Se alla Mercedes “conviene” tifare Rosberg per entrare nella leggenda…
Ad Abu Dhabi la resa dei conti tra i due piloti di Stoccarda, e se la Mercedes tifasse Nico?
Perché, dopotutto, questa “Rumble in the Desert” tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg non è soltanto una finale mondiale, tra due piloti appaiati a nove vittorie cadauno, ma ha un significato più profondo, suggellando un dominio Mercedes che si candida ad entrare nella leggenda.
Finalmente ci siamo, fuori i secondi, il bianco e il nero, lo Yin e lo Yang della F1, correranno l’uno contro l’altro, ma anche l’uno per l’altro. Essì perché, sebbene suoni blasfemo, i due negli ultimi anni sono stati i novelli “Senna e Prost”, compagni di una squadra unica, dominante, sola al comando, amici-nemici come nelle migliori saghe.
Finora, probabilmente per classe e carisma, l’ha sempre spuntata Luigi, stella nella Stella, con Nico sempre lì attaccato, vicino, dignitoso sfidante e sconfitto due volte a testa alta. Quest’anno, però, la fortuna intesa come destino, è sembrata voltare le spalle al Carl Lewis della F1, piè veloce e spirito libero, e scegliere un Rosberg rinnovato, temprato nello spirito, concentratissimo. In definitiva, con percorsi diversi, montagne russe iridate ben più affascinanti della giostrina che ospita annualmente i piloti Ferrari, entrambi i ragazzi Mercedes meritano l’iride. Ma alla Mercedes, sotto sotto, potrebbe convenire che lo vinca Rosberg.
La storia è stata fatta. Sedici vittorie nel 2014, sedici vittorie nel 2015, già diciotto quest’anno. La Formula Hybrid ha avuto un padrone anglo-tedesco che agli avversari ha lasciato soltanto le briciole (in tre anni soltanto cinque vittorie alla Red Bull e tre alla Ferrari, il nulla cosmico), eppure la Leggenda, la consacrazione, passa per un ulteriore gradino, quello mai approcciato dalla Ferrari o dalla Red Bull.
La Rossa degli anni d’oro aveva un solo condottiero, Michael Schumacher, e un mondiale vinto da Barrichello avrebbe rasentato il paradosso logico. La Red Bull, nel suo ciclo vincente, ha avuto nella freschezza e nella fame di Sebastian Vettel il suo finalizzatore perfetto, con Mark Webber tenuto a debita distanza. La Mercedes, invece, e questo è un grande merito, ha scelto fin da subito di prendere due piloti (quasi) dello stesso livello, coetanei, affamati e veloci. Nonostante la F1 iper tecnologica e asettica di oggi abbia ben poco a che vedere con l’epos di quella a cavallo tra gli anni ottanta e novanta del secolo scorso, è indubbio che il duello Hamilton-Rosberg e le loro lotte mondiali fratricide, con tanto di contatti qua e là negli anni, siano la cosa più vicina ai kolossal magistralmente interpretati dai due premi Oscar Ayrton Senna e Alain Prost.
Dovesse vincere il mondiale Rosberg, ipotesi più che probabile, la Mercedes potrebbe fregiarsi di aver vinto il titolo con due piloti diversi, anelando tra l’altro la supremazia della vettura sull’uomo, la forza della squadra sul singolo, l’Assoluto hegeliano che sintetizza il particolare. Anche un tris di Hamilton con Brackley sarebbe storico, ogni mondiale dopotutto lo è, ma rimarrebbe la sensazione dell’ennesimo ciclo a senso unico, del singolo dominatore. A noi altri poco importa, ma alla Mercedes non rimarrebbe che attestare l’inavvicinabilità di certi miti del passato. Con una vittoria di Rosberg, invece, Stoccarda avvicinerebbe gli dei, potendo osare dove non è riuscito alla Ferrari degli anni d’oro e alla Red Bull. Per chi tiferà il box domenica?
Antonino Rendina
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