Hamilton in Ferrari, il più grande per la più grande
Per la Rossa l'operazione Hamilton ha un significato profondo
La Ferrari ha provocato il boato più fragoroso, facendo tremare le mura solide della F1. L’ingaggio di Lewis Hamilton non è una semplice operazione di mercato, non è nemmeno una semplice scelta, è un incontro scandito nei tempi e nei modi dal destino, è un cercarsi reciproco che ha deciso di farsi Storia all’improvviso, sovvertendo l’ordine costituito, ribaltando le scritture più o meno sacre della massima categoria.
Tutto è cambiato nel giro di poche ora; gli scenari del Circus sono rivoluzionati, così come la percezione delle cose. E’ un mondo rovesciato, prepotentemente monopolizzato da una Ferrari che ha deciso di giganteggiare, mettendo sul piatto il proprio blasone, il mito, unica squadra a poter strappare alla Mercedes il pilota più vincente di tutti i tempi, nonché il suo uomo immagine, il pilota legato a doppio filo con Brackley.
Se riavvolgiamo il nastro sono fresche le immagine dei trionfi di Lewis con la Stella a tre punte, la squadra come famiglia, le battaglie politiche condivise. Un legame apparentemente indissolubile, spezzato dal fascino di una sfida tutta nuova, intrisa di significati romantici, epici, ma anche pragmatici.
Hamilton non smetterà senza aver corso con la Rossa. Hamilton arriverà da sette volte campione del mondo per aiutare Maranello a vincere il mondiale dopo un digiuno quasi ventennale. Guai a sottovalutare lo spessore, il carisma, la grandezza, il talento, di Lewis. Guai a non pesare la velocità innata, la sua perfetta e armonica danza tra le curve, le staccate al millimetro, la sensibilità con le gomme, l’esperienza di mille battaglie.
Prendere il campione inglese, affiancandolo ad un talento cristallino come Leclerc, è la mossa coraggiosa, ardita, spartiacque, di una Scuderia fin troppo gloriosa per non avere l’ossessione, la brama, di ridare lustro al proprio retaggio, di tornare in alto prepotentemente. L’operazione Hamilton può davvero cambiare le sorti di una squadra a tratti derelitta, dal destino infausto, incapace di dettare legge, di attirare tecnici di alto livello e di sfornare auto vincenti.
Portare a Maranello il pilota più vittorioso è un messaggio di forza senza precedenti, ricorda da vicino l’ingaggio di Michael Schumacher nel 1996, supera per clamore e significato gli ingaggi pur pesanti di Fernando Alonso nel 2010 e Sebastian Vettel nel 2015. Lewis, reduce tra l’altro da un 2023 di altissimo livello, è la figura ideale per attirare a Maranello ingegneri top, ha il carisma per trascinare una scuderia alla vittoria, per capacità al volante e qualità riconosciute fuori, nel lavoro di squadra.
La Rossa ha in mano un prodigio come Charles Leclerc, al quale affianca una leggenda vivente, per presentarsi dal 2025 ai nastri di partenza con una line-up devastante, per velocità e spessore. Senza alcuna paura, né degli avversari, né di se stessi. Hamilton-Ferrari è realtà, è la sliding doors che sa tanto di rinascita, di ripartenza, dopo anni di immobilismo e assuefazione alla mediocrità. Il Cavallino ha ancora la forza di scrivere la storia.
Antonino Rendina
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