Ferrari: rientro a Maranello con tanta voglia di riscatto

Ferrari: rientro a Maranello con tanta voglia di riscatto

Si è conclusa oggi una delle trasferte più lunghe dell’anno. Dopo il trittico Australia-Malesia-Cina, la Ferrari è ripartita questo pomeriggio da Shanghai alla volta di Maranello. Per tanti meccanici è un ritorno a casa dopo un mese di assenza, visto che molti di loro erano partiti intorno al 20 marzo per Melbourne, dove si svolgeva la prima gara della stagione.

Nessuno alla Ferrari è contento di come siano andate le cose nelle prime tre gare di questo campionato: cinquanta punti non sono certo il bottino che ci si attendeva e si sperava alla vigilia ma da qui a dire che tutto è sbagliato, tutto è da rifare ce ne corre. E’ vero che il divario in qualifica dalla Red Bull è molto, troppo ampio, ma è altrettanto vero che, in gara, la situazione è diversa ed è molto più equilibrata, come si è visto ieri pomeriggio a Shanghai. Peraltro, come ha dichiarato al nostro sito il Presidente Montezemolo, ci vuole una reazione, in tempi brevi, in modo da essere più competitivi già a partire dal Gran Premio della Turchia dell’8 maggio prossimo.

A Shanghai è rimasto ovviamente Paolo Santarsiero, il meccanico cambista colpito da un aneurisma giovedì scorso, ricoverato all’ospedale Rui Jin. L’evoluzione del suo stato di salute procede in maniera positiva e oggi Santarsiero, che ieri è stato raggiunto dalla moglie, ha prima ricevuto la visita di alcuni dei suoi colleghi e poi quella di Amedeo Felisa, l’Amministratore Delegato della Ferrari, a Shanghai per il Salone dell’Auto che si apre domani mattina con la giornata stampa, cui parteciperà anche Felipe Massa.

Un’analisi approfondita dell’andamento dei primi tre Gran Premi dimostra come la tanto vituperata 150° Italia sia stata in lotta per il podio sia in Malesia che in Cina. In particolare la gara di Shanghai ha visto il distacco dal primo ridursi praticamente della metà, con Felipe che è arrivato a 15” dal vincitore Hamilton e a 8” dal terzo classificato, Webber, al termine di una corsa priva di anomalie, come neutralizzazioni o ritiri (23 macchine al traguardo sulle 24 partite). Si dirà che il brasiliano è comunque arrivato sesto, sopravanzato da due McLaren, due Red Bull e una Mercedes, ma ciò dimostra una volta di più quanto i rapporti di forza siano molto più ravvicinati la domenica rispetto al sabato. Ieri pomeriggio c’è stato un solo binomio che si è elevato di una spanna sopra gli altri in termini di pura prestazione, quello formato da Mark Webber e dalla sua Red Bull che, partito 18esimo, è salito sul terzo gradino del podio: peraltro, va sottolineato come, oltre alla straordinaria prestazione dell’australiano, abbia avuto un ruolo importante il fatto di poter disporre di tutti e tre i set di gomme nuove previsti per qualifica e gara.

Nel dopocorsa si è dibattuto tanto di strategie, con esaltazione di chi aveva scelto le tre soste e bocciatura di chi, fra cui il duo ferrarista, aveva optato per le due fermate ai box. A caldo, Felipe non si era detto convintissimo della scelta compiuta insieme al muretto di Maranello: si può capire la frustrazione del pilota brasiliano che, dopo aver lottato alla pari con McLaren, Red Bull e Mercedes per buona parte della corsa ed essersi ritrovato ancora al terzo posto a otto giri dalla fine, si sia visto superato da tre vetture nelle ultime battute. Già ieri sera, dopo aver analizzato più nel dettaglio la situazione, anche Felipe ha convenuto come, per quanto riguarda la Ferrari, la differenza in termini di posizioni nell’ordine d’arrivo fra le due strategie non sarebbe stata molta. Del resto è logico che sia così: quando ci sono distacchi così limitati basta poco – le gomme che durano un paio di giri in più, un doppiaggio più o meno agevole in un momento critico – per cambiare la prospettiva di una gara. La Formula 1 di quest’anno è molto più imprevedibile, basti pensare al diverso rendimento dello stesso tipo di gomme su due macchine identiche o fra una gara e l’altra.

Tutte queste considerazioni sono valide ma nessuno vuole usarle come alibi per nascondere il fatto che ci sia bisogno di una macchina più veloce. A Maranello ne sono tutti consapevoli e faranno il massimo per dare al più presto a Fernando e a Felipe una 150° Italia in grado di lottare per la vittoria.

Ferrari

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