F1 | Ferrari, servono meno parole e più fatti
I fragorosi proclami di Vasseur smentiti impietosamente dalla pista, ma perché questa strategia comunicativa?
Charles Leclerc davanti ai microfoni ringrazia Mara Sangiorgio per avergli chiesto se fosse per caso demoralizzato; la domanda della cronista Sky è l’occasione giusta per ribadire quanto lui invece sia: motivato, pronto a dare battaglia fino alla fine, demoralizzato, ma non una pornostar. C’è chi capirà la citazione e chi mentirà, ma passando avanti è chiaro che Leclerc, dichiarazioni diplomatiche a parte, sia del tutto rassegnato a questa derelitta e irrecuperabile Ferrari, un pensiero espresso in modo meno edulcorato da Carlos Sainz il quale ha detto dinanzi agli stessi microfoni che la Rossa oggi vale proprio il settimo e ottavo posto di Budapest.
Ci troviamo quindi a registrare l’ennesimo fallimento del gruppo tecnico attuale, incapace di risalire la china e di restituire alla Formula 1 una Ferrari competitiva. A poco e niente servono i continui aggiornamenti che tanto fanno eccitare i feticisti della tecnica, pronti ad emozionarsi e narrare di pronte riscosse non appena vedono un po’ di carrozzeria con forme diverse o un taglietto sul fondo. A nessuno però passa mai per la testa l’idea che la monoposto sia concettualmente un disastro, sbagliata, altrimenti in un anno di regolamento ad effetto suolo il Cavallino non passava dalle vittorie di inizio 2022 ai piazzamenti risicati in zona punti.
A quanto pare questa idea non appartiene nemmeno a Frederic Vasseur, team principal deresponsabilizzato grazie al retaggio della precedente gestione, ma che molto presto dovrà rispondere in prima persona dei risultati del Cavallino. Considerato che il lavoro dietro le quinte è ingiudicabile, dato che la Rossa starebbe potenziando il suo organico, ingaggiando ingegneri sparsi e qua e là (anche se finora l’assalto ai nomi top sembra sempre fallire…), non possiamo però non sottolineare una strategia comunicativa surreale, incredibile, nel senso che si fa fatica a credere che questi facciano davvero così.
Vasseur alla vigilia del GP di Ungheria – proprio quello chiuso dalla Ferrari dietro Red Bull (e va be’), McLaren e Mercedes, in settima e ottava posizione, con una SF23 lenta sul passo con le gomme dure (che novità!) e proclive a commettere errori – aveva promesso una grande prestazione, sperando addirittura nella pole position, perché si correva su un circuito adatto, che si sposava con i punti di forza dell’auto. Parole, alle quali ovviamente non hanno fatto seguito i fatti.
E allora qui c’è qualcosa che non va ma davvero. Delle due l’una; o F-Red, con la sua aria sorniona e il sorriso beffardo, sopravvaluta in modo fatale il (non) potenziale della piantata SF23 oppure in GeS gli contano la mezza messa, ciò che fa comodo, e lui ripone una certa fiducia in chi lo espone a queste figuracce, per giunta frequenti. Gli ingegneri lo prendono in giro? Hey boss, andiamo per la pole in Ungheria, vai tranquillo.
E poi basta con la storia dell’assetto, del pacchetto, del potenziale da estrarre. Balle. Guardate i rivali storici della McLaren. Sapevano di avere un catorcio a inizio stagione e lo hanno ammesso. Sapevano di avere in cantiere novità importanti e sono stati di parola. Da Silverstone vedrete un’altra McLaren. Detto, fatto.
In Ferrari hanno paura di dire come stanno le cose? Gli uomini in rosso pensano che agli appassionati faccia più piacere leggere titoloni? E’ icto oculi evidente quanto la Ferrari attualmente non sia all’altezza di grandi risultati. Ma ci voleva Sainz a caldo in zona mista per ammetterlo? Ad oggi il nostro valore è questo, le parole dello spagnolo, scarne, epigrafiche, disincantate. Sicuramente più sincere di tonanti proclami puntualmente smentiti da una pista che al Cavallino presenta sempre un conto salatissimo. Converrebbe chiudersi in un saggio silenzio, se proprio non si è capaci di dire la verità.
Antonino Rendina
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