F1 | Fernando Alonso, l’ultimo cavaliere del rischio…

Lo spagnolo è un pilota d'altri tempi, pronto a lasciare le "comoda" F1 per cimentarsi in gare anche più pericolose. Il suo è un inno al motorsport.

F1 | Fernando Alonso, l’ultimo cavaliere del rischio…

E’ noia o passione? E’ amore o trasgressione? Ossigeno oppure evasione? Fernando Alonso ormai non è più soltanto il noto campione di F1, ma è già da un po’ di tempo l’uomo dei due (e più) mondi, l’ultimo vero cavaliere del rischio, pilota tanto audace da lasciare la comoda cuccia in carbonio delle monoposto di Formula 1 per abbracciare un pericolo più vero, che accarezza e fa vibrare la pelle; siano esso i muretti di Indianapolis con una monoposto Indy, o quelli di Daytona con un prototipo.

Ma Daytona non bastava, non poteva bastare. Non c’è capriccio dove c’è progetto, il tarlo è una corona, tripla, da indossare e sbandierare come rinvicita sull’asfissiante Formula 1, la categoria che l’ha lanciato, amato, ma anche per certi versi emarginato, lasciando che il suo talento svilisse nelle poco lusinghiere battaglie a metà schieramento.

La critica, quella più caustica e severa gli imputa una sana dose di opportunismo. Vai a fare Le Mans con il sedere sull’unica LMP1 rimasta, la Totyota, ti piace vincere facile. Ragionamento condivisibile, se non fosse che Alonso insegue da anni l’Hunaudières, da quando c’erano Porsche e Audi, quando la Giumenta l’avrebbe accolto a braccia aperte se non fosse stato per il veto impostogli da Ron Dennis, team principal dalle vedute piuttosto classiche.

Tra tanta sfiga accumulata, mondiali sfumati all’ultima gara e il dramma sportivo di Honda, passando per il motore rotto a Indianapolis quando s’apprestava a preparare la volata, la vera fortuna per Fernando è aver trovato un manager illuminato come Zak Brown, un appassionato vero, che incoraggia il suo pilota a intraprendere nuove sfide.

Il carattere del campione delle Asturie resta sfaccettato, alle luci del fuoriclasse faranno sempre da contraltare le ombre di uno spirito polemico, le fortune e le sfortune restano tutta farina del suo sacco, ma da appassionati non possiamo che alzare le mani: voi ricordate in epoca recente un pilota di F1 impegnato contemporaneamente in un altro campionato mondiale di così alto livello? L’unico precedente è quello di Nico Hulkenberg, corsaro a Le Mans nel 2015 a cavallo di due GP iridiati. E il tedesco per la sua impresa nell’endurance è stato incensato ai quattro venti. Alonso ha osato ancora di più, impegnandosi per tutto il mondiale dei prototipi. Pur non demordendo (almeno a parole, i fatti raccontano di un Everest da scalare) dall’obiettivo del terzo titolo in F1, e sperando in una McLaren-Renault quantomeno “brillante”, Nando in questo periodo si è spezzato i reni al simulatore Toyota per preparare l’avventura nel WEC. Il tutto dopo aver passato la pausa invernale a preparare Daytona.

Storcerà il naso chi vede in questi atteggiamenti un disimpegno dalla F1, ma questo naso dovrebbe rimanere dritto al cospetto di tanta passione. Questo Alonso 2.0 non è più il top driver “cupo e torvo” (cit. Montezemolo) in perenne rapporto di odi et amo con la massima categoria. Lo spagnolo, con la sua versatilità, la sua duttilità, la sua gioia di correre, è un inno all’automobilsmo vero, è il multiforme ingegno di Ulisse che ha ritrovato la sua Itaca. Ovvero competere sempre e dovunque, come un corridore di altri tempi. Tutto ciò che serve ad un motorsport sempre più schiavo della forma a dispetto della sostanza. Bravo Fernando, dai gas!

Antonino Rendina


Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in News F1

Lascia un commento

3 commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati