Test F1 2018 | Due giorni da incubo per la McLaren, ultima per km e “doppiata” dalla Honda…
Soprende non poco l'inizio a rilento della McLaren motorizzata Renault...
Be Brave. Coraggio certo, quello che serve per emergere e per rialzarsi, ma anche per spiegare ai tanti appassionati ciò che sta succedendo, qualcosa di certamente inatteso, sorprendente, quasi paradossale. Gli dei delle corse probabilmente amano giocare ai dadi se dopo due gioni di prove collettive – tra l’altro test segnati dal freddo e pioggia, lo chiamano Burian – l’ambiziosissima McLaren-Renault color papaya in rampa di (ri)lancio chiude malinconicamente la classifica dei giri percorsi, con sole 88 tornate in due sessioni, mentre l’ex inviso motorista Honda ne ha completate ben 175.
La Toro Rosso motorizzata jap fila che è una bellezza con Hartley prima e Gasly poi, tant’è che il neozelandese ha promosso la power unit Honda arrivando a dichiarare: “McLaren potrebbe aver commesso un grave errore, questo motore è potente e guidabile”.
E’ severamente vietato dopo sole quarantotto ore di pista tirare somme, delineare scenari, tanto meno promuovere o bocciare chicchessia. Ma dubbi e domande si fanno lentamente strada, insinuandosi come un tarlo. Era davvero tutta colpa del motorista nipponico? Quanto ha inciso nel bilancio finale (tutto in rosso) la scarsissima integrazione tra telaio e motore? Come è possibile che la tanto vituperata Honda giri senza problemi, dopo anni di disastri, mentre la McLaren ha iniziato l’anno nuovo pasticciando?
Le angosce di Woking sono perfettamente racchiuse nell’immagine del cofano motore della MCL33 di Stoffel Vandoorne surriscaldato a puntino, con il belga che ha messo insieme nella seconda giornata la miseria di 37 tornate. La pressione è tutta sulla gloriosa scuderia anglosassone: vanta un gran telaio, magnificato a destra e manca, e ora ha lo stesso motore della Red Bull. Non può più sbagliare. Soprattutto non può fare la metà dei km delle altre motorizzare Renault.
Antonino Rendina
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