Caro Schumi, questa F1 non fa più per te
Il 14 Giugno del 1992, a Montreal, un ragazzo di 23 anni (foto di copertina) giunge secondo al traguardo del Gp del Canada, dietro Gerhard Berger, con una Benetton Ford non sicuramente prima forza del Mondiale.
Il 12 Giugno 2011, sempre a Montreal, lo stesso ragazzo, ormai 42enne, ha rischiato di passare sotto la bandiera a scacchi al secondo posto, con una Mercedes, anch’essa non prima forza del Campionato.
Tra queste due date sono trascorsi 19 anni, 16 dei quali passati a correre in F1, con 7 Mondiali vinti e una fila di record che fanno di Michael Schumacher uno tra i piloti più importanti della storia della Formula 1.
Il titolo dell’articolo stonerà sicuramente per chi ha assistito alla gara di ieri. Ma, proseguendo nella lettura, se ne capirà l’intenzione.
Di Schumi, a partire dal suo rientro in F1 in casacca argento, se ne sono dette di tutti i colori. Non sappiamo se è pratica ristretta al nostro paese, quella di sputare nel piatto tanto gradito in passato. In ogni caso, ce la caviamo molto bene.
Quasi nessuno tra avversari / colleghi ed ex, stampa italiana, ex tifosi, si è risparmiato nel deridere Schumi pubblicamente e ripetutamente di fronte alle prestazioni fornite nel 2010 e in questo inizio del 2011. Nemmeno il suo ex datore di lavoro Presidente della Ferrari, con e per il quale Michael ha portato a casa la bellezza di 72 vittorie e 5 Mondiali, ha resistito al fascino dello scherno, della battuta facile, parlando a riguardo e più volte del ‘fratello gemello’ che corre con la Mercedes e si è permesso di pubblicizzare una SLS rossa (a questo proposito fu montata ad hoc una sceneggiata incredibile). Tutto questo quando, ancora, si hanno molti dubbi sui motivi del primo ritiro del 2006, che pare sempre più ‘forzato’ col passare del tempo a leggere articoli (stranieri).
Le pagelle italiane di questo anno e mezzo hanno rasentato spesso il ridicolo, la maggior parte dei voti è stata arrotondata eccessivamente in negativo per la volontà precisa di colpire il ‘traditore’. Le telecronache italiche hanno marcato spesso e volentieri il tormentone della vecchiaia, dello Schumi che a 42 anni non vede bene il tramonto di Melbourne, che con la pioggia e il buio della Cina, della Malesia e della Corea ha i riflessi sicuramente rallentati. Che avrebbe bisogno dei fari per vederci meglio.
Insomma, per un anno e mezzo ci è stato propinato un nonno arteriosclerotico che, intrappolato nei sogni di un bambino, pensa di essere un evergreen quando invece è materiale di consumo ormai avariato, da dimenticare in fretta, fortunato nelle sue storiche vittorie unicamente grazie ad una macchina imprendibile. Roba vecchia, da scartare, perchè adesso c’è un altro carro dei vincitori sul quale si spera di poter saltare in fretta, mentre il primo salto è andato a vuoto in maniera nefasta.
E, dato che i media hanno il potere di influenzare le masse, una buona parte del tifo, soprattutto quella che da poco si è avvicinata al mondo della Formula 1, è ormai figlia di questo pensiero. Anche se poi nessuno ha fatto notare che, per esempio e per fortuna, a Monza era il più cercato dai tifosi. Altro che insulti.
E poi? E poi, quando pensi che in queste condizioni il ‘traditore’ affonderà inesorabilmente in mezzo a tanti pischelli, primo tra tutti il compagno che gli sta spesso davanti, succede quello che abbiamo visto ieri.
C’è stato un momento sul nostro forum, durante la gara, in cui tifosi Mercedes, Ferrari, Red Bull e Mclaren tifavano per Schumacher, tutti insieme. Alcuni giri in cui il tifo per la squadra è venuto meno e si è lasciato spazio all’esaltazione di fronte alle gesta di un Campione, colpito alle spalle per troppo tempo dal suo ritorno, che stava dimostrando di esserci ancora. E di essere in gran forma a discapito della sua età, degli avversari più giovani, di una vettura poco agevole. Certo, solo dieci anni fa per Schumi questa sarebbe stata la normalità (sulla Ferrari), e l’età in uno sport come la F1 è importantissima (uno Schumi 42enne non può essere ai livelli di uno 25enne) ma era da tempo che non lo si vedeva così aggressivo ed è stato emozionante vedere come, per qualche minuto, la passione per questo sport ha prevalso sul tifo, sui pregiudizi, sull’odio sportivo. Quando si applaude qualcuno incondizionatamente, vorrà pure dire qualcosa, no?
E allora come lo spieghi, alla folla che lo crede (anche grazie a te) un rincoglionito, un 42enne che affossa in una gara simile (dove il pilota conta di più) un compagno di squadra che potrebbe essere suo figlio? Un vecchio che, a cinque giri dalla fine a cavallo di un cetriolo (mezzo verde, tra l’altro), è secondo in mezzo a Red Bull e Mclaren e tira staccate da inferno come non se ne vedevano da anni? Come lo spieghi un nonnetto che soccombe solo alla non equa legge del DRS?
Come spieghi, alla gente che tu stesso (giornale, televisione o radio) gli hai aizzato contro, che da un anno e mezzo stai raccontando un sacco di balle spaziali? E come spieghi che tu, giornalista o chicchessia, che magari non sei mai salito su un Kart e non sai cosa voglia dire portare in temperatura una gomma, ti permetti di deridere un sette volte campione del mondo? Qual è il confine tra giornalismo e fedeltà aziendale, tra mestiere e passione?
Di certo non sappiamo, noi, se e come risponderanno certi media a queste domande. E, fondamentalmente, non ci interessa cosa scriveranno in questi giorni, quali saranno le pagelle e gli articoli ipocriti dedicati all’ex idolo italiano. Ma siamo fieri di essere tra i pochi che, anche ammettendo le palesi difficoltà del rientro di Schumacher, non si sono mai prestati a questo gioco al massacro nei confronti di colui che, volenti o nolenti, ha riportato in alto il nome dell’Italia nel Mondo grazie ai successi della sua permanenza in Ferrari. Un ragazzo che merita più rispetto per quello che ha fatto e sta facendo (rimettersi in gioco così non è cosa da pochi, non si può non ammetterlo) ed è indegnamente deriso da parte del suo stesso mondo.
Caro Schumi, questa F1 non fa più per te.
Non fa più per te non perchè sia tu a non meritarla più, ma esattamente il contrario. Che senso ha, per te che sei cresciuto con il cambio manuale e i volanti con tre bottoni, che hai lottato con Senna, Prost, Mansell, Villeneuve, Hakkinen, Raikkonen, Alonso, faticare 2 ore, tirare staccate da cardiopalma e difendere con le unghie e con i denti un secondo posto sacrosanto per poi essere superato in questo modo, grazie alla regola più antisportiva che si sia mai vista in F1? Perchè rischiare ancora la vita, per dimostrare di essere ancora lo stesso bastardo che accompagna dolcemente Hamilton sull’erba per fargli capire chi sei ancora, per poi soccombere ad un’aletta che si alza di 5 centimetri a chi ti è dietro, rendendoti impotente vittima di uno spettacolo indegno? Non conviene, a questo punto, salutare la baracca e ammettere non che tu non sia più in grado (dopo ieri chissà se qualcuno ha ancora dei dubbi), ma che questa F1 non è più la ‘tua’?
Speriamo vivamente che il DRS abbia dimostrato, a chi lo appoggia a pieni voti e una volta per tutte, che è capace di rovinare una gara falsandola, non di renderla più spettacolare.
Speriamo che la differenza che ha fatto Schumacher fino a quando il tracciato di Montreal è stato umido abbia chiarito una volta per tutte come, per un anno e mezzo, sul suo conto si siano solo sprecate molte parole inutilmente. E come, senza una macchina vincente, in questa F1 non si ottiene facilmente il risultato, a meno di essere un fenomeno. La differenza delle prestazioni di Michael sul bagnato e sull’asciutto parla chiaro.
Speriamo che questa gara abbia riconciliato molti con lo spirito vero della Formula 1, indipendentemente da Schumacher.
Speriamo che i giovani tifosi abbiano avuto una piccola dimostrazione di quello che era lo Schumi dei tempi migliori, che alcuni non vogliono ricordare.
Dalla prossima gara, magari, Schumi potrebbe tornare a navigare in acque torbide come ha fatto fino ad ora. Ma per lo meno speriamo che, da oggi, questo 42enne con qualche ruga e qualche capello bianco possa continuare a svolgere il mestiere che ama in santa pace.
Magari, cantando ‘Io sono ancora qua, eh già’. Ah, no, non parla l’italiano…
Alessandro Secchi
F1Grandprix.it
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