F1 | Ferrari, sconforto rosso: la tranvata che non ti aspetti, l’ambiente immaturo e il diritto di appello

Per il Cavallino non poteva esserci inizio di mondiale più dfifficile

F1 | Ferrari, sconforto rosso: la tranvata che non ti aspetti, l’ambiente immaturo e il diritto di appello

“Stiamo analizzando per voi“. Dati e numeri, spogliati del riverbero frastornante di un Albert Park versione Kafka, lento e non sai perché – o meglio lo sai ma guai a dirlo – e non c’è via di uscita, se non fare la parte del granchio tra leoni.

Tutto il peso della sconfitta – una mazzata epocale, inaspettata, dolorosa – ricade sulle spalle di Atlante Binotto. che non può far nient’altro che scuotere la testa e rinviare l’appuntamento con la vera Ferrari nel deserto del Bahrein.

L’Australia ferrarista è stata surreale, forse irreale, onirica nella sua inafferrabilità. Mentre nuovi protagonisti si ergevano all’orizzonte gonfiando il petto, la RossoNeraLivreaOpaca si perdeva tra i dossetti del tracciato semipermanente di Melbourne e un bilanciamento mai trovato. “Perché siamo così lenti?” è il grido disperato, sincero, disarmante, di Sebastian Vettel. Da uomo del destino a comparsa infilata all’esterno da Max Verstappen su Red Bull Honda. Disarcionato giù dal podio come uno qualsiasi, lui, Seba, l’uomo tornato in splendida forma per contendere l’iride a Lewis Hamilton.

La Ferrari è stata talmente poca roba che suscita più compassione che rabbia, fa tenerezza nel suo essere ormai una proverbiale perdente, nell’inanellare giri spettacolari in pieno inverno, quando gli altri ridono di te alle spalle e si permettono anche il lusso di canzonarti davanti ai microfoni, attribuendoti un vantaggio tristemente inesistente.

Chi più, chi meno, ci siamo cascati tutti. Maranello sembrava davvero davanti con la punta del musetto, e qui la tiratina di orecchie va fatta all’ambiente. Il tifo ferrarista è irriducibile nel suo nutrirsi soltanto di proclami e speranze, nel crogiolarsi in una leggenda che da più di dieci anni deve fare i conti con una realtà ben diversa. Ci sono squadre (prima la Red Bull, ora Mercedes) che semplicemente lavorano meglio, sanno fare meglio F1, sanno vincere.

Da noi basta cambiare team principal e verniciare la macchina di rosso per essere già vincenti, per dover per diritto divino sbaragliare la concorrenza. Non è così. Forse è il caso di smettere di cercare capri espiatori ed iniziare a interrogarsi serenamente sulla dimensione della Ferrari, che ad oggi non sembra pronta per vincere. A meno di non voler continuare a credere che basti chiamarsi Ferrari per tornare a dominare.

Eppure, a quanto pare, dal Bahrein sarà tutta un’altra storia. Così dicono. Gli stessi che urlavano al miracolo nei test? Chissà, certo che in due settimane la Ferrari dovrà recuperare stabilità, trazione e potenza. Ed è vero che forse questa SF90 è stata davvero troppo brutta per essere una storia vera, è quasi illogico pensarla così lontana dai diretti rivali. E allora giusto darle il diritto di appello nel deserto, giusto dare tempo e non essere disfattisti.

C’è chi crede al recupero repentino, chi non ci crede e chi resta scettico. Fatto sta che in ogni caso non ci sono reali e fondati motivi – giusto per spostare altrove l’attenzione – per pensare ad una Mercedes in calo o in crisi. Perché alla fine si nascondono e sfottono, ma sono sempre loro a fare l’andatura. La Mercedes che aveva sbagliato monoposto, la Mercedes nervosa dei test.  “Un minuto” di risate. Amarissime.

Antonino Rendina


2.2/5 - (186 votes)
Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Focus F1

Lascia un commento

9 commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati