Formula 1 | Quattro chiacchiere con Davide Mazzoni, capo dei motori della Ferrari

"A Zeltweg il motore turbo opera in punti di funzionamento che richiedono mappature specifiche", ha detto l'ingegnere ex Maserati

Formula 1 | Quattro chiacchiere con Davide Mazzoni, capo dei motori della Ferrari

Uno dei talloni d’Achille della Ferrari negli ultimi anni è stata certamente l’affidabilità. Specialmente nel 2022 non sono stati isolati i problemi dovuti alla power unit della F1-75, con il povero Leclerc che ha visto andare in fumo prestazioni importanti come a Barcellona e Baku, mentre la vettura di Sainz è andata a fuoco a Zeltweg, peraltro prossimo appuntamento del mondiale 2023. In questa stagione altre problematiche le abbiamo viste specialmente a inizio campionato, con diverse componenti sostituite sulle due vetture, un Leclerc lasciato a piedi in Bahrain e una penalità scontata già a Jeddah, secondo appuntamento. Da novembre è tornato nei ranghi Ferrari Davide Mazzoni, ex Maserati e oggi a capo del motore a combustione interna del Cavallino.

Che sfida rappresenta per voi motoristi il circuito di Spielberg e in particolar modo la lunga salita che porta a curva 3?

“Il primo tratto del circuito sino a curva 3, è composto da curve che collegano lunghi rettilinei in salita; per noi motoristi questo tratto del circuito evidenzia non solo le qualità di potenza del motore, ma anche le caratteristiche di guidabilità, che sono fondamentali per garantire un’efficace accelerazione in uscita di curva. Inoltre i quasi 700 metri di quota del circuito di Spielberg comportano una ridotta densità dell’aria. Il motore turbo non ne risente a livello prestazionale, ma opera in punti di funzionamento che richiedono mappature specifiche”.

Tre lunghi rettilinei con DRS aperto. A che tipo di sforzo sono sottoposte le power unit?

“Le tre zone DRS implementate in un circuito relativamente corto, nel quale si frena in modo violento solo per un tempo limitato, richiedono un’ottimizzazione estrema della gestione dell’energia della Power Unit. Il sistema composto da ERS, MGU-K, MGU-H ed ICE (internal combustion engine, ovvero il motore termico) viene stressato da continui trasferimenti di energia tra fase di recupero e zone ad alta velocità, nelle quali il rilascio della stessa è fondamentale per tempo sul giro e possibilità di sorpasso”.

Raccontaci un po’ di te. Quale strada hai fatto per arrivare in Ferrari e cosa rappresenta per te lavorare per questa azienda?

“Sin da quando ho iniziato a studiare Ingegneria ho coltivato il sogno, che poi si è tramutato in obiettivo, di lavorare per Ferrari. In quasi 30 anni di carriera, ho potuto contribuire allo sviluppo di motori ad alte prestazioni, sia per applicazioni racing che di serie per due e quattro ruote. La Ferrari l’ho vissuta una prima volta nell’era di Michael Schumacher, come giovane ingegnere pieno di entusiasmo e voglia di fare che ha avuto la fortuna di lavorare in un team incredibile. Questa seconda opportunità la vivo con lo stesso quotidiano entusiasmo, consapevole che la Ferrari è unica e che esserne parte è qualcosa che va meritato quotidianamente”.

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