F1 | Ferrari intelligente, ma non si può esultare per un sesto posto
Il Cavallino ha fatto bene a puntare sul passo gara
La Ferrari nel GP di Stiria si è difesa, rosicchiando qualche punticino alla McLaren. Un risultato insperato in una vigilia difficile, con una qualifica che aveva fatto ripiombare Maranello nei suoi più reconditi incubi.
Qualifica frutto invece di una scelta ben precisa e piuttosto saggia, ovvero quella di prediligere un assetto aerodinamico più carico, in modo da far lavorare meglio gli pneumatici e avere un buon ritmo in gara, anche a discapito della velocità pura, e quindi del giro secco.
Il team ha imparato la lezione del Paul Ricard e non ha ripetuto l’errore di scaricare l’assetto alla ricerca ossessiva della velocità. Sin dal venerdì a Spielberg abbiamo visto una Rossa concentrata a lavorare sul long run e sulle gomme, noncurante di cercare la prestazione. Una scelta confermata anche dagli stessi protagonisti, Leclerc, Sainz e Binotto, i quali hanno ammesso che la squadra ha lavorato in ottica gara.
In un campionato con un midfield così raccolto, vicino, con differenze minime, è imperativo categorico avere una monoposto valida sulla distanza, capace di imporsi rispetto ai rivali domenica, a costo di dover recuperare qualche posizione rispetto al sabato. Di positivo c’è che la Ferrari ha lavorato sugli errori commessi in Francia e ha dimostrato di saper aggiustare il tiro con le Pirelli, sfruttandole a menadito tra le curve del Red Bull Ring.
Una vera e propria trasformazione rispetto al disastro del Paul Ricard. Carlos Sainz e Charles Leclerc hanno corso una bella gara, con Leclerc che ha rimediato al suo stesso errore infiammando la platea a suon di sorpassi. Ma la narrazione della “riscossa” Ferrari deve fermarsi qui.
Parliamo pur sempre di un sesto e un settimo posto sotto la bandiera a scacchi, con entrambi i piloti doppiati da Max Verstappen. La Red Bull è arrivata alla fine di questo ciclo regolamentare con una monoposto superiore alla Mercedes, la Ferrari becca un minuto di distacco. Dinanzi a questo non ha alcun senso “esaltarsi” per la prestazione Ferrari, né parlare di grande macchina. Perché la SF21 è una discreta vettura, ma non è una grande monoposto, la RB16B e la W12 sono grandi macchine.
Il Cavallino ha come obiettivo massimo il terzo posto Costruttori, ma lo insegue dalla porta di servizio. Non è affatto squadra capace di giocarsi il podio e lottare con i migliori, ma è una reginetta di centro gruppo che massimizza il potenziale contrastando la più brillante McLaren (di Norris) puntando sui piazzamenti e sulla latitanza di Ricciardo.
Abbiamo dimenticato come si vince, ma anche come si va a podio, cosa significhi stare tra i primissimi. Prossimi ad esultare per un sesto e settimo posto come se fosse una doppietta, ebbri di gioia per aver guadagnato quattro miseri punticini sulla McLaren ed esserci portati a -12 in classifica da Woking. Per quella che è a tutti gli effetti una battaglia tra poveri, un po’ come quando si lotta per il quarto posto in Serie A mentre altri si giocano lo scudetto.
Intanto la Ferrari gioca sull’altalena e punta tutto sul 2022. Ma non fa mercato tecnici, a differenza della Aston Martin, restando ferma nelle sue convinzioni. La Scuderia dovrà trovare in questo gruppo di lavoro le risorse e il talento necessari a progettare una monoposto vincente per il nuovo regolamento. Ma una squadra che facendo tutto alla perfezione non può guardare oltre un sesto posto, ha la capacità di diventare vincente così, senza potenziarsi, cambiare, migliorare?
E’ la domanda che angoscia i tifosi, intanto si vocifera che a Spielberg la Ferrari ci abbia fatto divertire. Tutt’è non guardare l’ordine di arrivo.
Antonino Rendina
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