Ricciardo: “Lavorare con Vettel mi ha fatto crescere”

Dal paddock di Monza il pilota Red Bull ci ha parlato dei suoi alti e bassi in F1

Ricciardo: “Lavorare con Vettel mi ha fatto crescere”

Di lui conosciamo soprattutto il sorriso che mostra al mondo con orgoglio anche quando altri avrebbero i nervi a fior di pelle. Nello spazio di pochi mesi Daniel Ricciardo è passato da un mondiale da sogno o quasi in cui si è affermato unico rivale delle Mercedes, ad uno nella media condito da intoppi tecnici che lo hanno portato dopo dodici gare ad avere appena 55 punti.

Non è un mistero che finora la vostra stagione sia stata caratterizzata dalla querelle con il motorista Renault da cui vi aspettavate un supporto maggiore. Che influenza ha avuto su di te personalmente?

E’ difficile che un pilota si faccia coinvolgere da questioni che non riguardano strettamente le competizioni, dunque non molta. In questi mesi ho solo cercato di dare il massimo in pista e raccogliere buoni risultati

Come si fa a tenere alta la motivazione quando non i piani non vanno come previsto?

Si tenta di guardare al positivo e adattare la prospettiva alla situazione. Alla fine facciamo un lavoro meraviglioso, viaggiamo per il mondo e veniamo pagati bene, quindi anche quando le cose non funzionano non è poi così male

Qual è stato il momento più deludente del 2015 finora? E il più emozionante?

In generale il peggio lo vivo ogni qualvolta non sono in grado di esprimere il potenziale di cui dispongo. Comunque nello specifico direi il GP del Canada. Venivo da un successo nel 2014 e avevo grandi aspettative ed invece ho concluso solo tredicesimo e doppiato, cosa che mi ha infastidito parecchio. Per quanto concerne invece l’evento più bello sceglierei Budapest sia per la corsa in sé, che per il podio e le sensazioni provate visto che è successo a pochi giorni di distanza dalla scomparsa di Bianchi

Per un campionato hai lavorato gomito a gomito con un quattro volte iridato come Vettel. Ti ha aiutato per quanto concerne il tuo processo di crescita?

In un certo senso sì. L’essere stato in grado di batterlo in alcune occasioni ha contribuito a rafforzare il mio nome e poi comunque mi ha insegnato come muovermi all’interno del team, come rapportarmi agli ingegneri e cosa fare. E’ stato un periodo fantastico! In particolare mi ha colpito scoprire quanto fosse un ragazzo normale pur avendo vinto tanto!

Cosa ti ricordi dei tuoi primi passi nel paddock quando sei arrivato in F1?

Avevo paura. Tutti mi sembravano provenire da un altro mondo, però mi sono abituato in fretta. Ho capito che in fin dei conti eravamo lì per dar sfogo alla nostra passione e divertirci

A fine ottobre dopo un ventennio d’assenza il Circus tornerà in Messico. Che idea ti sei fatto della prova?

Il circuito dovrebbe presentare un lungo rettilineo utile per i sorpassi e uno stadio dove immagino ci sarà grossa affluenza di pubblico. Al di là dell’aspetto sportivo mi attendo di vivere un weekend da party. Ottima atmosfera e fan scatenati.

Infine, come ti vedi nel 2016?

A lottare per le singole vittorie e per il campionato

Chiara Rainis

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