F1 | Emozioni rosse: Leclerc sboccia nel giorno in cui la Ferrari ritrova se stessa

La prima vittoria in carriera di Charles è un capolavoro di guida e di squadra

F1 | Emozioni rosse: Leclerc sboccia nel giorno in cui la Ferrari ritrova se stessa

Rispetto, tatto, commozione, emozione. “Ho sognato questa vittoria, ma non riesco a gioire, la dedico tutta al mio amico Anthoine“. Che Charles Leclerc abbia un animo nobile è piuttosto chiaro, così come è evidente che abbia corso con e per Hubert. Aperta e chiusa parentesi, ma quella di Spa non resterà mai una semplice “prima vittoria” in F1; è qualcosa in più.

La cavalcata di Charles sulla SF90 tra i saliscendi delle Ardenne è un manifesto, un inno, una liberazione. E’ il tangibile germogliare di un giovanissimo fuoriclasse, talmente veloce e talentuoso da ribaltare gerarchie e strategie consolidate, capace di trascinare con sorprendente naturalezza di guida una squadra che ha bisogno di credere fortemente in qualcosa per rialzarsi (lentamente). Un team bisognoso di vincere e sbloccarsi, ma soprattutto di farlo in grande stile, con un successo che potesse significare qualcosa in più di una coppa da mettere in bacheca.

Ed è per questo che la vittoria di Leclerc a Spa è densa di significati. Perché sin dalle prove libere il pilota monegasco ha preso per mano la Ferrari, dimostrando in qualifica numeri di alta scuola, con una pole position da lasciare senza fiato. E in gara ha corso da veterano, con freddezza, lucidità, con la morte nel cuore ma concentrato, deciso. Su un tracciato leggendario, impegnativo e crudele, nel giorno più triste, Leclerc ha firmato in calce il primo capitolo di una Storia che si farà. Ma il grande merito di Charles è quello di aver “portato” il Cavallino a giocare unito, di squadra, a ragionare con glaciale risolutezza.

Vettel ha aiutato il compagno e ha dimostrato ancora una volta che si può fare gioco di squadra” il team principal Binotto gonfia il petto e può liberarsi di un peso, quello del rispetto per una gerarchia interna che non ha più senso di esistere. E non perché Vettel sia un brocco o un bollito da buttare via, tutt’altro, ma perché talvolta non resta che arrendersi e lasciarsi trasportare dal talento più fresco e travolgente. Non resta che spogliare le monoposto di numeri e caschi e puntare solo sul colore rosso più veloce, chiunque esso sia. Charles a Spa, una pista piuttosto cara ai campioni Ferrari – da Schumacher a Raikkonen – è stato semplicemente inarrestabile. E la Rossa ha corso per lui, “sacrificando”  Vettel. Il GP del Belgio non è stata una doppietta sfumata, ma un assolo ancora più bello, perché figlio della bravura del pilota e della scaltrezza del muretto.

Per una volta la Ferrari ha trovato cattiveria, determinazione, unità di intenti, puntando sul cavallo del futuro, senza farsi troppi problemi nel relegare il pilota più titolato al ruolo di gregario. Un po’ come nel ciclismo, in quelle giornate no, dove al capitano le gambe non girano e sboccia sulla salita più dura la pedalata agile del giovanotto che fin lì non era ancora uscito dall’equivoco di “promessa”. Ed è proprio allora che il capitano, nel nostro caso Vettel, capisce qual è il bene della squadra e la aiuta. E Seb a Spa ha dimostrato ancora una volta di non essere solo un pilota, ma di avere davvero a cuore le sorti di Maranello.

Leclerc si è laureato a Spa, l’università della F1, e ha confermato di essere la promessa mantenuta della Ferrari e della F1. E’ la scommessa (già) vinta. E’ il predestinato non più solo di nome, ma di fatto. E’ il pilota che ha domato le curve più belle del mondiale a 22 anni non ancora compiuti. Chiunque sarebbe esploso di gioia, avrebbe fatto i salti mortali. Non lui, che con la dolcezza che lo contraddistingue ha soltanto alzato più e più volte il dito al cielo, pensando più all’amico che non c’è più che al capolavoro realizzato. E anche questo è indizio di grandezza.

Antonino Rendina


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