Christian Horner in Ferrari? Magari, ma gli vanno dati pieni poteri

La dirigenza deve evitare qualsivoglia ingerenza sulle scelte tecniche

Christian Horner in Ferrari? Magari, ma gli vanno dati pieni poteri

L’indiscrezione degli ultimi giorni fa certamente rumore: Christian Horner e la Ferrari potrebbero aver avviato dei colloqui per un matrimonio che cambierebbe il futuro prossimo della Scuderia di Maranello. Il 2025 è stato un vero e proprio fallimento tecnico e sportivo per il Cavallino Rampante, con il team guidato da Frederic Vasseur che ha cannato in pieno la monoposto di questa stagione, la SF-25, applicando una rivoluzione totale sulla macchina che lo scorso anno si giocò il campionato costruttori fino all’ultima gara di Abu Dhabi.

Una scelta azzardata e che non ha pagato: rivoltare come un calzino una vettura competitiva, all’ultimo anno di un regolamento tecnico, è obiettivamente da mani nei capelli. Ti sei preso un rischio enorme buttando via un’intera stagione, quella dell’esordio, tra l’altro, di Hamilton in Ferrari, utilizzando risorse importanti prima per costruire un catorcio con le ruote, e poi per cercare in tutti i modi di correggerlo in corso d’opera, senza però riuscirci. La responsabilità di questo tracollo è ovviamente del team principal, il quale è riuscito brillantemente, nei primi due anni del suo mandato a Maranello, a ridare un’identità alla Ferrari, avallando l’aggiornamento di Barcellona 2023, il primo importante per portare poi alla nascita della SF-24.

Frederic Vasseur, team principal della Ferrari

Tutto questo, si sa, passa in secondo piano in un mondo che va velocissimo come la Formula 1, e dove ci si ricorda per lo più quanto accaduto nell’ultimo periodo. Le ultime uscite del manager transalpino, diciamocelo, sono arrampicate sugli specchi continue, e lo scaricabarile non è mai un buon segno, sia esso fatto nei confronti dei piloti (direttamente o indirettamente è uguale, ndr) o della stampa italiana, un cliché che ormai non tange più di tanto, ma che denota insicurezza nel proprio operato, e i risultati in pista lo dimostrano pienamente, perché le macchine non vengono costruite, guidate o messe a punto dai giornalisti.

Horner in Ferrari? Sì, ma solo a determinate condizioni

La voce di un possibile approdo di Christian Horner in Ferrari ha fatto balzare un po’ tutti sulla sedia. L’inglese ha nel suo palmares 14 titoli mondiali tra piloti e costruttori, in un periodo nel quale a Maranello a malapena si sono vinte una manciata di gare l’anno, e questo fa chiaramente gola a tutti, non solo alla compagine rossa. Un vincente come lui, che ha costruito di fatto da zero la Red Bull in Formula 1, troverebbe terreno fertile in quella che ormai è una nobile decaduta di questo sport, pur essendo la squadra più iconica della storia.

Per avere un uomo di questo calibro al comando delle operazioni, però, bisognerebbe fare dei drastici cambiamenti a Maranello sotto il punto di vista gestionale: Horner non può e non deve in alcun modo avere qualcuno che gli dica “Sì” oppure “No” per quel che riguarda la parte sportiva del Cavallino. Per essere più precisi, perché a noi i giri di parole non piacciono: Benedetto Vigna, CEO della Ferrari, e John Elkann, presidente, devono dare pieni poteri evitando qualsivoglia ingerenza sulle scelte tecniche all’interno della Squadra Corse della Scuderia di Maranello.

Benedetto Vigna, amministratore delegato della Ferrari

Non ce ne vogliano i diretti interessati, ma per vincere ci vuole chi ha la Formula 1 come pane quotidiano. Sulle vendite, sull’azienda, sulla costruzione di macchine elettriche per i clienti nessuno batterà mai ciglio. Anche Vasseur, non abbiamo dubbi, ha la F1 nel sangue, è un ottimo manager e la sua carriera lo dimostra, ma forse non ha avuto nei momenti importanti quel polso dovuto. Ci riferiamo al mancato ingaggio di Adrian Newey, il quale ha scelto sì l’Inghilterra e l’offerta faraonica di Stroll, ma ha detto di no alla Ferrari dopo i paletti messi dal team per quanto riguarda il quadro dei tecnici. Il genio inglese avrebbe portato con sé uomini fidati, in netto contrasto con la metodologia di lavoro (Hamilton ne sa qualcosa, leggi vari dossier) di Maranello e la visione dei piani alti.

Discorsi del genere, con Christian Horner o qualsiasi altra figura di rilievo, cozzerebbero e non poco. Ci sarebbe proprio incompatibilità: l’inglese è abituato a prendere decisioni senza troppe discussioni inutili e che allungherebbero solo i tempi, un po’ come tutta la burocrazia lenta e noiosissima che abbiamo in Italia. È un matrimonio fattibile? Non è impossibile, volendo, ma è sicuramente molto complicato, anche perché Vasseur ha rinnovato soltanto tre mesi fa il suo contratto come team principal. Far convivere due galli nello stesso pollaio lo escludiamo a priori, e vedere Horner dover discutere con la dirigenza per l’acquisto di questo o quel tecnico, onestamente, fatichiamo a immaginarlo.

Una nuova rivoluzione alla vigilia di un regolamento tecnico nuovo, tra l’altro, metterebbe la Ferrari in una posizione scomodissima, in un ambiente già caotico di suo da tanti, troppi anni ormai. Sacrificare altro tempo per avere una vera rivoluzione? Sì, ma, con quali certezze? È un discorso ampio: certo, un fallimento nel 2026, tutt’altro che impossibile visti i tempi recenti, porterebbe comunque a pensare all’ennesimo cambio. Ma se non ci sono modifiche ai piani che contano, alle “intromissioni dall’alto”, spesso troppo invasive, torneremo punto e a capo.

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