Wurz: ''La 24 Ore di Le Mans non mi basta''

Wurz: ''La 24 Ore di Le Mans non mi basta''

Prima o poi l’amore ritorna. Lo sa il genere umano, lo sanno i piloti e lo sa Alex Wurz. La ragione non puo' controllare il cuore e l’automobilismo e' uno sport dove cuore e passione sono la base di tutto. Senza un posto da prima o seconda guida in Formula 1 sarebbe stato inutile fare solamente il collaudatore Honda, perché Alexander Wurz, dopo gli anni in McLaren e Williams a guardare gli altri dalla panchina, si e' rotto le scatole e vuole correre. Ha avuto l’occasione di farlo lo scorso anno, in una stagione dove e' stato perennemente surclassato dal suo fortissimo compagno di squadra Nico Rosberg, ma alla fine, tra i due, sul podio c’e' andato lui, in quella pazza roulette di Montreal, che neanche a farlo apposta e' sponsorizzata dallo stesso casino' della citta' affacciata sul San Lorenzo.

Wurz per quest’anno ha scelto di tornare al primo amore: le corse endurance e la 24 ore di Le Mans su tutto, la corsa che 1996 lo vide vincitore assieme a Manuel Reuter e Davy Jones sulla Porsche TWR del Team Joest. Sono passati anni, dodici per la precisione, e quello che era il miglior amico e' diventato il peggior nemico, perché ora Joest e' l’uomo di riferimento Audi in Europa e quindi, per Alex, il primo degli avversari.

Ma il ritorno potrebbe non essere legato solamente alla classicissima della Sarthe: il pilota austriaco, famoso per le sue scarpe bicolore quando ancora il mondo della Formula 1 permetteva certi eccessi, vuole di piu': partecipare ad altri eventi della Le Mans Series. Di tutto questo e' lo stesso Wurz a parlare in un lungo ma coinvolgente monologo: “Tornare a Le Mans era un idea che avevo gia' da tempo, anche prima di trovare un accordo con Peugeot. Il desiderio mi ha poi sopraffatto quando ho visto la 908. Per questo non credo che sara' un’uscita sporadica solo per la 24 ore di Le Mans, perché sono interessato ad un lavoro a lungo termine con il marchio francese.”

“Sono appena tornato in questa serie,” aggiunge Alex, “e ho gia' ritrovato quell’entusiasmo che avevo quando corsi a Le Mans per la prima volta, nel 1996 con Joest: il team al quale quest’anno dovro' render vita dura.”

Per alcuni, lasciare le ruote scoperte per quelle coperte potra' sembrare un passo indietro nella carriera, ma per chi ne sa non e' assolutamente vero. Anche Alex e' cosi', spinto da quei sogni di bambino, nei quali si vedeva pilota Porsche nella notte di Le Mans, mica su una 312T a far la barba ai guard rail di Montecarlo.

Giacomo Sgarbossa

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