I genitori di Ratzenberger: “Peggio se Roland fosse rimasto paralizzato”
Il 30 aprile 1994 la Simtek del pilota austriaco uscì di pista senza lasciargli scampo
Chi ha avuto il privilegio di conoscerli non può che ricordarli con grande affetto e come due persone estremamente gentili. Sono trascorsi ventidue anni da quel tragico sabato 30 aprile 1994 e i genitori di Roland Ratzenberg, ancora straziati dal dolore, continuano a mantenere una pudica riservatezza.
Di rado in contatto con i media in occasione dell’anniversario 2016 hanno però voluto fare uno strappo alla regola rilasciando un’intervista al tedesco Auto Bild.
“non appena vidi l’auto uscire dalla curva della Tosa a pezzi riconobbi che si trattava di mio figlio e il movimento della testa mi face capire che ormai se n’era andato” – il racconto di papà Rudolf.
“Pensai subito a mia moglie Margit che era in cucina, a come comunicargli quanto successo. Più tardi la notizia cominciò a diffondersi e il telefono a squillare – ha proseguito – Il ricordo più brutto comunque riguarda l’identificazione a Imola. Sembrava che dormisse e le ferite non erano visibili. Un’immagine che avrò sempre nella mente. Come c’è scritto sulla lapide ha vissuto per il suo sogno”.
Quindi sulla chiamata tanto attesa ricevuta dal 33enne dal Circus ha detto: “Erano gli inizi dell’anno quando ci avvisò che lo avevano promosso in F1. Si preoccupò subito di tranquillizzare la madre affermando che le monoposto erano molto più sicure rispetto alle altre formule. Sinceramente non sono mai riuscito ad odiare questo sport. Sarebbe stato facile ma ho capito che non avrebbe cambiato nulla”.
“Con il senno di poi credo sia andata bene così. Ci siamo spesso chiesti cosa sarebbe accaduto se fosse rimasto paralizzato o avesse avuto il destino di Michael Schumacher. Perdere la vita può sembrare il peggio, tuttavia per chi è vicino è più difficile accettare altre conseguenze..” – la sua conclusione.
Chiara Rainis
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui