Button: La verità sta nel mezzo?

Button: La verità sta nel mezzo?

Quando ci sono pareri discordanti su un argomento, il detto comune è “la verità sta nel mezzo”.

Jenson Button, discusso Campione del Mondo in carica, durante la sua carriera ha raccolto sempre opinioni discordanti riguardo le sue prestazioni, ma è in questi ultimi due anni che l’attenzione si è focalizzata particolarmente su di lui.

La carriera tra alti e bassi

Jenson milita in F1 dal 2000. L’esordio, a 20 anni, è al volante della Williams in subentro ad Alessandro Zanardi diretto negli USA. Nella prima stagione va a punti sei volte.

Nelle stagioni successive l’inglesino corre 2 anni per la Benetton (poi diventata Renault) ottenendo solo qualche punto per la scarsa competitività del mezzo e nel 2003 passa alla Bar.

Dopo una prima stagione di alti e bassi, nel 2004 Button si mette in mostra, anche grazie ad un mezzo che finalmente gli permette di combattere costantemente per il podio. Arriva quattro volte secondo e sei volte terzo,e chiude il campionato alle spalle di Michael Schumacher e Rubens Barrichello.

La prima metà del 2005 è avara di risultati, mentre nella seconda parte ottiene due terzi posti. Ma è nel 2006 che, assieme a due podi, Button ottiene finalmente la sua prima vittoria in F1, al Gran Premio di Ungheria a Budapest con la Honda (che intanto ha rilevato la Bar)

Il 2007 e il 2008 sono le stagioni più nere per l’Inglese, che naviga nei bassi fondi della griglia per colpa della poca competitività della sua monoposto.

Dalle Stalle alle Stelle

La fine del 2008, con il clamoroso ritiro della Honda, fa addirittura presagire un anno sabbatico per Button, inaspettatamente senza un volante assieme al compagno Barrichello.

Ancora più inaspettatamente, però, la Honda viene rilevata da Ross Brawn, il quale dà vita all’omonima scuderia e conferma per la stagione 2009 i suoi piloti.

Button, tra lo stupore di tutto l’ambiente, domina il weekend dell’Albert Park a Melbourne, grazie ad una superiorità imbarazzante della sua monoposto. Il segreto è nel doppio diffusore della sua Brawn, che sfrutta uno dei tanti “buchi” regolamentari con i quali la FIA ci delizia da anni e le permette di infliggere distacchi pesanti per la prima metà di stagione a tutta la concorrenza.

Grazie a questo Button mette al sicuro il titolo Mondiale nella prima parte di stagione, con 6 vittorie nelle prime 7 gare, e si difende dal ritorno degli avversari portando a casa punti preziosi nei Gran Premi restanti, fino alla vittoria del Titolo in Brasile.

I detrattori

Il Mondiale di Button viene etichettato come uno dei più fortunati della storia della F1. I suoi tifosi, dopo anni nelle retrovie, lo acclamano tanto da mettere in ombra il Campione del Mondo 2008 Lewis Hamilton, inglese come lui. Molti altri appassionati, invece, puntano il dito sulle sue prestazioni definendo il Mondiale 2009 merito unicamente del mezzo e non del pilota. Tra gli stessi addetti ai lavori spunta la voce di Flavio Briatore che lo definisce, all’inizio della stagione e senza mezzi termini, un “paracarro”. Dimenticandosi però di averlo avuto in Benetton nel biennio 2001/2002 e di una voce che lo voleva in contatto proprio con Jenson, e proprio per il 2009. La volpe e l’uva..

Un 2010 in risposta alle critiche

Il 2010 riparte con Button al fianco di Lewis Hamilton in Mclaren. Gli ultimi due Campioni del Mondo, entrambi inglesi, al volante di una monoposto inglese.
Memori della stagione passata, i critici prevedono un anno durissimo per Jenson, destinato ad essere schiacciato dalla superiorità prestazionale e psicologica di Lewis.

La risposta di Jenson ai critici è tutta nella sua stagione attuale. Vince due delle prime quattro gare con intelligenza tattica e mai un errore, e con il buonissimo secondo posto di Monza è ancora matematicamente in lotta per il titolo, a 22 punti dal leader Mark Webber e 17 dal compagno Hamilton.
Sul suo 2010 pesano, inoltre, due gravi errori altrui. La copertura di un radiatore dimenticata in partenza a Montecarlo e l’autoscontro provocato da Vettel a Spa mentre lottava per il podio. Facile immaginare che potrebbe essere ben più avanti in classifica rispetto al 4° posto attuale.

Poca aggressività, molta regolarità

Sempre pacato, corretto e mai sopra le righe, Jenson anche in pista non supera mai il limite e non ha tra le sue caratteristiche l’aggressività che contraddistingue altri piloti, quali il suo compagno Hamilton e Alonso. E forse è per questo che non viene definito un Campione “Assoluto”.
Punta tutto sulla regolarità, sbaglia pochissimo e ottiene quasi sempre il massimo dal mezzo che ha a disposizione. Le gare complicate in Australia e Cina di quest’anno ne sono la prova.

Non sarà probabilmente ricordato come uno dei migliori piloti della Storia della F1, ma quest’anno sta rispondendo con i fatti alle critiche eccessive che gli sono piovute addosso legittimando con i risultati il Mondiale 2009.

Ce ne fossero, di Paracarri così..

Alessandro Secchi

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