F1 | Ciao Nicholas Latifi, anonimo del sublime
Il canadese poteva decidere di essere dimenticato in fretta o ricordato per sempre: è accaduta la seconda, sperava nella prima
La Williams ha silurato Nicholas Latifi dopo tre stagioni, per nulla irresistibili. Nel 2023 questo onesto pilota con la valigia non correrà più in Formula 1 dopo una fugace ma comunque interessante carriera che anche involontariamente lo ha già consegnato alla storia della F1.
Latifi è un buon pilota, che – supportato dal ricco papà imprenditore importatore in Canada di un noto caffè italiano – ha fatto tanta gavetta arrampicandosi fino alla massima categoria. Basti pensare che Latifi debuttò in GP2 nel 2016, prima che il campionato diventasse Formula 2 diventando poi uno dei veterani di quella categoria. Imparando quindi a maneggiare le Dallara V8, trovando nel 2019 la sua annata migliore, laureandosi vice campione dietro al talento Nyck De Vries.
Ma De Vries, senza sponsor ma solo dotato di buon piede, non poteva permettersi il sedile della Williams e così il simpatico canadese poteva passare dalla F2 alla F1, raggiungendo l’ex collega di serie cadetta Russell a Grove. E qui passiamo alla storia recente, con Nicholas malmenato per due anni di fila da Russell.
Bastonato, ma mai del tutto schintato. Latifi in questi anni si è contraddistinto per non avere alcuno spunto degno di nota in qualifica, ma una buona capacità di tirare fuori ritmo in gara, tanto da non sfigurare nei confronti del principe George sulla lunga distanza.
Il canadese, insomma, era destinato a consacrarsi alla storia come il solito carneade di turno – quanti ne abbiamo visti così! – ma evidentemente il destino aveva previsto altro. A partire dal fatto che come pilota il ragazzo resta un oggetto misterioso, mai troppo veloce ma nemmeno troppo lento, altalenante, incline all’errore come al non errore. Si sono visti “manici” peggiori, ma forse Latifi avrebbe preferito restare nell’anonimato.
Che fosse un pilota diversamente spettacolare potevamo capirlo già ad Abu Dhabi nel 2020, quando si lasciava andare ad una piroetta sul rettilineo prima di lanciarsi per il giro di qualifica, una cosa più unica che rara, un aperitivo del suo rapporto escatologico con il circuito di Yas Marina.
Perché – ad essere onesti – il suo 2021 mica era stato da buttare, anzi. In gara, sul passo, il pilota nordamericano aveva dimostrato grandi progressi, e in Ungheria aveva raccolto un bellissimo settimo posto, frutto di una signora gara, per poi bissare addirittura la zona punti in Belgio, nel famoso GP farsa. Ma il punticino guadagnato con quel nono posto dimezzato faceva comunque classifica. E poi fu undicesimo a Monza, ad un passo dalla zona punti.
Verosimilmente se avesse saputo cosa la Storia gli aveva riservato avrebbe chiuso il 2021 con il buon dodicesimo posto di Jeddah, lui a ridosso della top ten mentre davanti Max Verstappen e Lewis Hamilton se le davano in pista, metaforicamente e non solo. Un bel dodicesimo posto e ciao, ci vediamo nel 2022 che ho anche fatto sette punti in classifica. E no, non doveva andare così. C’era Abu Dhabi, la pista dove un anno prima Nick si era lanciato in retromarcia nel giro di qualifica. Un cattivo presagio. Sottovalutato.
E’ il giro cinquantadue, mancano poche tornate al termine della gara e della stagione, ma Latifi mai domo insegue la Haas di Mick Schumacher. E poi c’è quella curva quattordici, scivolosa, sporca, insidiosa. In realtà niente di tutto ciò, parliamo di Abu Dhabi, il piattume di pista per eccellenza, e infatti la Williams scivola via in testacoda in maniera inspiegabile, si va a stampare sulle barriere e resta in traiettoria. Una traiettoria che resterà scolpita per sempre nella storia della F1.
Dei sei giri successivi sapete tutto e anche di più; dal direttore di gara australiano in conference call con i team principal, alla bandiera rossa mai data, al no no Mickey No, a chi si prese con uno sparo secco titolo e gloria e chi probabilmente non ha ancora capito perché non potette difendersi armato alla pari. Non ci interessa.
Ci interessa che un pilota, onesto con la valigia, anche a punti con la cenerentola Williams, sarà ricordato per essere stato il deus ex machina di una stagione tesa, velenosa, infinita, una stagione spartiacque grazie al duello generazionale tra Hamilton e Verstappen.
Latifi non sarà ricordato per le sue gesta al volante, ma per essere stato l’incolpevole demiurgo di eventi dirimenti, irreversibili e risolutivi. Come un battito di ali di farfalla che ha spostato una montagna dall’altra parte del mondo. O un sorso di caffè. Qualcosa che ha segnato il ragazzo, alle prese con l’ignoranza del mondo social e con accuse semplicemente folli. Forse per questo il 2022 è stato il suo anno peggiore, a partire dall’incomprensione in Australia con il connazionale Stroll. Ed è per questo che la Williams lo ha salutato con affetto e dolcezza. Dopotutto in questi anni abbiamo davvero visto piloti peggiori.
Antonino Rendina
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