Overtake, l’arte del sorpasso
Parte quarta
Qui la terza parte.
Gp del Messico 1990
Un weekend all’insegna di cambiamenti climatici repentini vede la pole position di Gerhard Berger su McLaren-Honda al termine delle qualifiche del sabato, davanti a Riccardo Patrese su Williams ed al compagno di squadra Senna. Finalmente la domenica, è il 24 giugno, il sole domina la scena e con la pista asciutta tutti i piloti si schierano sulla griglia. Allo spegnersi dei semafori è Patrese a portarsi subito in testa, tallonato da entrambe le McLaren che dopo un solo giro si portano in testa e vanno in fuga sugli avversari; Senna in particolare fa segnare una serie di giri veloci proprio in questa prima fase, ma la risposta degli avversari non si fa attendere. Sono infatti le due Ferrari guidate da Alain Prost e Nigel Mansell a tentare di riacciuffare il duo di testa: il Leone d’Inghilterra era partito quarto e si teneva dietro Patrese, mentre il “Professore” aveva dovuto rimontare dalla 13a casella dopo una disastrosa qualifica. Prost si rivela comunque un asso anche in una situazione ostica come questa e supera nell’ordine: Donnelly, Warwick, Modena, Nakajima, Piquet, Martini, Alesi, Boutsen ed anche il compagno di scuderia, guadagnando la terza piazza quando sono stati compiuti 54 giri su 69 previsti. E quando dal box gli segnalano che il suo più grande rivale di sempre è in crisi con le gomme, continua nella sua performance recuperando terreno, passando prima Berger con gran facilità e poi, al 60° giro, conquista la testa della corsa ai danni di Senna, il quale si ritirerà tre tornate più tardi a causa di una gomma esplosa. Anche Mansell però non si fa attendere e vuole completare la doppietta Ferrari, così ingaggia uno spettacolare duello con Berger nei giri finali che si conclude con la vittoria dell’inglese alla curva Peraltada, l’ultima del circuito messicano: l’austriaco segue una traiettoria rettilinea mentre Mansell finta prima a sinistra, poi a destra e poi ancora a sinistra uscendo all’esterno della curva ed affiancando la sua Ferrari alla McLaren. Favorito da un set di gomme ancora poco consumate riesce a mantenere una buona velocità sulla parte sporca della curva per poi rientrare davanti e giungere secondo per soli 179 millesimi, mentre dal muretto della scuderia italiana esplodono in fragorosi applausi per l’impresa compiuta.
Gp d’Europa 1993
Si corre per la prima volta al Donington Park ma ciò fa poca differenza perché, come nelle due gare precedenti le Williams fanno capire di avere quel qualcosa in più rispetto alle altre scuderie: in qualifica Prost fa segnare la pole davanti al compagno di squadra Damon Hill, terzo è Michael Schumacher su Benetton, quarto Senna su McLaren. La domenica una vero nubifragio si abbatte su tutto il circuito, che si presenta piuttosto insidioso agli occhi di tutti i concorrenti. Al via i due di testa scattano bene mentre alle loro spalle Ayrton tenta di insidiare Schumacher già lungo il rettilineo di partenza, finendo però col passare sopra la viscida striscia bianca che delimita l’asfalto, andando quasi in testacoda. Se fra i due litiganti il terzo gode, è Karl Wendlinger su Sauber (partito 5°) a passare entrambi all’interno. “Magic” però non si scoraggia e rimane attaccato alla Benetton sfilandola in uscita dalla prima curva anche grazie ad un grip maggiore. Poco dopo raggiunge anche Wendlinger e lo passa in modo sublime e folle alle Craner Curves: il pilota della Sauber infatti segue la traiettoria ideale restando all’interno delle curve, mentre Senna rimane all’esterno, dove l’aderenza è al minimo e la possibilità di uscire di pista altissime, riuscendo nell’impresa e guadagnandosi la terza posizione. Due curve più tardi anche Damon Hill sembra quasi arrendersi alla supremazia di guida del brasiliano, che lo passa all’interno al termine della McLean’s. Fra lui ed il primo posto vi è soltanto Prost adesso e la distanza che li separa non è molta. Nel frattempo Michael Andretti, compagno di squadra del brasiliano, è autore di un fuoripista sulla sabbia a seguito di un contatto con Wendlinger, costretto anch’esso al ritiro. Ma lì davanti si sta scrivendo una pagina di storia della Formula Uno: sempre nel corso del primo giro Senna diminuisce drasticamente il suo svantaggio da Prost dopo aver percorso il tornantino The Esses senza sbavature, mettendosi quindi in scia lungo il rettilineo che conduce alla curva a gomito Melbourne Harpin ed uscendone quando manca poco al cartello bianco dei 100 metri che indica la staccata. Il brasiliano si porta verso l’interno mantenendo una traiettoria costante e tale da consentirgli di tenere dal lato esterno e più bagnato il francese, mentre dietro Hill tenta inutilmente di inserirsi. È finalmente primo ma non può ancora riposare sugli allori perché le due Williams sono subito dietro. Il passo di Ayrton è però eccezionale e ad ogni curva guadagna metri su metri, nulla pare poterlo arrestare, nemmeno i continui cambi meteorologici che imperversano sul circuito inglese e che costringono tutti a diverse soste, più del normale – lo stesso Senna deve rientrare per ben 5 volte. Dopo 76 giri il trionfo davanti a Hill (unico non doppiato) e Prost, giunto insperatamente terzo dopo che la Jordan dell’esordiente Barrichello era andata K.O. a cinque giri dal termine.
Gp d’Europa 1995
Il circuito scelto per quest’edizione del Gran Premio europeo è il Nürburgring. Al termine delle qualifiche è David Coulthard (Williams – Renault) a guadagnare la partenza al palo davanti al compagno di squadra Damon Hill ed a Michael Schumacher su Benetton – Renault. La domenica mattina una leggera pioggia bagna il circuito, così tutte le scuderie eccetto Ferrari e McLaren partono con gomme da pioggia, una scelta che si rivelerà azzeccata nei primi giri. Man mano che un flebile sole d’ottobre asciuga le traiettorie i piloti rientrano per montare le slick ed a trarne vantaggio è la Ferrari di Jean Alesi, che partito 6° con le rain aveva sofferto nel primo stint di gara. Si dimostra subito veloce, andando anche di 3 secondi al giro più forte degli altri e rimontando sino alla prima posizione dopo 17 giri percorsi. Dietro intanto si accende la lotta Schumacher – Hill per la terza posizione e per la lotta al titolo: di fatto il tedesco aveva 72 punti contro i 55 dell’inglese e l’unico modo per tentare di riaprire il mondiale a due gare dal termine era arrivargli davanti. Alesi allunga il suo distacco a 45 secondi nei confronti degli inseguitori ma dopo il secondo pit-stop comincia a perdere terreno, con Hill che spinge molto forte e lo raggiunge al 40° passaggio, ingaggiando battaglia. Nel sorpasso però Hill danneggia la sua ala anteriore ed è costretto a rientrare ai box per sostituirla. Per Alesi però i problemi non sono terminati: è Schumacher ora a far paura facendo segnare una serie impressionante di giri veloci di cui il migliore al 58°. Alesi d’altro cantonon è aiutato dalle situazioni di doppiaggio, perdendo ulteriore tempo anche a causa di un’uscita di pista. Alla 62a tornata la Ferrari è raggiunta dalla Benetton e Schumacher non ci pensa due volte. Alla Dunlop-Keher tenta all’interno ma in uscita il francese è più veloce e riesce a stare davanti. Michael non demorde e sfruttando la scia lo affianca lungo il rettilineo che porta alla chicane Shell, dove compie una gran manovra all’esterno. Stacca infatti molto forte e mentre Alesi passa sul cordolo interno lui si tiene all’esterno, avendo una maggiore velocità di punta e trovandosi di fatto primo sul cordolo interno successivo, costringendo il ferrarista a stare all’esterno per evitare il contatto. Favorito quindi dalla traiettoria il pilota della Benetton esce più forte e per Alesi non vi è più nulla da fare, mentre sulle tribune sventolano le bandiere nazionali ed il pubblico è in delirio, così come i suoi meccanici all’interno del box. Quattro giri più tardi giunge la vittoria di Schumacher davanti ad Alesi e Coulthard, oltre alla certezza di secondo iridato dopo il ritiro di Hill per un’uscita di pista.
“Today, I decided not to risk starting on slicks because the car felt so critical in these conditions and I wanted to play safe for the championship. When I saw Damon in the wall, I thought that now I had to decide to stay in second place or to push to win and my fans pushed me to try and win the race. When I passed Jean, he was making it as difficult as possible, but there was nothing dangerous or anything. He left room on the outside and we did touch. For me, it is fantastic to win the German Grand Prix, the ‘home’ event for me. I have been very lucky.” [Michael Schumacher al termine della gara]
Continua…
Andrea Villa
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