23 agosto 1991: un giovane di nome Schumacher debutta in Formula 1

23 agosto 1991: un giovane di nome Schumacher debutta in Formula 1

Nel 1991 lo scrivente attendeva l’inizio della terza elementare, e giocava con il Commodore 64. Molti lettori del nostro sito non erano ancora nati, tanti altri erano solo a metà della loro ‘carriera’ da appassionati di Formula 1.

Per ‘cellulari’ si intendevano ancora solo i furgoni della Polizia. Niente SMS, il pc girava ancora in DOS, non si avevano notizie di Internet (almeno per noi comuni mortali).

Nello Sport internazionale vincevano ancora Boris Becker e Steffi Graf. Gianni Bugno bissava il Mondiale di Ciclismo su Strada, Alberto Tomba vinceva nello sci, il Milan degli Invincibili portava a casa lo Scudetto senza perdere nemmeno una partita. Già, le partite: o le vedevi allo Stadio oppure la radiolina ti salvava la domenica, in attesa di 90° Minuto.

Tutto questo per rimanere in puro ambito sportivo, ovviamente.

Le monovolume? Ma no, con una Fiat Uno si andava in vacanza in quattro, e i bagagli ci stavano per tutti. Un litro di Benzina costava sì e no 800 lire. Adesso, con 0,41 €, forse l’auto si mette in moto.

In Formula 1 tutto era diverso. Ayrton Senna padroneggiava e stava per vincere il suo terzo Mondiale con la Mclaren, Alain Prost era in rotta di collisione con la Ferrari e pronto ad un anno sabbatico. Le monoposto erano l’essenza della velocità, ancora niente elettronica smisurata, il volante svolgeva la funzione principe per la quale era stato studiato, sterzare. Niente manettini, DRS, KERS, decine di pulsanti e cose del genere. Alcuni ancora cambiavano con la leva e premevano tre pedali. Tutta un’altra F1.

SPA, TEATRO NATURALE
Si correva, come oggi, ad Interlagos, Monza, Montreal, Suzuka. E a Spa.

Proprio Spa dove, vent’anni fa, un giovane tedesco di belle speranze, proveniente dai prototipi Mercedes, si fece notare al volante della verdissima Jordan n°32, in sostituzione del francese Bertrand Gachot, arrestato a Londra per un diverbio con un taxista.

Michael Schumacher iniziava così la sua avventura in Formula 1, con un settimo posto in qualifica da urlo al debutto (la Jordan non era di certo un top team anche se in ascesa) e un urlo di imprecazione dopo 200 metri in gara, causa frizione bruciata.

Quello spettacolo, breve ma intenso, fu abbastanza provante per un giovane Flavio Briatore, Team Manager dell’allora Benetton-Ford. Dal verde (Jordan) al giallo (Benetton) fu un attimo o meglio due settimane, quelle di distanza dal Gp d’Italia a Monza, con Schumi che andava per la prima volta a punti (5°) davanti all’ormai attempato compagno, ma comunque tricampione del Mondo, Nelson Piquet.

Sempre Spa, nel 1992, è il luogo della prima vittoria firmata Schumi, in una gara dalle condizioni miste asciutto/bagnato come spesso capita tra i boschi delle Ardenne. Primo davanti al futuro Mondiale Nigel Mansell e Riccardo Patrese, entrambi con l’imprendibile Williams-Renault.

Ancora Spa, nel 2004, è il teatro dell’ultimo Titolo Mondiale, il settimo, della carriera del tedesco.

Infine, Spa, anno 2011, farà da cornice al ventesimo anniversario del debutto di Michael, che verrà celebrato con un cappellino speciale e un drink offerto al Paddock il sabato sera.
20 anni tondi, in mezzo diciassette stagioni di F1. (L’anniversario è infatti quello del debutto, non della ventesima stagione viste le tre ‘saltate’ dal 2007 al 2009 del primo ritiro). Annate colme di successi (91), Mondiali (7) e tanti altri numeri che non è necessario elencare.

SCHUMI TRA PRESENTE E PASSATO

20 anni passano in fretta..

Schumacher è (insieme a Barrichello, debuttante nel 1993) l’anello di congiunzione tra una Formula 1 che non c’è più e quella attuale.

Il suo ritorno non sta ripercorrendo, come ben sappiamo, i fasti dell’era Ferrarista. Non che non si potesse aspettare, perchè quel periodo probabilmente sarà inavvicinabile da qualsiasi altra combinazione squadra-pilota, da qui a decenni. Stona però vedere i risultati di questi due anni di Mercedes GP confrontati con i precedenti di Benetton e Ferrari.

Molti liquidano il tutto con il peso della Carta d’Identità accentuandone i suoi effetti (anche ironizzando), altri sfruttano il momento no per motivare la teoria del grande Bluff, dello Schumacher parente di Gastone (quello della Disney) per quasi 15 anni filati.

Cominciamo col dire che ora, nel 2011, non è più come nel 1991. Un settimo tempo con la Jordan, al debutto, sulla pista più difficile del Mondiale, voleva dire ‘qualcosa’. Ora, tra gomme, Kers, DRS, non si ha più la concezione del ‘gran tempo’. Il ruolo del pilota diventa sempre più marginale e, forse, solo il confronto con il compagno di squadra rende merito o demerito al singolo pilota.

E qui le critiche riaffiorano e vanno a portare altre tesi alle teorie anti-Schumacheriane. Com’è possibile vedere il Kaiser battuto da Rosberg? E’ questo il vero valore del sette volte Campione del Mondo? Come quando si fa la fila in posta, da mesi arrivano colleghi ed ex-avversari a portare il loro contributo alla disfatta, in una sorta di soddisfazione personale che mai avrebbero pensato di potersi togliere, qualche anno fa. Da Lauda, che ogni due o tre mesi sente il bisogno intimo di dirne peste e corna (su tutti, tra l’altro, non solo su Schumi), a Jacques Villeneuve che, con furbesca diplomazia, dice ‘tutto normale se gira pressochè come Rosberg, d’altronde era un decimo più veloce di Irvine e Barrichello’. Ci verrebbe da chiedergli come mai fosse anche lui più veloce di Schumacher di un (solo) decimo, ai tempi della Williams-Renault contro la Ferrari del 1997. Jacques ha una predisposizione alla critica contro tutto ciò che è Ferrari. Nemmeno Raikkonen (l’ultimo Campione del Mondo Rosso, se qualcuno se lo fosse dimenticato) è stato risparmiato.

IL PESO DEL TEMPO
L’età, oggettivamente, conta per tutti e in tutto. Schumacher come chiunque altro non può essere esentato dalla legge del tempo. E’ inevitabile che, per quanto allenato, le sue performance non possano essere paragonabili a quelle fornite quando aveva, per esempio, 26 anni (l’età attuale di Nico Rosberg, alla quale per Michael arrivò il secondo titolo nel 1995). E di questo è ben conscio lo stesso Schumi. Più volte ha infatti ammesso di non essere più fresco come a 30 anni, e ci mancherebbe. Chi afferma che l’anagrafe sia ininfluente parla per convenienza, vuole far credere che il valore di Schumi in fondo sia sempre stato ‘questo’, e non ‘quello’, e che il resto sia stato solo fato, siluri, compagni schiavizzati e via dicendo.

Soffermandoci su questo, si potrebbe ribaltare la domanda (cosa che nessuno fa). Com’è possibile che, nel 2011, un pilota 42enne riesca a girare ANCORA sui livelli di uno di 26, a parità di vettura? E a restare davanti ad altri che, appunto per anagrafe, potrebbero benissimo essere suoi figli? ‘Eh, ma in qualifica il passivo è di 175-0 per Rosberg’. Verissimo, ma le qualifiche sono ancora quelle di una volta? (quelle dei 12 giri, per intenderci). Parliamo invece della gara, dove il tedesco sul passo regge benissimo i tempi del giovane compagno. Questo Live Timing alla mano, non in base ad elucubrazioni dello scrivente. Gli errori? Ne fanno tutti. Vettel, Hamilton, Alonso, Massa. Solo Button, tra i migliori, è esente da distrazioni.

Parlando di altri ‘vecchietti’, ricordiamo un Nigel Mansell 41enne al volante della Williams-Renault e vincitore ad Adelaide nel ’94, prima di ritirarsi l’anno successivo dopo due gare in Mclaren, e un Alain Prost vincitore del titolo 1993 a 38anni suonati con una Williams che, per sua stessa ammissione, era ‘un secondo più veloce del resto del gruppo’.

Tornando ai giorni nostri, non abbiamo una controprova anagrafica affidabile per valutare le prestazioni di Schumacher, perchè i più vicini ‘attempati’ hanno lasciato la pista con qualche anno di anticipo. Hakkinen, coetaneo di Michael conqualche mese in più, ha abbandonato a fine 2001 a 32 anni. Provò una Mclaren in un test di fine 2006 realizzando tempi superiori di circa tre secondi rispetto ai primi. Villeneuve, 40 anni ad oggi, difficilmente tornerà in pista.

PERCHE’?
E’ facile quindi, dopo un anno e mezzo non felice, chiedersi il ‘perchè’ della scelta di Schumacher di tornare in F1. Qualcuno se lo era chiesto già al momento della firma con la Mercedes prevedendo risultati di questo tipo. Quello che, forse, non era stato messo in conto, era la possibile debacle tecnica della ex BrawnGP.
Escludendo il fattore economico (ci rifiutiamo di pensare che Schumi avesse bisogno di ulteriori stipendi..), forse non resta che il bisogno di un uomo di tornare al ‘suo’ mondo, dopo tre anni passati a lanciarsi dal paracadute e correre (e cadere facendosi molto male) in moto. Sarebbe anche interessante sapere cos’è successo veramente tra Michael e la Ferrari, per motivare una decisione così impopolare da vederlo cancellato dalle preferenze di tanti (ma non tutti) tifosi Rossi.
Dopo la possibilità sfumata di tornare al volante della Rossa nel 2009 per sostituire Felipe Massa, forse la ‘chiusura’ Ferrari per un posto nel 2010 ha fatto sì che nascesse l’accordo col vecchio amico Brawn. Ma sono tutte supposizioni, la verità è propria solo di Michael, della Ferrari e di Ross.

Ma il passato ormai non conta. Non ci resta che un 42enne che si è rimesso in gioco nonostante la fama e i Titoli a rischio di rovinarsi la reputazione, contro ragazzini inviperiti che lo vogliono sistematicamente scalzare dall’immaginario collettivo di ‘Re’ ad ogni gara. Solo per questo, merita rispetto, più di quanto ne abbia ricevuto da quando è tornato. Non tutti ne sarebbero capaci.

Da venerdì si corre a Spa. Chissà che il veterano non ci regali qualche perla. Buon anniversario!

Alessandro Secchi
F1Grandprix.it

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