F1 | Ferrari pazza di Leclerc. Vettel deve fare una scelta: gregario di lusso o addio
Negli occhi e nelle parole degli uomini del Cavallino c'è sempre meno spazio per Sebastian
Sono le parole, i gesti, gli sguardi a tradire passione e intenti. La Ferrari tutta è in piena febbre Leclerc, concentrata e decisa a seguire passo dopo passo il fenomeno allevato in casa, inebriata da un talento a tratti inarrestabile, così unico da somigliare a più campioni del passato. La freddezza di Lauda, dicono. La generosità e l’incoscienza di Gilles, anche. La determinazione di Senna, si è sentito anche questo. Semplicemente Leclerc, una storia tutta da scrivere.
“Noi seguiamo lui e lui segue noi” e già nelle parole del team principal (e nell’occasione tifoso ferrarista) Binotto si nota come tra la Rossa e Charles sia amore vero e guai a mettersi in mezzo. Al boss ha fatto da eco Laurent Mekies, il direttore sportivo della Scuderia: “Charles ha dimostrato una velocità incredibile unita a grande maturità e lucidità. Crescerà ancora, tocca a noi supportarlo, lui ama gareggiare così e ogni due gare va sempre più forte”.
Si va verso una Ferrari a trazione Leclerc, stretta intorno al giovane fuoriclasse, per costruire con lui un futuro vincente. Nelle parole, ma anche nei fatti, c’è sempre meno spazio per il capitano di tante battaglie, Seb Vettel. Nei fatti appunto. “A me il posteriore più leggero e ballerino non dispiace, metto la macchina come voglio” dichiarazione del Principino di Monaco da non sottovalutare. Perché la Ferrari nella ricerca del carico aerodinamico e di un migliore inserimento in curva ha finito per “cucire” mano a mano la SF90 su misura per Leclerc, che si trova perfettamente a proprio agio con la Rossa. La prova è data dal cronometro, implacabile.
In questo senso Vettel è sempre più defilato, se non emarginato. Lasciato in qualche modo solo, se non a livello umano, quantomeno a livello pratico. Abituato – sin troppo bene – ad avere le squadre tutte dalla sua parte – Red Bull prima, Ferrari poi – Seb si trova adesso nella scomoda posizione di avere un compagno in rampa di lancio che va anche più forte.
“Vettel sta lavorando bene, gli errori possono capitare, lui sa di avere un campione al suo fianco e l’importante è che i due piloti lavorino bene per il team” così ancora Laurent Mekies, ma sono parole che suonano “sinistre”, sono parole che sottintendono un ruolo da gregario (di lusso) per il quattro volte campione del mondo. Maranello è concentratissima su Leclerc, e ormai pare accontentarsi dell’apporto secondario (o meglio complementare) di Vettel, sperando magari in un acuto, in un lampo di classe, ma non puntando più sul tedesco nel medio e lungo termine.
Errori e disagio tecnico. La spirale negativa di Seb sembra non avere mai fine, nonostante l’affetto e la stima di migliaia di tifosi (ma anche di chi scrive). Ed è proprio per questo che Vettel, prigioniero felice di un contratto a troppi zeri, dovrebbe avere il coraggio di fare una scelta, qualunque essa sia. Accettare di essere un campione sul viale del tramonto, chioccia e magari scudiero del fenomeno Charles, o ribellarsi al pensionamento forzato, reagire, voltare le spalle al sogno rosso e reinventarsi altrove.
“Io resto qui, dove dovrei andare?” Ha urlato a Milano dinanzi ad una folla che lo acclamava. Perché il pubblico ferrarista adora Vettel per la sua lealtà e dedizione alla causa, per la sua generosità, per le vittorie e le grandi gare. E gli perdona i molteplici errori, lo aspetta sempre, lo aspetta ancora. Ma via via ci crede un po’ di meno, perché il tempo è crudele e inesorabile e quello di Vettel in rosso sembra davvero prossimo alla fine.
Difficile dire se l’amore con la Ferrari si sia infranto sul cordolo preso in sovrasterzo della Ascari, ma gli sguardi bassi del dopo gara raccontavano un mondo. Le parole del team sono concilianti, tenere, comprensive. C’è rispetto e c’è affetto per Seb. Ma vanno guardati i fatti. Monza è stato il tempio di Leclerc, è già il tempo di Leclerc, bisogna pur prenderne atto, con la massima serenità.
Antonino Rendina
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