F1 | La solidità di Sainz rischia di mandare in crisi Leclerc?

Il monegasco più veloce ma più irruente e irrequieto del team mate

F1 | La solidità di Sainz rischia di mandare in crisi Leclerc?

Carlos Sainz e Charles Leclerc formano quella che si dice una coppia di piloti complementare, perché hanno caratteristiche diverse e si completano a vicenda. Il duo finora ha dimostrato di vivere il box in grande armonia e la Ferrari può contare su due piloti che stanno collaborando senza rivalità per il bene della scuderia.

Eppure dopo due terzi di campionato Sainz, che per alcuni doveva recitare il ruolo di affidabile seconda guida, ha più punti di Lelcerc in classifica e tre podi contro l’unico conquistato dal monegasco. Ma come? Il predestinato, il talento fulgido e abbagliante sul quale la Ferrari vuole costruire la sua agognata rinascita le sta prendendo dal nuovo arrivato nel team?

Non è proprio così, perché Charles paga sfortune e ritiri che Carlos non ha avuto, come la mancata partenza di Montecarlo o il ritiro a Budapest, però c’è il sentore che uno svolazzi in pista in modo spettacolare regalando azione, sorpassi, ma corra sempre all’arma bianca, in modo irruente, mentre l’altro fa legna senza sparare fuochi d’artificio.

Leclerc emoziona, ma è palpabile la fretta, la voglia di spaccare il mondo, la frustrazione, che inizia a esserci anche negli sguardi e nelle dichiarazioni, per non poter vincere. Il monegasco è arrivato in Ferrari nel 2019, sette pole e due vittorie, e poi è iniziato il calvario. Rischia di perdersi, di passare alla storia come il nuovo Jean Alesi, tutto cuore e generosità, ma pochi risultati.

Leclerc vuole una monoposto vincente. Ma soprattutto Leclerc ha bisogno di una monoposto vincente per correre in modo più pulito, uscendo dal ruolo dell’eroe che deve colmare con il talento i limiti del mezzo a disposizione.

Sainz, di converso, non trasmette questo senso di ansia, di fretta, probabilmente avvantaggiato dal fatto che è al suo primo anno a Maranello e quindi ha sicuramente più pazienza. Nelle parole lo spagnolo è analitico, freddo, parla guardando al lungo termine, sente di avere il compito di costruire qualcosa con la squadra che ha creduto in lui (più di tutti Binotto che l’ha fortemente voluto a bordo); nella guida e nell’approccio alla gara non ha la velocità né il ritmo monstre di Leclerc, eppure riesce a massimizzare il risultato. Perché è freddo, pulito, chirurgico, trova il suo passo e martella fino alla bandiera a scacchi. Sa uscire alla distanza, confermando una solidità e una consistenza che sono qualità rare.

Sainz ragiona e corre con calma, e trasmette sicurezza. Leclerc emoziona come Gilles, è spettacolare, ma è smanioso, irrequieto, inizia a porsi domande e vuole risposte. E non sarà contento di trovarsi dietro Sainz in classifica. Dopo l’addio di Vettel il piccolo principe di Monaco ha ereditato i gradi di capitano, gradi tra l’altro conseguiti sul campo di battaglia. A lui spetta il compito di trascinare la Ferrari alla vittoria. E allora perché Leclerc sembra soffrire, mentre Sainz ragiona e guida da condottiero?

Antonino Rendina


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