F1 | GP Abu Dhabi: l’analisi della qualifica

Lewis Hamilton centra la pole numero 88 in carriera in una giornata dominata dalla Mercedes

F1 | GP Abu Dhabi: l’analisi della qualifica

L’ultima qualifica dell’anno ci regala un Lewis Hamilton nuovamente in pole position dopo un lungo periodo di assenza dalla prima casella durato nove gare. L’inglese della Mercedes torna davanti a tutti anche sul giro secco e lo fa con una prestazione schiacciante, senza appello per i rivali, nella fattispecie Red Bull e Ferrari, ben lontane dal tempo fatto segnare dal neo-sei volte campione del mondo.

Una W10 che si è dimostrata ancora una volta la vettura di riferimento, come testimonia anche il secondo posto di Valtteri Bottas, nonostante il finlandese, come da lui stesso confermato, abbia optato per un assetto votato principalmente alla prestazione in gara più che in qualifica. Una scelta comprensibile dato che sarà costretto a partire dal fondo dello schieramento per una penalità rimediata in seguito alla sostituzione della Power Unit sulla sua monoposto. Chi prenderà il suo posto in prima fila sarà quindi Max Verstappen, seppur l’olandese abbia rimediato un distacco di oltre 3 decimi e mezzo dal leader, a dimostrazione che in questa sessione si potesse fare ben poco per arginare la superiorità delle “Frecce d’Argento”. La seconda fila sarà tutta Rossa, con le due Ferrari di Charles Leclerc e Sebastian Vettel che scatteranno rispettivamente dal terzo e quarto posto. Una qualifica piuttosto deludente per la Scuderia di Maranello, non solo per il distacco rimediato, di oltre quattro decimi, ma anche per l’incomprensione sul finale che non ha permesso a nessuno dei due piloti di concludere al meglio l’ultimo tentativo in Q3, con il monegasco che ha addirittura preso bandiera prima di iniziare il suo giro. Una situazione che sicuramente ha riportato alla mente l’episodio di Monza, quando anche in quel caso una cattiva gestione delle strategie e del tempo a disposizione non aveva permesso di provare l’assalto all’intera prima fila negli ultimi minuti.

Dalla quinta posizione scatterà Alexander Albon, in realtà abbastanza deludente, in quanto dalla sua sembrava avere un potenziale maggiore rispetto a quanto poi la qualifica ha raccontato, anche se c’è da segnalare come l’anglo-tailandese abbia lamentato grossi problemi di mancanza di grip sin dall’inizio della sessione. Al suo fianco ci sarà Lando Norris, autore di un’ottima prestazione in cui è riuscito a mettersi alle spalle sia il compagno di squadra che le due Renault, a rappresentare in un certo modo anche i valori visti durante questa stagione dal punto di vista dei costruttori. Grazie alla penalità di Valtteri Bottas, a scattare dalla decima posizione sarà Sergio Perez, ancora una volta fuori in Q2, ma nella posizione ideale per ottenere un grande risultato in gara, avendo scelta libera in tema di gomme, al contrario di chi lo precede. Sarà interessante da questo punto di vista seguire le strategie e come si evolverà il consumo gomme. Giornata deludente, invece, per Haas e Alfa Romeo, ben distanti dalla zona top ten sul giro secco, con le due vetture svizzere fuori già nella prima fase.

Q1: fuori entrambe le Alfa Romeo

La prima manche non ha riservato grandi sorprese, seguendo più o meno quelle che erano le aspettative prima dell’inizio della qualifica, con le due Williams, le due Alfa Romeo e le Haas in difficoltà. Una situazione abbastanza ben delineata già nel corso del primo tentativo, dove erano proprio queste squadre le candidate per l’eliminazione, con Lance Stroll come rivale più vicino, seppur a circa mezzo secondo sopra la zona eliminazione. Alla fine della prima frazione di qualifica, a trovare l’esclusione sono stati Romain Grosjean, Antonio Giovinazzi, Kimi Raikkonen, George Russell e Robert Kubica.

Per quanto riguarda il francese della Haas, c’è da segnalare come l’incidente di ieri con Valtteri Bottas durante la Q2 abbia rovinato i piani del team americano, che proprio qui ad Abu Dhabi voleva far debuttare sia in qualifica che in gara un fondo sperimentale di cui avevano una sola unità, il che li ha costretti a tornare su una vecchia specifica. A commentare le prestazioni della VF-19 è stato il team principal, Gunther Steiner, “Le nostre aspettative non erano molto alte per la qualifica ed avevamo ragione. Finire 15° e 16° è il meglio che possiamo fare al momento. Sono felice che questa sia l’ultima qualifica dell’anno e sono contento che domani sia l’ultima gara della stagione. Come sempre, non vediamo l’ora di gareggiare, anche se sappiamo che le nostre chance di andare a punti sono poche”. Tra l’altro, durante la qualifica, Grosjean è stato protagonista anche di un’incomprensione con Daniil Kvyat nella pit lane, per cui la Toro Rosso è stata multata di 5000 euro per unsafe release.

Spostandoci sul team italo-svizzero, dopo l’ottima prestazione del Brasile che gli aveva permesso di arrivare a punti con entrambe le monoposto, sulla pista di Yas Marina la squadra sembra aver fatto un passo indietro, tornando alle difficoltà spesso incontrate negli ultimi appuntamenti. Come hanno confermato i piloti stessi, il comportamento della vettura non è stato così negativo come il risultato sembrerebbe suggerire, ma ciò che è mancato è stato il grip sul giro singolo, mentre la situazione è sembrata migliorare nelle simulazioni di passo gara compiute durante la FP2: “È un risultato deludente, in quanto speravamo di ottenere qualcosa di più da questa qualifica” – ha spiegato Kimi Raikkonen nelle interviste -. “La macchina non ha perso molta velocità rispetto al Brasile, ma non siamo riusciti a trovare il grip di cui avevamo bisogno per il giro secco. Speriamo che possa essere più semplice in gara e speriamo di fare progressi. Superare non è semplice su questa pista, in particolar modo considerando da dove partiamo, ma ci proveremo”, ha poi aggiunto il finlandese. Rimane fanalino di coda la Williams, anche se c’è da segnalare come il team inglese in questa occasione abbia accusato un gap notevolmente minore rispetto agli appuntamenti precedenti, tanto da inserirsi tra le due Alfa Romeo nel primo tentativo. Un risultato non confermato alla fine della Q1, ma il gap ridotto da Raikkonen, quantificabile in circa tre decimi e mezzo, è una conferma che la vettura abbia continuato a fare progressi durante la stagione e che su certe piste, per quanto complicato, possa dire la sua, così come accaduto in Ungheria e in Messico.

Q2: Passano McLaren e Renault

La seconda manche di qualifica si è rivelata particolarmente interessante soprattutto in vista della giornata di domani, perché le scelte dei piloti in tema gomme ci hanno dato un’idea di quali potrebbero essere le strategie che vedremo durante la corsa. Per quanto riguarda i top team, nel corso del primo tentativo sia le due Mercedes che le due Reb Bull avevano optato per lo scendere in pista con un nuovo set di gomme medie, mentre in Ferrari avevano deciso di fare l’opposto, calzando un treno di pneumatici soft. Considerando le previsioni Pirelli ottenute dopo le seconde libere, il gap tra le due mescole doveva essere di circa un secondo, ma già durante la FP3 era abbastanza chiaro come questo divario si fosse ridotto, il che rendeva ancor più plausibile un possibile passaggio della Q2 sulla mescola più dura delle due. Un vantaggio che avrebbe sicuramente dato anche permesso un minimo di flessibilità in più per la gara, soprattutto se il degrado dovesse rivelarsi più alto di quanto ci si aspetti, ma sarà un tema che approfondiremo più avanti nell’analisi.

Le due “Frecce d’Argento” sono state subito rapidissime, posizionandosi, nonostante la mescola più dura, davanti a tutti, in prima e in seconda posizione. L’aspetto curioso è che il team tedesco abbia dato la possibilità anche a Bottas di effettuare la Q2, cosa che generalmente non avviene quando si hanno penalità che comunque costringeranno a partire dal fondo: una scelta particolare, non solo perché il finlandese e il compagno di squadra erano su assetti diversi, il che avrebbe reso complicato riuscire ad ambiare alla pole, ma anche perché ciò costringerà il numero 77 a partire dal fondo su gomme medie usate. Subito alle loro spalle si erano piazzate le due Ferrari, le quali, però, avevano completato il loro tentativo su gomma soft, la più prestazionale tra quelle a disposizione. Più distaccate, invece, le due Red Bull, quinta e settima, con Verstappen a circa cinque decimi dalle due SF90, un distacco che a grandi linee poteva essere paragonabile con il gap tra le varie mescole.

Per quanto riguardava la lotta per la top ten, invece, i valori erano in linea con quello che ci si aspettava, ovvero con le due McLaren e le due Renault in lotta per accedere alla Q3, con la “sorpresa” Sergio Perez pronto ad inserirsi. Parliamo di “sorpresa” perché in realtà anche in mattinata il messicano era stato estremamente rapido sul giro secco, il che quest’anno non si è dimostrato essere il punto di forza della sua Racing Point, la quale si è spesso trovava più a suo agio sul passo gara. A rimanere escluso momentaneamente dai primi dieci dopo il primo tentativo era Lando Norris, il quale non era stato autore di un giro particolarmente pulito, in cui si erano riscontrati diversi sovrasterzi, così come testimonia una correzione in curva 1 che lo ha costretto ad allargare la traiettoria in uscita e a perdere diverso tempo. Ciò nonostante, era abbastanza chiaro che la lotta per riuscire a centrare l’ultimo posto disponibile per l’accesso all’ultima fase della qualifica sarebbe stata particolarmente viva, con diversi piloti in grado di giocarsela, soprattutto considerando la grande evoluzione della pista che si era riscontrata già in Q1.

Ed è proprio l’evoluzione della pista uno dei temi più importanti che ha preso risalto nel secondo tentativo, perché è proprio per essa che sono cambiate le carte in tavola in casa Ferrari. Già nella prima manche della qualifica si era visto come anche la soft potesse garantire prestazione per più giri, come dimostrava il miglior tempo di Hamilton al quinto passaggio sullo stesso treno di pneumatici (con due tentativi divisi da un double cooldown) e ciò andava anche a coincidere con il fatto che nel secondo run tutti i piloti si fossero migliorati in modo evidente, a conferma che la pista fosse in condizioni tali da poter permettere un’usura minore rispetto a quella che si era vista al venerdì. Ed è proprio su questi presupposti che Charles Leclerc, alla fine del primo tentativo in Q2, aveva preso la decisione di chiedere agli ingegneri di scendere in pista per il secondo run su gomma media: una decisione che ha pagato, tanto da consentirgli di passare il turno proprio su quella mescola grazie ad un ottimo giro veloce, al contrario del compagno di squadra, il quale era rimasto sulla soft seguendo il piano iniziale. L’aspetto forse più interessante è che se nel primo e nel secondo settore il monegasco non si era migliorato rispetto al primo tentativo, era riuscito invece ad abbassare il proprio tempo in modo importante nell’ultimo intertempo, segno che l’evoluzione della pista e il minor surriscaldamento degli pneumatici, in una zona del tracciato molto complicata per la SF90, avevano dato quel vantaggio tale non solo da riuscire a compensare la differenza di prestazione teorica tra i due compound, ma addirittura tale da guadagnare in termini cronometrici.

Concluso il discorso top team, è interessante ritornare alla lotta per evitare l’esclusione in Q2, anche in questo caso molto interessante, non solo perché diversi piloti potevano giocarsi l’ultimo posto valido per l’accesso alla Q3, ma anche perché dall’11° posto in poi, tutti gli esclusi sono racchiusi in pochissimi decimi, a dimostrazione di quanto la midfield sia stata compatta anche ad Abu Dhabi. Rispetto al primo tentativo, a spuntarla è stata Lando Norris, il quale si era riportato tra i primi dieci grazie ad un giro molto pulito, a differenza del precedente. Da segnalare che nell’ultimo run, uno dei potenziali protagonisti di questa lotta, Sergio Perez, è stato protagonista di un errore in curva 1, che non gli aveva permesso sin dall’inizio di ottenere un buon tempo e passare la tagliola, ma paradossalmente questo potrebbe rivelarsi un vantaggio, in quanto avendo libertà in tema di scelte di gomma (e verosimilmente potrebbe optare per partire sulla media), nel caso di un alto degrado della soft, la sua strategia potrebbe rivelarsi quella vincente per puntare anche alla top six o al miglior posto nella midfield.

È inoltre interessante notare come, lasciando da parte il pilota della Racing Point che, come detto, è stato protagonista di un errore, dal 12° al 14° posto siano racchiusi in circa 50 millesimi: tra le due Toro Rosso è riuscito ad inserirsi Lance Stroll, a dimostrazione che la vettura del team inglese su questa pista per ora si è dimostrata estremamente competitiva.

Q3: Hamilton centra l’88a pole position, Ferrari arranca, Red Bull approfitta

L’ultima qualifica della stagione ci ha regalato un Lewis Hamilton nuovamente in pole position dopo un lungo periodo di nove appuntamenti in cui non era riuscito a centrare tale risultato. L’inglese non ha avuto rivali, in parte per la supremazia mostrata dalla W10 su questa pista nel giro secco, in parte perché il rivale più accreditato, il compagno di squadra, non ha avuto la possibilità di giocarsi la pole ad armi pari a causa del differente set-up scelto in vista della corsa, in cui dovrà partire dal fondo causa penalità.

“È stata una sessione di qualifica molto buona per noi” – ha dichiarato il sei volte campione del mondo nelle interviste -. “Quest’anno non siamo andati benissimo sul giro secco, ma non è stato determinante. Ieri abbiamo faticato un po’, mentre oggi siamo andati nella giusta direzione. Grazie al team per il loro impegno continuo, nonostante i titoli già vinti continuiamo a spingere per essere i migliori, e questo mi stimola tantissimo. È stato un viaggio incredibile quest’anno con la macchina, e terminare con una pole è una bella sensazione. Non abbiamo fatto nemmeno metà del lavoro, ma questo risultato ci mette nella posizione migliore possibile per contrastare le avanzate di Ferrari e Red Bull”.

Al suo fianco partirà quindi Max Verstappen, il quale non è riuscito a migliorarsi nel secondo tentativo, al contrario del rivale inglese. Ciò nonostante è indubbio che l’olandese sia riuscito ad ottenere il massimo dalla vettura e a conquistare la miglior posizione possibile in griglia, in cui domani avrà una buona possibilità per tentare un attacco alla patenza: “Sono contento della qualifica, abbiamo ottenuto il massimo dalla macchina. Ovviamente si vorrebbe sempre essere davanti o più vicini alla pole, ma era il meglio che potessimo fare. Ci sono sempre tracciati del calendario dove certe macchine vanno più forte rispetto ad altre ed è più semplice trovare il giusto set-up. Questa è una pista Mercedes e per noi è stato più complicato riuscire ad ottenere il massimo nell’ultimo settore” ha commentato il pilota della Red Bull.

Per quanto riguarda il confronto tra i due, nel primo settore entrambi hanno ottenuto intertempi molto simili, mentre è nel secondo e terzo tratto del tracciato che si sono viste le maggiori differenze. Per quanto riguarda il secondo settore, Hamilton è riuscito a guadagnare soprattutto nella percorrenza e in uscita della chicane di curva 8-9, grazie a cui ha avuto anche una migliore accelerazione e un migliore allungo sul rettilineo successivo, quello che porta alla conclusione del settore stesso. Spostandoci nel terzo intertempo, quello che ha visto la W10 dominare per tutto il fine settimana, anche in questo caso la monoposto tedesca ha dimostrato ottime doti di stabilità a centro curva e in uscita, mantenendo un buon bilanciamento anche in quelle zone di pista con rapidi cambi di direzione in cui si cerca di essere aggressivi sui cordoli, come nel tratto 11-12-13, in cui Hamilton è riuscito ad avere un miglior slancio e guadagnando diversi centesimi prima ancora di impostare la 14. Ciò ci conferma non solo che a livello aerodinamico la W10 si sia trovata molto bene su questo circuito, ma anche che a livello sospensivo gli ingegneri siano riusciti a trarne il massimo sul giro secco, soprattutto con l’anteriore, in quanto è chiaramente notabile come la monoposto non si sia scomposta neanche su passaggi piuttosto aggressivi sui cordoli, cosa che invece si sarebbe vista nel caso i tecnici sarebbe dovuti intervenire per rimediare ad una mancanza di carico o guidabilità. Un’atra zona della pista in cui la Mercedes è riuscita a fare la differenza è la sequenza 17-18-19, una delle più complicate: dall’onboard si può denotare come Hamilton sia stato molto pulito nella guida, senza particolari movimenti di volante, segno di una monoposto ben bilanciata e che non ha avuto particolari problemi di surriscaldamento degli pneumatici posteriori, mentre, al contrario, Verstappen è stato protagonista di diverse micro-correzioni che gli hanno fatto perdere anche in questo caso diversi centesimi, non permettendogli di sfruttare al meglio la potenza della Power Unit. Una sensazione confermata dallo stesso olandese nel post-qualifica, che ha sottolineato come riuscire a pareggiare il passo della creatura di Stoccarda nel terzo settore fosse estremamente complicato, se non impossibile.

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Ciò nonostante, sicuramente il secondo posto è il miglior risultato a cui Verstappen potesse aspirare, mentre in casa Ferrari c’è molto da recriminare per degli errori assolutamente evitabili. La possibilità di riuscire a centrare la prima fila era sicuramente alla portata, tanto che alla fine del primo tentativo tra l’olandese della Red Bull e il primo dei due Ferraristi, nella fattispecie Charles Leclerc, vi erano solamente circa 80 millesimi, un distacco che si sarebbe potuto cucire con un giro più pulito. Il vero misfatto si è verificato però alla fine della Q3, dove una pessima gestione del tempo a disposizione non ha permesso a nessuno dei due piloti della Rossa di avere a disposizione un tentativo concreto per potere tentare l’assalto alla seconda posizione. Tutto è nato con la scelta degli ingegneri della Rossa di voler uscire all’ultimo, in modo da sfruttare al massimo il miglioramento della pista e in modo da poter provare un gioco di scie tra i due piloti, con Leclerc che sarebbe dovuto entrare in pista dopo il compagno di squadra, come prevede lo schema di rotazione previsto dal team. Un gioco che anche qui ad Abu Dhabi si è visto parecchie volte anche in questa qualifica da parte di diversi team, che ci hanno provato con risultati più o meno soddisfacenti, a seconda della situazione. Rimanere davanti non aiuta, specialmente se non hai qualcuno pronto a “ricambiarti” il favore, come aveva sottolineato anche Albon ad inizio Q2 in un team radio in cui si era lamentato del fatto che fosse uscito sempre di fronte a tutti. Riuscire a preparare tale gioco però non è semplice, ed è una scelta che Ferrari a giochi fatti ha pagato caro.

Procedendo con calma, questo episodio si può dividere in due fasi, indipendenti tra loro all’inizio, ma che poi avranno una grande influenza l’una sull’altra. Partiamo con l’analizzare quello che era successo inizialmente con il primo gruppetto di piloti che era sceso in pista, quello che poi scatenerà il traffico. Il primo a scendere in pista era stato Nico Hulkenberg, seguito nell’ordine dalle due McLaren, Lewis Hamilton, Max Verstappen, Valtteri Bottas e Alex Albon. In modo simile a quanto era nei piani della Ferrari, anche l’idea del team di Woking era quella di sfruttare i due piloti per dare la scia a colui che si trovava dietro, in questo Carlos Sainz, mentre Lando Norris si sarebbe dovuto accontentare di colui che gli sarebbe stato davanti, ovvero Nico Hulkenberg. Nulla di strano naturalmente, se non fosse per un problema poi sorto nel momento in cui, dopo curva 8, l’inglese della McLaren aveva iniziato a rallentare in modo tangibile, perdendo terreno dal tedesco della Renault e formando del traffico alle sue spalle.

Questo aveva creato una sorta effetto a catena, per cui tutti coloro che si trovavano dietro Norris avevano ridotto il gap da chi lo precedeva in maniera importante, il che naturalmente è deleterio per la buona preparazione di un outlap. Per questo Hamilton, Verstappen e Bottas avevano subito reagito, optando per il superare Sainz nella sequenza di curve 11-12-13-14, il che gli aveva permesso di ritrovarsi, seppur sempre alle spalle di Norris, con una maggiore quantità di tempo prima di arrivare al traguardo e meno traffico, il che sicuramente aiuta nella fase di preparazione e di gestione degli pneumatici. Tutto ciò, però, è risultato utile solamente in parte, perché se è pur vero che “liberarsi” di Sainz fosse stato un vantaggio, dall’altro Norris non aveva aumentato il suo ritmo, rallentando tutti coloro che si trovavano ancora dietro di lui. Ciò ha creato una lunga coda e naturalmente i più penalizzati sono stati coloro che si trovavano in fondo a questo gruppone, ovvero lo spagnolo della McLaren e Albon, con il primo che alla penultima curva si trovava solo poco più di 15 secondi per concludere il giro e non prendere bandiera.

Come tutto ciò ha però influito sulle due Ferrari? Come spiegato precedentemente, l’idea degli strateghi del team di Maranello era quella di scendere in pista proprio all’ultimo, sfruttando il momento in cui la pista sulla carta avrebbe offerto le migliori condizioni in termini di grip, senza scordare la questione scia. Un gioco rischioso, in cui bisogna essere pronti a saper interpretare al meglio ciò che accade sul tracciato per capire quando si ha la possibilità di avere un ritmo più blando per riscaldare gli pneumatici e quando ci sia la necessità di spingere per riuscire a tagliare il traguardo prima della bandiera a scacchi. Un gioco che ci poteva stare, considerando che in palio c’era la possibilità di riuscire ad agguantare la prima fila, la quale sarebbe stata utilissima in vista della corsa di domani. Rischioso ma fattibile. In Ferrari avevano sicuramente svolto dei calcoli ipotetici basati su una situazione però ideale, con un outlap nella media, in cui molto probabilmente non si era lasciato molto spazio a possibili imprevisti, o comunque un margine estremamente ridotto. Il primo dei due Ferraristi a scendere in pista era stato Sebastian Vettel, con un distacco di circa sedici secondi da chi lo precedeva, nella fattispecie Alexander Albon, e un vantaggio di circa cinque su chi lo seguiva, Charles Leclerc, fanalino di coda del gruppo. Durante la percorrenza del secondo settore, il distacco dall’anglo-tailandese della Red Bull si era ridotto a circa dodici secondi e ciò era dovuto anche al fatto che dal box avessero chiesto a Vettel di iniziare a chiudere il gap da chi lo precedeva. Gap che si è via via sempre si continuava a ridurre, tanto che all’inizio del terzo settore, il tedesco si era portato a circa dieci secondi, un distacco che sulla carta, senza eventuali imprevisti, gli avrebbe comunque consentito di finire nel migliore dei modi il proprio outlap e di lanciarsi per quello che avrebbe dovuto essere il suo secondo tentativo. Ma è proprio nel terzo settore che la strategia Ferrari cade come un castello di carte su cui soffia il vento. Tutti davanti iniziano a rallentare, formando una lunga coda dopo l’uscita di curva 19, ovvero quella dell’hotel.

In quel momento Vettel si trovava ancora in curva 17, mentre Leclerc in curva 15 (con poco meno di 30 secondi alla bandiera), a dimostrazione di quanto fossero indietro rispetto al gruppo che si trovava davanti. Il tedesco naturalmente è poi stato il primo ad incontrare questo traffico ed esattamente tra curva 19 e curva 20, Sebastian aveva espresso le sue perplessità sulla situazione, sottolineando come coloro che si trovavano davanti a lui stessero formano una coda (“They’re quequing”, il team radio), e ciò naturalmente lo aveva costretto a rallentare, alzando il suo ritmo. Contemporaneamente, anche Leclerc aveva iniziato ad esprimere via radio i suoi dubbi in merito alla strategia, chiedendo tra curva 17 e curva 18 quanto margine avesse prima della bandiera a scacchi, con il suo ingegnere di pista, Xavier Marcos, che gli aveva risposto con un eloquente “zero margin, we need to push” (“zero margine, dobbiamo spingere”, ndr).

Insomma, a questo punto era già chiaro che la situazione si sarebbe fatta estremamente complicata, non solo per il monegasco, che era fanalino di coda, ma anche per Vettel stesso, che nonostante avesse ancora del margine a disposizione, sarebbe stato comunque al limite con il tempo prima della bandiera a scacchi. Le fasi successive sono ben note, con Vettel che è stato costretto ad alzare il piede a causa di Albon e Sainz davanti a sé, con Leclerc che è rimasto anch’esso imbottigliando nel traffico, dichiarando già prima della penultima curva che non sarebbe riuscito a tagliare la linea in tempo proprio a causa del fatto che il quattro volte campione del mondo davanti a lui aveva a sua volta rallentato. Ed in effetti così è stato. Vettel è riuscito a passare sul traguardo prima dell’esposizione della bandiera scacchi per qualche decimo di secondo, nonostante in realtà lui pensasse il contrario, ma a quel punto il suo giro era già rovinato ancor prima di iniziarlo, perché l’essere stato costretto a dover tenere un’andatura così lenta sul finale non gli aveva permesso di scaldare al meglio gli pneumatici, tanto che effettivamente il suo primo settore è poi stato peggiore in termini cronometrici rispetto a quello ottenuto nel primo tentativo, così come per Carlos Sainz Jr. Peggio è andata all’altro Ferrarista, il quale non è riuscito a tagliare in tempo il traguardo prima della bandiera a scacchi, vedendo sfumare la possibilità di una possibile prima fila.

Indubbiamente è chiaro come gli ingegneri della Rossa avessero chiaro in mente che avrebbero preso parte ad un gioco molto rischioso, e che, al contempo, avessero fatto i loro calcoli su una situazione ideale, non tenendo conto dei vari imprevisti. È pur vero che in Ferrari non si aspettassero una situazione del genere, così al limite, con un traffico ed un ritmo così elevato, ed è per questo che gli si può anche perdonare in parte l’errore. Vi basti pensare infatti che se Sainz nel primo tentativo aveva percorso l’outlap con un tempo di 49.184s, nel secondo run ha percorso lo stesso tratto in 73.606s, quindi ben oltre 20s in più. Ma ciò non toglie che, indipendentemente da ciò, arrivare a curva 18 con un margine pari a zero (con Leclerc), ben consapevoli di quanto stava accadendo davanti e che ci sarebbe stata la coda di vetture prima dell’ultima curva, è stato un grosso errore. In questo caso, essendo comunque usciti molto tardi, l’unica alternativa sarebbe stata quella di leggere meglio la situazione ed intervenire quando era ancora possibile, sacrificando il vantaggio di essere ultimi e sfruttare la pista nelle migliori condizioni, per avere un margine di sicurezza e passare gli avversari quando ciò non avrebbe creato nessuna polemica, esattamente come fatto da Hamilton, Verstappen e Bottas. Come ha commentato lo stesso Vettel via radio, l’alternativa migliore sarebbe stata quella di uscire prima ed avere comunque un margine su cui giocare, invece di essere tirati al limite. Al netto di ciò, rimane comunque la delusione per un tentativo mancato, che avrebbe potuto vedere quantomeno una delle due SF90 in grado di potersi giocare un’ipotetica prima fila, un bel vantaggio che sarebbe potuto tornare utile soprattutto nelle fasi iniziali della corsa.

Spostandoci su quanto avvenuto nella midfield, è interessante segnalare quanto fatto da Daniel Ricciardo: al fine di evitare il traffico e la situazione sopra descritta, l’australiano aveva preferito sacrificare un po’ di prestazione ideale dell’asfalto scendendo per primo in pista a diversi minuti dal termine della sessione, in modo da effettuare il suo giro veloce a pista libera, senza intoppi. Una scelta che ha pagato, tanto da portarlo in ottava posizione. A batterlo è stato solamente Lando Norris, bravo a completare un buon giro nel suo ultimo tentativo, che tra l’altro gli ha permesso di battere il suo compagno di squadra nell’head-to-head in qualifica. Sainz, uno dei protagonisti della vicenda sopra descritta, infatti, non era riuscito a migliorarsi nell’ultimo tentativo, vedendosi costretto a perdere l’opportunità di partire come best of the rest per una manciata di millesimi. A completare la top ten è stato Nico Hulkenberg, il quale ha così commentato la sua qualifica: “Sono contento dei giri che ho fatto durante tutte e tre le sessioni. È stato complicato all’inizio, cercando di capire il feeling con la vettura e ho fatto il meglio che ho potuto. Ieri eravamo un po’ indietro, ma abbiamo recuperato e trovato un po’ di performance nella notte. È positivo per il team, avendo entrambe le vetture in Q3. Penso che sarà divertente domani, siamo tutti molto vicini”, ha spiegato il tedesco.

Le strategie per la gara

Per quanto riguarda le strategie per la corsa, Pirelli suggerisce che quella più veloce dovrebbe essere l’opzione soft-hard, con la tattica media-hard che, sulla base dei dati accumulati al venerdì, dovrebbe essere quasi equivalente. Ciò che è chiaro, però, è che rispetto alla seconda sessione di prove libere, la pista sia migliorata in modo importante e questo è stato riscontrato anche in qualifica, dove diversi piloti hanno potuto completare diversi tentativi sullo stesso set di gomme migliorandosi. La sensazione, quindi, è che il degrado riscontrato al venerdì possa essersi accentuato, e questo darà la possibilità a chi partirà con la soft di potersi difendere meglio rispetto a quanto preventivato, sempre che le sensazioni notate al sabato si confermino anche in gara. Indubbiamente, però, è anche chiaro che il gap sul giro tra la soft e la media sembra essere diminuito rispetto a quelle che erano le previsioni iniziali, e ciò significa che anche in gara chi partirà con la mescola intermedia, potenzialmente potrebbe rimanere più vicino a chi monterà quella più soffice, avendo però dalla sua il vantaggio di poter andare più lunghi nel primo stint. Resta da capire quanto possa essere marcato il degrado della soft e se l’aver montato la media possa dare un vantaggio sensibile in termini di durata e se, naturalmente, ciò andrà a ripagare la differenza di passo tra i due compound.

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