F1: tiene banco la barzelletta Bahrain

F1: tiene banco la barzelletta Bahrain

In un’annata che rischia di ricordare, per chi non ne ha gioito, le cavalcate trionfali del 2002 e 2004 (visto il ritmo di Sebastian Vettel), in qualche modo il pubblico della F1 deve essere tenuto ‘a bada’ da Federazione, Ecclestone & Company.

Ecco, quindi, che dal mese di marzo prosegue imperterrita la sceneggiata riguardante lo svolgimento o meno del GP del Bahrain, che ricordiamo avrebbe dovuto inaugurare la stagione di F1 il 13 Marzo.

Annullato, giustamente, a fronte delle drammatiche rivolte politiche e popolari, delle quali non abbiamo intenzione nè approfondite conoscenze politiche per parlarne, il GP avrebbe fruttato una cifra quantificabile intorno ai 40/45 Milioni di $ (15 in più del normale che si sarebbe trattato del primo GP dell’anno) nelle casse del nostro ‘amato’ Bernie Ecclestone.

Il Mondiale, quindi, è iniziato a tutti gli effetti il 27 Marzo a Melbourne, Australia. Bahrain sospeso, in attesa di decisioni future.

Siamo ormai al mese di Giugno, e nel tempo trascorso ne abbiamo sentite di ogni tra Ecclestone, Piloti, FIA, FOTA, Dirigenti, Politici, Organizzazioni Sociali.

La data fissata per la decisione definitiva sulle sorti del Gp era quella del 3 Giugno, venerdì scorso.

Le notizie, da aprile in poi, sono state completamente contrastanti: si corre, non si corre, si va in Qatar, ma no forse ce la facciamo, non ce la facciamo, ce la possiamo fare per fine anno, ce la faremo sicuramente, ce la vogliamo fare.

Insomma, si è arrivati al 3 Giugno quando la FIA, a sorpresa, ha reintrodotto il Barhain nel calendario 2011 posticipando il Gp Indiano alla fine dell’anno (in tutti i sensi, si rischia di terminare il Mondiale a Dicembre).

Fulmini e saette! Dalla sicurezza della decisione siamo, ad oggi, a parlare ancora di possibilità di annullamento della corsa e ripristino del ‘vecchio’ calendario.

Dapprima Damon Hill, ex Campione del Mondo (1996) ha consigliato spassionatamente di non andare a correre nel deserto. Successivamente, sono arrivate le rimostranze di Mark Webber (‘E’ una decisione sbagliata’), Max Mosley che da quando non è più in FIA pare essersi riappropriato della propria psiche (‘La F1 pagherà questa scelta’ e ‘non si può cambiare il calendario senza il consenso delle squadre’), e successivamente della FOTA, l’associazione dei Team di F1, che dopo essersi avvalsa di qualche giorno per riflettere ha dato il suo parere negativo sulla spedizione in Bahrain.

Cosa succede, a questo punto? Che Ecclestone dice di voler mandare un proprio ispettore a verificare la situazione sul posto (possiamo immaginarlo, vestito in mimetica), mettendo le mani avanti e dicendo che è improbabile che si vada a correre, anche se a fine ottobre. In tutto questo l’incertezza regna quindi sovrana, con la FIA che dice ‘A’, la FOTA che dice ‘C’, Ecclestone che dice ‘B’ e il pubblico che non sa da che parte girarsi e si sente preso in giro.

Allo stato attuale, quindi, ancora non sappiamo se questa benedetta gara si correrà o meno, e se il Mondiale finirà effettivamente la prima settimana di Dicembre.

Cosa possiamo trarre, da tutto questo?
Poche note positive, purtroppo. Da questa vicenda possiamo capire che manca un’uniformità di pensiero e una comunicazione tra gli organi che governano la Formula 1. FIA e FOTA viaggiano su binari paralleli, mentre Ecclestone fa la spola tra un binario e l’altro, per tenere insieme i cocci di un vaso che mostra sempre più crepe.

Per quanto riguarda il Bahrain, in un Campionato a 20 gare l’annullamento di una non cambia di certo le gerarchie della stagione. Soprattutto in un anno come questo dove le sorti, a meno di ribaltoni incredibili, paiono direzionate in modo piuttosto deciso. Se consideriamo, poi, la spettacolarità del tracciato, allora forse è proprio meglio così. Anche perchè, parlando seriamente, quando ci sono in ballo diritti umani e questioni politiche è sempre meglio lasciare lo sport e gli interessi economici (anche se enormi) in secondo piano, e pensare prima ai problemi più importanti.

Al di là delle questioni politiche, comunque, a perdere credibilità (viste le continue dichiarazioni opposte e le indecisioni di questo periodo) è sicuramente, e come sempre, la F1. Se ne accorgerà, qualcuno, ai piani alti? O, forse, sono talmente alti da mancare abbastanza ossigeno?

Alessandro Secchi
F1Grandprix.it

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