jody Scheckter, cosa poi non avveratasi.  Il 13 agosto, nel GP d’Austria, Gilles giunse terzo partendo dalla sesta fila e zittendo in parte le cattive voci circolanti sul suo futuro. Poche settimane dopo mandò in visibilio il pubblico di Monza conquistando la prima fila a fianco di Mario Andretti, anche se al termine della corsa concluse soltanto settimo dopo aver ricevuto un minuto di penalizzazione per partenza anticipata dopo l’incidente in cui perse la vita Ronnie Peterson. Di lì a poco arrivò la conferma del prolungamento di contratto per tutta la stagione 1979, con la “clausola” che il pilota avesse raggiunto una maturità adatta per non commettere più errori da rookie. Dopo un ritiro anche nel GP degli Stati Uniti per rottura del motore a metà gara, Villeneuve trovò la tanto agognata vittoria proprio nel GP del Canada, la sua terra natia.

Nelle qualifiche del sabato il ferrarista fu uno dei più veloci, piazzandosi 3° a due decimi dal poleman Jarier (Lotus – Cosworth). La domenica, durante la gara, combatté contro Scheckter prima e contro la sue stessa vettura poi, afflitta dai problemi di stabilità che l’avevano limitata per tutta la stagione. Aiutato anche da un po’ di fortuna (ritiri di Alan Jones e Jarier) Gilles portò sul gradino più alto del podio per la prima volta nel mondiale di Formula Uno la bandiera canadese, raccogliendo molti plausi dai propri compatrioti e vedendo aumentare notevolmente la propria fama. Da ricordare anche come, cosa unica nella storia della Formula Uno, stappò una bottiglia di birra Labatt al posto del tradizionale champagne, in quanto suo sponsor.

Concluse la stagione 1978 9° nella classifica piloti con una vittoria ed un terzo posto come migliori risultati. Da qui in poi cominciò la maturità agonistica del pilota canadese e, di conseguenza, la leggenda che nacque intorno a lui.

 

 

Andrea Villa

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