Formula 1 | Newey rivela: “All’inizio ho sottovalutato la sfida in Red Bull”

Adrian Newey ha raccontato i problemi di infrastruttura e di mentalità che ha trovato all'inizio della sua avventura in Red Bull

Formula 1 | Newey rivela: “All’inizio ho sottovalutato la sfida in Red Bull”

Formula 1 Newey Red Bull – Adrian Newey, una delle menti più brillanti della Formula 1 e da qualche settimana nuovo “Managing Technical Partner” di Aston Martin, ha recentemente riflettuto sulle difficoltà che ha dovuto affrontare nei suoi primi giorni in Red Bull.

Quando si unì alla scuderia nel 2006, Newey trovò una squadra che, sebbene costruita sulle fondamenta del vecchio team Jaguar, aveva perso completamente fiducia nelle proprie capacità e non solo sul piano strutturale, ma anche su quello umano.

Al contrario di quanto si aspettava, la compagine inglese era finita in un limbo che l’aveva portata a non ottenere risultati, soprattutto a causa di una struttura – tecnica ed economica – ormai obsoleta e non in grado di contrastare le altre forze presenti sullo schieramento di partenza.

La rincorsa al vertice si è quindi rivelata fin da subito una sfida che Newey è riuscito a vincere grazie non solo all’impegno quotidiano (Red Bull è arrivata al successo tre anni più tardi), ma anche alla stretta collaborazione che si è creata con tutti i personaggi impegnati a Milton Keyes, Christian Horner e Sebastian Vettel su tutti.

Newey e il debutto in Red Bull

“Red Bull era una squadra emergente, ma a essere precisi era ciò che restava del team Jaguar. Quindi, come squadra, avevano già una base. Tuttavia, avevano perso fiducia in se stessi. Non credevano più di poter vincere. Ho sottovalutato quanto fosse profonda questa mancanza di fiducia. Avevano bisogno di ritrovare la convinzione nelle proprie capacità. Inoltre l’infrastruttura era molto indietro. La galleria del vento era poco sviluppat e molti degli strumenti di simulazione erano molto semplici o addirittura inesistenti. Appena sono entrato a regime con il team mi sono reso conto di quanto la sfida fosse complicata non solo a livello tecnologico, ma anche sotto quello mentale”.

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