Gian Carlo Minardi: La Formula 1 pronta a partire tra tante incognite

Gian Carlo Minardi: La Formula 1 pronta a partire tra tante incognite

Ci siamo. Tra poco più di una settimana si alzerà il sipario sulla nuova stagione che si preannuncia ricca di incognite. Con l’annullamento della gara in Bahrain sarà l’Australia il salone d’onore della gara di apertura.

Anche gli ultimi test collettivi organizzati sulla pista di Barcellona sono andati in archivio con non poche incognite, dovute ad un meteo poco clemente e dal consumo delle gomme Pirelli, come sottolinea Gian Carlo Minardi: “Trarre delle conclusioni non è cosa facile, visto che gli ultimi giorni non sono stati accompagnati dal bel tempo. In più bisogna tenere conto di almeno tre principali incognite.”

“Le gomme con cui i team sono scesi in pista. La Pirelli ha annunciato le mescole che saranno utilizzate nei primi tre gran premi, ovvero morbide e dure. A Barcellona le scuderie disponevano invece di tutta la gamma messa a punto dal costruttore, dalle super morbide alle dure. Tempi alla mano bisogna quindi considerare la mescola usata: il pilota della Sauber Sergio Perez pare abbia montato le super soft a differenza di Michael Schumacher, sceso in pista solamente con la mescola morbida, ovvero proprio quella che sarà usata in Australia e nei prossimi due gp”.

“L’usura delle gomme. Un conto è il giro secco da qualifica e un altro è la continuità e la costanza nei tempi. In questo momento è determinante gestire al meglio la vettura per poter fare più giri possibili, e quindi un pit stop in meno. Ad oggi si parlano di 3-4 possibili pit stop a gran premio e questo potrebbe regalarci delle belle sorprese. La gara sarà estremamente complicata sia da interpretare che da gestire. Lo stesso utilizzo del Kers (che scarica della potenza in più a terra) potrà cambiare radicalmente la gestione dei pneumatici. Inoltre arriviamo da un anno in cui la politica conservatrice della Bridgestone costringeva i team a cambiare pneumatico solamente per rispettare il regolamento e non perché questo aveva finito la “sua vita””.

“Il quantitativo di benzina con cui ogni pilota è sceso in pista nei diversi momenti della giornata.”

“Tutti questi aspetti sono difficili da decifrare leggendo solamente i riscontri cronometrici. E’ indubbio che tra tutte queste incognite emergono aspetti molto significativi, come l’affidabilità della Ferrari (che ha macinato più di 7.000 km) e Red Bull. Proprio il team austriaco sembra essere migliorato sotto questo aspetto rispetto ad un anno fa. L’affidabilità ti permette di sviluppare la monoposto lavorando su tutti gli altri fronti. Ad oggi comunque vedo ancora una Red Bull favorita sulla Ferrari e ho la sensazione che il team di Chris Horner non abbia ancora sparato tutte le cartucce a sua disposizione. La Scuderia di Maranello ha sicuramente ridotto il gap,” analizza Minardi.

“Abbiamo poi l’incognita Mercedes in quanto sembra che abbia cercato più la prestazione da qualifica che la costanza sulla lunga distanza. Non ho visto long run finalizzati al gran premio. Sono rimasto molto perplesso dalle dichiarazioni di qualche mese fa di Fernando Alonso che definiva il team tedesco come vera sorpresa del campionato. Evidentemente è stato colpito da qualche soluzione tecnica.”

“Ormai siamo all’epilogo di questo pre-campionato e mancano solamente una manciata di giorni al primo semaforo verde. L’Australia nonostante sia un circuito che fa poco testo in quanto si tratta di una pista semi permanente, potremo iniziare a vedere i valori dei team. Bisognerà stare attenti alle prove libere dove nessuno si nasconderà e tutti daranno il massimo.”

“Per concludere, l’altra parte dolente della stagione, sarà il ritorno del 107%. Se davanti ci sarà una ricerca esasperata alla prestazione i piccoli team soffriranno ancora di più. In prima persona ho vissuto questa situazione. Il 107% è uno stimolo in più per il team, per continuare a dare il 101% del suo potenziale. Ho vissuto sulla mia pelle entrambe le generazioni. L’arrivo del 107% e una griglia di partenza composta da più di 10 team, quindi dover obbligatoriamente sviluppare la monoposto per poter correre e per difendere la famosa “top ten” che voleva dire maggiori introiti per il team. In un campionato che non concede prove è molto difficile recuperare. Continuo a sperare che i team manager si possano sedere intorno ad un tavolo per cercare di favorire i giovani e i test,” conclude il manager faentino.

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