F1 | Ferrari, ma ce l’hai un progetto?
La sensazione è che la squadra navighi esclusivamente a vista
Difficilmente una navigazione a vista può portare molto lontano. Per arrivare a mete ad oggi irraggiungibili servirebbero una rotta precisa e idee chiare. La Ferrari non è mai sembrata così lontana dalla vittoria, e forse nemmeno così lontana da avere un progetto ben definito. Perché, checché se ne dica, nessuno sa realmente quale sia il progetto di Fred Vasseur e quale sia la Rossa che ha in mente, come uomini e come metodo e organizzazione di lavoro.
Tralasciando le sensazionalistiche notizie su non meglio precisati maghi del DRS già all’opera a Maranello e tecnici di alto grido strappati alla Red Bull, con i bibitari che commentano con un sorriso compassionevole i molteplici rumor delle ultime settimane, non v’è dubbio alcuno che monsieur F-Red stia bussando qua e là alla porta di nuovi tecnici da ingaggiare, il problema semmai è capire se a questa Ferrari sbattono tutti la porta in faccia e se ci sia una idea sulla direzione da prendere.
A rimbombare nella testa sono le parole – invero preoccupanti – di Carlos Sainz subito dopo la disastrosa gara di Miami, teatro di una performance “surrealista”, ma non bella come un quadro di Dalì. La SF-23 è apparsa una monoposto liquida, nel senso di multiforme (non ingegno): veloce un giro, lenta quello dopo, sottosterzante una curva, sovrasterzante la successiva, addirittura tendente a perdere aderenza quando scendeva dai cordoli (vedasi l’incidente di Leclerc in qualifica e lo stesso comportamento dell’auto descritto come imprevedibile da ambedue i piloti).
E allora chi si scervella sulla tecnica parla di problemi con l’altezza del fondo, che non genererebbe abbastanza carico, per poi dare invece colpa alla dinamica del veicolo, e quindi alle sospensioni e a come lavorano. E il nuovo fondo non è andato bene, ma è stato promosso, il carico non c’è, ma c’è, le sospensioni nuove risolveranno tutto, ma anche no. E’ ammuina pura. Perché in fondo nessuno, probabilmente nemmeno i tecnici del Cavallino, conoscono realmente il male oscuro della SF-23, una monoposto che sembra semplicemente sbagliata.
Tornando a Sainz, il pilota ha dichiarato “Siamo nella situazione in cui dobbiamo provare tante cose per trovare il miglioramento che ci serve”. La prova, inquietante, che Maranello procede a tentoni, provando tutto e il contrario di tutto, mentre gli altri affinano le loro vetture. Lo spagnolo ha poi aggiunto che in Spagna la Rossa dovrebbe prendere un’altra direzione con gli sviluppi, sperando che sia la strada giusta. Un altro tentativo.
In tutto questo non è ben chiaro chi progetterà la monoposto 2024, o meglio, ad oggi a lavorare sulla prossima auto è per forza di cose il gruppo tecnico degli ultimi anni, privo però di David Sanchez che è stato il “progettista” di fatto fino al recente passaggio in McLaren.
Ciò che più preoccupa e dispiace è che il Cavallino – al di là di qualche proclama di riscossa, invero sempre più timido col passare del tempo – dà la sensazione di aver perso la bussola. Con l’augurio di essere presto smentiti, tutto sembra fuorché un periodo storico di costruzione di una squadra vincente in futuro. E’ deprimente leggere di porte chiuse in faccia o di ingegneri di alto livello che in procinto di firmare hanno smarrito fogli e penna.
Una monoposto che alterna pole a figuracce in gara, o sottosterzo a sovrasterzo da una curva all’altra, è il precipitato logico di un ambiente difficile, dove regnano incertezza e tensione, con le porte girevoli che però non hanno nemmeno iniziato a girare. Ma Elkann, Vigna, Vasseur, ce l’hanno un progetto per questa Ferrari o si procede a tentativi in pista, con assetti e sviluppi, e anche fuori, cercando nuovi tecnici qua e là senza cavare un ragno dal buco?
Antonino Rendina
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