F1 | Dalla debacle inspiegabile al riscatto certo in Bahrein, come se la Ferrari corresse da sola
La bontà della Ferrari SF90, intravista nei test invernali, va provata sui campi di gara
La cosa più intelligente di tutte l’ha detta proprio lui, Mattia Binotto: “Speriamo che in Bahrein funzionino i correttivi apportati, ma ricordiamoci che i nostri rivali sono duri da battere”. Giusto, perché, nel banale e scontato chiacchiericcio post debacle australe, la tendenza s’è confermata la stessa: ovvero concentrarsi sulla Ferrari, essere Ferrari, dover essere Ferrari, noi noi noi…no.
Ce ne fosse stato uno che sapesse davvero dirci cosa diavolo è capitato a Melbourne. Con gli slogan siamo bravi tutti. Troppo brutta per essere vera, riscatto in Bahrein, il motore depotenziato. Improvvisati analisti da social e più credibili addetti ai lavori hanno brancolato nel buio, tra teorie strampalate e ipotesi non suffragate dai fatti.
La Ferrari in Australia è stata moscia ai limiti dell’imbarazzante. E questo è un fatto. Le cause della prestazione orribile potrebbero essere tre: idiosincrasia per le asperità e i piccoli avvallamenti dell’asfalto di Melbourne. Assetto completamente cannato con conseguenti problemi di gomme e di trazione. Motore depotenziato per problemi di affidabilità.
Con le ipotesi siamo più bravi che con gli slogan. Peccato che nessuno ha avuto l’ardire di spiegare. Dal canto suo la F1 si conferma sport di nicchia, non nel senso di pubblico, ma nel senso che se la cantano e la suonano da soli, in un ermetismo e una chiusura che allontaneranno sempre di più il pubblico. Non che le squadre siano tenute a spiegare i loro problemi, ma anche chiudersi a riccio è sbagliato nei confronti dei numerosi appassionati. Bastava un minuto. Che cosa è un minuto?
Tornando a noi si legge che la Ferrari a Sakhir tornerà quella vera. Amen. Ma cosa significa, qual è la vera Ferrari? Quella che vince e convince una tantum, o quella che le prende da Mercedes molto spesso, per usare un eufemismo. Leggo che Manama è un tracciato classico, che si adatterà perfettamente ad una monoposto delicata come la SF90 e stavolta andrà tutto bene, perché a Maranello hanno risolto i problemi (per noi misteriosi). La cosa comica è che questa è una speranza che si basa su ben poco. O meglio, sullo stesso postulato che ha ingannato tutti di inverno, durante i test (che lo ricordiamo non contano nulla), ovvero quello che la Ferrari deve per forza essere competitiva perché si chiama Ferrari, è verniciata di rosso e perché ha ha impressionato proprio nei test (si, sempre quelli che non contano nulla).
La cosa più intelligente l’ha detta Binotto. Ed è stata sottolineare la forza della Mercedes in una frase che parlava dei problemi Ferrari. Una scelta sintattica e logica da applausi. D’altronde “Essere Ferrari” è uno hashtag tautologico, ma la F1 da un pezzo non è più Ferrari. Ci sono degli avversari, molto competitivi e vincenti, quelli grigi. La loro seconda guida si è svegliata dal letargo ed è famelica, il capitano si chiama Lewis Hamilton e la loro monoposto domina da anni.
Ecco questi rivali hanno rifilato un minuto di distacco alla Ferrari due settimane fa (ma che cosa è un minuto?). Prima di fare congetture sulla trazione, l’aerodinamica, il video di Vettel che non inserisce l’ottava e cavolate varie, fermatevi e riflettete: la Rossa potrà anche essere bilanciata e potente a Manama, ma non sta scritto da nessuna parte che sarà più veloce della Mercedes. Come non sta scritto da nessuna parte che la Mercedes nei test catalani non si sia nascosta alla grande. Ci aggrappiamo ad un inverno inebriante, ma se la premessa risultasse sbagliata lo stesso ragionamento e le stesse conclusioni sarebbero del tutto fallaci. Fa male, ma potrebbe essere così.
Antonino Rendina
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