F1 | Ben Sulayem licenzia anche Sara Mariani, responsabile di sostenibilità e inclusione della FIA
Lei polemizza: "Non mi aspettavo potesse finire così bruscamente"
La FIA ha annunciato la rimozione del ruolo di responsabile per la sostenibilità, la diversità e l’inclusione, in seguito a una ristrutturazione interna che continua a sollevare interrogativi sulla direzione intrapresa sotto la guida del presidente Mohammed Ben Sulayem. A lasciare il proprio rulo è Sara Mariani, in carica da appena 18 mesi, che nella sua e-mail di commiato ha espresso un chiaro malcontento: “C’è una vita al di fuori della FIA. Una vita in cui il talento e la dedizione vengono premiati. Dove le donne in posizioni di leadership possono prosperare, sentirsi apprezzate e rispettate. Non mi aspettavo che sarebbe finita così bruscamente, ma la vita continua”. Parole che sembrano indirizzate alla leadership dell’organizzazione e al contesto lavorativo in cui ha operato.
La Federazione ha giustificato la decisione come parte di un processo di revisione, annunciando che le responsabilità legate alla sostenibilità passeranno al segretario generale per la mobilità, Willem Groenewald, mentre la diversità e l’inclusione saranno affidate alla direttrice senior delle risorse umane, Alessandra Malhame. Secondo il direttore generale Alberto Villareal, questo cambio dovrebbe rafforzare le competenze della FIA su entrambi i fronti, sebbene non siano stati chiariti i motivi per cui sostenibilità e inclusione vengano ora trattate in ambiti separati e scollegati dal motorsport.
Mariani è solo l’ultima di una lunga serie di figure di rilievo ad aver lasciato l’organigramma da quando Ben Sulayem ha assunto la presidenza. Tra le partenze più significative figurano quelle del vicepresidente per lo sport Robert Reid, dell’amministratore delegato Natalie Robyn, del responsabile della conformità Paolo Basarri, del direttore di gara Formula 1 Niels Wittich e del commissario Tim Mayer, solo per citarne alcuni. In più occasioni, le uscite sono avvenute a seguito di modifiche allo statuto federale che, secondo alcuni critici, hanno indebolito i meccanismi di controllo interno e rafforzato la concentrazione di potere nelle mani del presidente.
Le modifiche statutarie più recenti, approvate la scorsa settimana dall’Assemblea Generale della FIA, sono state definite da una voce critica interna come un “periodo buio di arretramento democratico”. Il contesto generale suggerisce un clima di crescente centralizzazione, che continua a suscitare perplessità tra membri e osservatori del mondo sportivo. Ben Sulayem, candidato alla rielezione alla presidenza della FIA quest’anno e finora senza opposizione, è stato più volte al centro di controversie. Tra queste, l’emergere di commenti misogini attribuiti a sue dichiarazioni passate, per cui ha provato a difendersi richiamando l’istituzione della commissione per l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione.
La rimozione dell’incarico che incarnava proprio questo impegno rende difficile sostenere una linea coerente in tema di inclusività. Anche la nomina di Natalie Robyn come prima CEO donna della FIA, sbandierata come prova di apertura e rinnovamento, appare oggi meno significativa alla luce della sua uscita dopo un periodo di incarico molto breve, simile a quello di Mariani. In un settore che richiede sempre maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e all’inclusione sociale, la scelta della FIA di ridurre l’autonomia e la visibilità di questi temi rischia di apparire come un passo nella direzione opposta a quella auspicata. Resta da capire se e come questa nuova configurazione organizzativa porterà risultati concreti, oppure se rappresenti un ulteriore segnale di chiusura e accentramento.
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