F1 | GP del Bahrain: il racconto della rimonta di Sergio Perez
Alla sua prima gara da pilota Red Bull, il messicano è riuscito a rimontare sino al quinto posto dopo un problema tecnico
Undicesimo sulla griglia di partenza, ultimo dopo il primo giro, quinto sul traguardo. La prima gara di Sergio Perez al volante di una Red Bull non poteva essere banale e il messicano non ha deluso, confermando le qualità che avevano spinto il team anglo-austriaco a cambiare la propria politica e puntare su di lui.
A dire il vero, l’undicesimo posto conquistato in qualifica aveva lasciato l’amaro in bocca, soprattutto considerando che i dati del venerdì in merito al passo lo davano nella lotta per la conquista di un piazzamento sul podio. Difficoltà sul giro secco attribuibili secondo il numero 11 ad un feeling ancora non perfetto con la nuova monoposto, dato che nel corso dei test aveva avuto modo di provare a comprenderne il limite solamente nella mattinata dell’ultimo giorno: “Ci sono alcuni problemi specifici legati al modo in cui guido la vettura, devo modificare il mio stile per adattarmi alla monoposto. Devo assicurarmi di guidare la vettura nel modo in cui vuole essere guidata. È qualcosa che sta richiedendo un po’ di tempo, perché è molto differente da ciò che ero abituato a fare in passato. Non sono riuscito a massimizzare la qualifica, ma vari aspetti stanno migliorando giro dopo giro. L’importante è continuare a fare chilometri”, ha raccontato Perez, spiegando che sarà necessario ancora qualche appuntamento prima di vederlo estrarre il massimo potenziale al sabato.
Per quanto la sesta fila avesse reso più complicata la sua rincorsa al podio, nulla era ancora perso e ogni chilometro in più percorso con la RB16B avrebbe rappresentato un’opportunità per riuscire ad acquisire esperienza ed ottenere un buon risultato, soprattutto tenendo a mente che il quarto posto era ancora alla portata. Ciò che il messicano non poteva aspettarsi, tuttavia, era che un guasto elettrico lo avrebbe costretto a riavviare la vettura durante il giro di formazione, costringendolo così a prendere il via della corsa dalla pit lane in un’ultima posizione. All’altezza di curva 13, infatti, un problema di natura elettrica aveva portato la RB16B numero 11 a spegnersi all’improvviso, spingendo il messicano ad accostarsi a bordo pista nella speranza di trovare una soluzione. L’impossibilità di comunicare con gli ingegneri a causa del guasto aveva reso l’intera situazione ancor più complicata, lasciando il destino della corsa interamente nelle mani di Checo. Fortunatamente, nonostante la poca familiarità con la nuova monoposto e con la Power Unit Honda, Perez era riuscito ad effettuare un power cycle, “riavviando” così la monoposto. Una procedura completata intervenendo sugli switch presenti sul lato sinistro dell’abitacolo, dove dei selettori indicano lo stato in cui si trova la vettura. Inizialmente gli sforzi del messicano sembravano essere stati vani, perché la macchina continuava a non dare alcun segno di vita, fino a quando all’improvviso il sistema aveve effettivamente completato il riavvio, dando così l’opportunità a Perez non solo di parlare con gli ingegneri, ma anche di mettere in moto la monoposto attraverso l’MGU-K.
Ma cosa era successo in quei frangenti? Già prima della gara sulla vettura del pilota di Guadalajara erano stati riscontrati alcuni problemi di natura elettrica, i quali avevano portato alla sostituzione in via precauzionale sia del pacco batterie che della centralina. Problemi che si pensava fossero stati risolti, come spiegato da Paul Monaghan: “Prima della gara avevamo riscontrato un piccolo problema elettrico, ma eravamo riusciti a sistemarlo. Durante i giri per arrivare in griglia di partenza non avevamo riscontrato alcun segnale di errore e la monoposto si comportava esattamente come ci aspettavamo. Durante il giro di formazione, tuttavia, Sergio aveva iniziato ad accusare alcune difficoltà. La macchina aveva riscontrato un problema e si era spenta andando in protezione. Tutta la parte elettrica si era andata. Checo non si è perso d’animo e come con un computer ha provato a spegnere e riaccedere la vettura. Il volante ha preso di nuovo vita, è riuscito ad accendere il motore e tornare in pit lane. Fortunatamente Sergio è stato in grado di completare la procedura da solo. Senza comunicazioni radio non potevamo comunicargli di effettuare il reset dell’accensione, ma ci ha pensato lui per noi. Dobbiamo capire cosa sia accaduto e cercheremo di sistemarlo prima di prendere parte al fine settimana di Imola”, ha dichiarato Chief Engineer Red Bull, sottolineando la freddezza del messicano in quei frangenti.
Essendo costretto a partire dalla pit lane, a meno di eventuali colpi di fortuna la rincorsa al podio era ormai inevitabilmente compromessa, ma ciò non voleva dire che Perez non potesse comunque lottare per risalirela classifica ed ottenere un buon risultato. Sfruttando l’ingresso della vettura di sicurezza in seguito all’incidente di Mazepin, il team aveva avuto l’opportunità di richiamare il proprio portacolori in modo da montare sulla vettura un nuovo set di pneumatici caldi in sostituzione di quello che con cui era inizialmente sceso in pista, il quale ormai aveva perso temperatura dopo essere rimasto a lungo fermo davanti al semaforo nella corsia box. Traendo il massimo dal suo nuovo treno di gomme, alla ripartenza Perez era riuscito ad essere immediatamente incisivo, recuperando nel giro di poche curve ben quattro posizioni, grazie anche ad un bel sorpasso all’esterno di curva 10 su Yuki Tusnoda.
Con il passare dei giri, il messicano continuava a recuperare posizione dopo posizione, anche se la concorrenza di certo non gli rendeva la facile. Dopo aver completato un sorpasso su Russell, il portacolori della Red Bull era stato protagonista di alcuni duelli al limite con Sebastian Vettel ed Esteban Ocon, i quali non si erano fatti timori reverenziali nel rispondere agli attacchi del messicano. Riuscire a sopravanzare il tedesco e il francese, tuttavia, aveva richiesto un grosso impegno da parte del sistema ibrido, costringendo così il numero 11 a rifiatare per qualche giro in attesa che si ricaricassero le batterie. Al di là di questo minimo inconveniente, il passo mostrato in quelle prime fasi di gara era assolutamente convincente, tanto che sia Perez che il team avevano concordato di allungare di qualche passaggio il primo stint in modo da poter ricavarne un vantaggio nella seconda metà della corsa. Una decisione che inizialmente sembrava corretta, considerando quanto fossero competitivi i tempi registrati in quei frangenti, ma che aveva visto un brusco stop dopo il duello con Valtteri Bottas, in cui un innalzamento delle temperature delle coperture delle posteriori aveva portato ad un calo complessivo del grip.
Al fine di non vedere il gruppo di centro gruppo prendere il largo, il muretto Red Bull era intervenuto prontamente, richiamando Perez ai box nel corso del diciannovesimo passaggio per montare un nuovo set di gomme hard. Una mossa in controtendenza a quella dei rivali più diretti, i quali avevano optato per una mescola più soffice come poteva esserla la media. Ciò ci lasciava intendere che l’obiettivo della squadra anglo-austriaca per il secondo stint di gara sarebbe stato quello di estendere il più possibile, nella speranza di creare un offset importante a livello di gomma da sfruttare per andare all’attacco nelle ultime fasi della corsa. Sfruttando al meglio le potenzialità della sua monoposto, nello spazio di otto giri Checo era riuscito a sopravanzare in sequenza Kimi Raikkonen, Sebastian Vettel, Carlos Sainz e Lance Stroll, sfoderando un passo che nei momenti a pista libera si avvicinava a quello del trio di testa. Una differenza di ritmo tale che gli aveva permesso di riuscire a ripotarsi rapidamente anche alle spalle di Daniel Ricciardo, quantomeno prima che quest’ultimo si fermasse per quella che sarebbe stata la sua seconda ed ultima sosta.Avendo una gomma dura, naturalmente l’intenzione era quella di continuare a rimanere in pista il più possibile, creando così quella differenza in termini di numero di giri che gli avrebbe consentito di sfruttare al massimo l’ultimo set di coperture a banda gialla per la terza frazione di gara, quella in cui tentare l’assalto al quinto posto.
Riuscire ad individuare il momento perfetto in cui fermarsi non era tuttavia semplice: vi era la necessità di trovare un equilibrio tra il riuscire ad allungare il più possibile lo stint, allo stesso tempo, evitare di ritrovarsi nuovamente nel traffico. Al fine di rientrare in pista davanti a Stroll, il muretto della Red Bull aveva deciso di richiamare il proprio portacolori alla fine del trentottesimo passaggio, nonostante il vantaggio virtuale fosse davvero risicato. Una scelta che a livello pratico aveva dato i suoi frutti, permettendo a Sergio di ritrovarsi immediatamente davanti al canadese all’uscita dai box: tuttavia, a causa delle gomme non ancora in temperatura, nulla aveva potuto per difendersi proprio dal pilota dell’Aston Martin, il quale era riuscito a completare una stupenda manovra all’esterno di curva quattro. Una volta riuscito a riscaldare efficacemente le coperture, il messicano era riuscito rapidamente a riprendersi la posizione, superando Stroll sul rettilineo principale e riportandosi così in settima posizione. La caccia al sesto posto di Ricciardo e, soprattutto, al quinto di Leclerc era aperta. Con ancora sedici giri fino alla bandiera a scacchi la rimonta sembrava davvero possibile.
Grazie ad un passo estremamente competitivo e quasi in linea con i piloti di testa, riuscirsi a riportare alle spalle del pilota della McLaren non era stata impresa difficile, completando ancora una volta il sorpasso in curva 1 in maniera simile a quanto era avvenuto in precedenza. A quel punto, il monegasco della Ferrari si trovava solamente a sette secondi di distanza e con un ritmo quasi un secondo più rapido, il messicano sarebbe riuscito a riportarsi negli scarichi della SF21 negli ultimi passaggi di gara. L’aspetto più importante era riuscire a bilanciare in maniera certosina le prestazioni e la gestione delle gomme, soprattutto nelle zone di frenata e trazione che mettevano sotto stress il retrotreno, in modo da avere coperture ancora in buone condizioni per l’assedio finale. Proprio per questo si era intervenuti soprattutto su mappature di differenziale e brake shaping, cercando di limitare quei piccoli problemi che si erano riscontrati nel primo e nel secondo stint.
L’attacco decisivo ai danni di Leclerc era giunto nel corso del cinquantaduesimo giro, dopo un bel duello che aveva visto il monegasco rispondere prontamente alle mosse del messicano. Grazie ad una bella manovra di incrocio in curva 4, preparata nei minimi dettagli, Sergio era però riuscito ad avere la meglio, completando la sua rimonta fino al quinto posto. Infatti, nonostante una evidente differenza di ritmo al favore del pilota della scuderia di Milton Keynes, non vi sarebbe stato tempo sufficiente per avvicinarsi a Lando Norris in quarta posizione prima della bandiera a scacchi.
Al di là del risultato finale, sono molti gli aspetti positivi di cui Perez si può ritenere soddisfatto dopo il suo primo weekend con i colori della Red Bull. La prestazione sul giro secco è indubbiamente un punto su cui migliorare, ma Gran Premio dopo Gran Premio il messicano riuscirà a trovare un miglior feeling con la RB16B ed estrarne il potenziale. Ciò che ha sorpreso, tuttavia, è stato il passo gara, assolutamente competitivo nonostante i vari sorpassi completati durante la gara, che lasciano presagire che il messicano sia sulla giusta strada e che potrebbe rivelarsi un’arma importantissima per la squadra anglo-austriaca nella lotta per il campionato costruttori. Lo scorso anno a Imola solo una scelta strategica sul finale lo aveva privato Perez dell’opportunità di lottare per il podio: che possa rifarsi in questa stagione?
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