Sir Jackie Stewart: la Sicurezza Prima di Tutto

Sir Jackie Stewart: la Sicurezza Prima di Tutto

Jackie Stewart fu un pioniere della sicurezza in Formula 1. Il pilota scozzese si batté affinché si evitasse la morte, assai frequente alla sua epoca, dei piloti in pista. Dal migliorare i servizi di emergenza, alla costruzione di barriere a lato della carreggiata, dall’introduzione dei caschi integrali all’obbligo delle cinture di sicurezza, il pilota scozzese si mostrò volto verso il futuro sotto questo punto di vista. Il tre volte campione del mondo, infatti, vide morire in pista due dei suoi più cari amici: Jochen Rindt e François Cevert. Fu proprio la morte di quest’ultimo a spingerlo a ritirarsi dalle competizioni nel 1973.

Ma quale fu la scintilla che fece accendere nella mente di Stewart l’idea di un necessario sviluppo della sicurezza?

Il Gp del Belgio 1966 si disputò sul tracciato di Spa-Francorchamps il 12 giugno. La griglia di partenza vedeva nelle prime 3 posizioni Surtees, Rindt e Stewart, ma alla gara presero parte anche piloti del calibro di Brabham, Garham Hill, Clark, Hulme e McLaren. Spa è sempre Spa, ed è una pista pericolosa in ogni condizione, e ancora di più lo è con le condizioni precarie del meteo. Sul rettilineo del traguardo non piove, ma tutti lo sanno: la pista si inoltra nelle Ardenne, ed è proprio lì che l’acqua aspetta i piloti, tendendo trappole letali.

La ghigliottina della pioggia si cala subito al primo giro. Bonnier, Spance, Hulme e Siffert sono i primi a uscire di scena dopo poche curve.

Alla curva Masta anche Hill perde il controllo su un vero e proprio rivolo d’acqua che attraversava la pista da parte a parte. La sua BRM si intraversa e finisce in una piccola scarpata a lato della pista. Hill finisce contro un masso, ma non riporta alcune ferite gravi, ed esce tranquillamente dalla sua vettura. Poco più in là però, la stessa sorte tocca a Jackie Stewart, che però è molto più sfortunato dell’inglese: finisce con la sua BRM nella stessa scarpata, ma riceve dei brutti colpi, e il piantone dello sterzo della sua vettura si piega imprigionando la sua gamba; i serbatoi si rompono nell’impatto e lo inondano di benzina.

Nello stesso punto finisce la sua corsa anche una terza BRM, quella dello statunitense Bourdurant, il quale anch’esso riceve dei brutti colpi, ma sebbene sia ferito ad un labbro e sanguinante si getta in aiuto del compagno di squadra in peggiori condizioni.

Stewart, che è bloccato nel posto di guida, è zuppo di carburante, e qualsiasi scintilla potrebbe scatenare un inferno. In quel punto del tracciato non sono presenti commissari o disponibili dei soccorsi, così Hill lascia i due compagni sul posto e va a cercare aiuto. L’inglese trova uno spettatore munito di cassetta degli attrezzi, e grazie ad una chiave inglese riesce a smontare il volante della BRM e estrarre dalla monoposto il suo compagno dolorante.

I due piloti ora però si trovano soli senza nessun medico nelle vicinanze e devono prestare il primo soccorso a Stewart. Decidono di portarlo in una casa nelle vicinanze, dove cominciano a togliergli la tuta; intanto Hill riesce a mettersi in contatto con la direzione gara, e sollecita l’arrivo dei medici. Una volta arrivati i soccorsi, il pilota scozzese viene messo sul retro di un furgone, e in seguito un’ambulanza lo porta nel pronto soccorso vicino alla direzione gara “dove mi lasciarono su una barella sul pavimento circondato da mozziconi di sigaretta.”. Poco dopo un’altra ambulanza arriva al circuito per trasportarlo in ospedale a Liegi, ma questa perde la scorta di polizia che le è stata affidata, e l’autista non riesce a giungere a destinazione se non dopo un’ulteriore perdita di tempo.

“Quindi pensai che se questo era il meglio che avevamo allora c’era qualcosa che non andava: c’era qualcosa che non andava con le piste, le auto, i medici, la prevenzione incendi, e le squadre di soccorso. C’erano anche dossi sui prati che erano rampe di decollo, oggetti in cui ti schiantavi, alberi non protetti e così via. I giovani oggi non lo capirebbero. Era semplicemente ridicolo.” [Jackie Stewart]

Quel nero episodio all’inizio della sua carriera fu il punto di svolta della mentalità del pilota scozzese, che da lì in poi puntò tutto sulla sicurezza, per proteggere se stesso e i suoi colleghi.

Matteo Bramati.

 

 

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