Massa e la falsa parità di diritti in Ferrari

Massa e la falsa parità di diritti in Ferrari

E’ di poche ore fa l’ennesima dichiarazione made in Ferrari di Stefano Domenicali, che ribadisce un concetto già espresso più volte durante il 2010, e che pare poter diventare di attualità anche nel 2011.

Ci riferiamo alla tanto celebrata parità di diritti tra i piloti all’interno della Scuderia.
Oggetto del discorso è, come sempre, Felipe Massa, che viene dato partente alla pari nel 2011, anche in caso di vittoria (probabile) del Campionato 2010 da parte di Fernando Alonso.

Per assurdo, più il concetto viene ribadito, più sembra non stare in piedi. Non capiamo se si tratti di un tentativo di calmare Massa dopo i fatti di Hockenheim (che speriamo siano stati digeriti dopo più di tre mesi), eppure più viene confermato che “Felipe è importante per la squadra”, “I piloti in Ferrari partono alla pari perchè prima vengono gli interessi della Scuderia”, più il tutto pare corrispondere ad una farsa.

Il perchè è sotto gli occhi di tutti. Hockenheim non era la sedicesima gara su diciassette, ma l’undicesima su diciannove. Si era al 58% del campionato, e senza Team Order Felipe e Fernando sarebbero stati divisi da 18 miseri punticini, meno di una vittoria. Con ancora otto gare da disputare e 200 punti a disposizione, nessuno avrebbe potuto prevedere quello che sarebbe successo nelle successive gare. L’ordine di scuderia ha messo in chiaro le cose, sempre che ce ne fosse bisogno.

Insomma, parliamoci chiaro. Non si investe su un due volte Campione del Mondo (per ora) quale Alonso per relegarlo al ruolo di seconda guida. Anche questo pare oggettivamente chiaro e sotto gli occhi di tutti.
Se aggiungiamo al tutto che, all’inizio dell’anno, non si conoscevano le condizioni reali di Felipe dopo l’incidente di Budapest, chi può credere alla “parità”?

Certo, non crediamo che a Felipe siano stati forniti materiali scadenti come si vociferava ai tempi di Barrichello con Schumacher (ricordate il volante della Chicco citato dal buon Oriano Ferrari a Zelig?). Però, insomma, era (è) a conoscenza di tutti che la preferenza in ottica mondiale era, è e sarà a favore dello spagnolo finchè questo resterà a Maranello. Perchè?

Perchè Fernando è più forte di Felipe: anche questo è abbastanza chiaro. E’ più forte di testa, in pista, sa approfittare degli errori e delle disgrazie altrui (alcuni..molti la chiamano fortuna sfacciata ma ne parleremo a tempo debito). Forse è anche nella condizione psicologica per sentirsi più forte, ma non è una scusante. I due mondiali non sono arrivati per caso o solo per fortuna. Felipe è forte se tutto va per il verso giusto. Deve sentirsi coccolato e allora dà il massimo. La componente psicologica influisce sulle sue prestazioni molto più di quanto dovrebbe, e questo rispecchia le sue prestazioni. Nel 2008 era carico come una molla e questo lo faceva rendere al 110%.

Perchè Alonso non è Raikkonen: Fernando è supportato dalla squadra al 100%, condizione che non siamo sicuri fosse identica a quella di Kimi nel 2008 nel suo momento buio, del quale Felipe approfittò successivamente senza però ottenere nulla o quasi. Fernando motiva la squadra, anche dopo una sconfitta lancia secchiate di ottimismo. Kimi è asettico, sotto questo punto di vista. Il che poteva andare bene in Mclaren, ma in Ferrari dopo Schumacher si cercava qualcuno di simile e pare sia stato proprio sbagliato il target.

Perchè anche con il Mondiale 2010 in tasca, nel 2011 non cambierà nulla. Solo un cataclisma delle proporzioni di Silverstone 1999 (Schumacher Out) potrebbe cambiare la gerarchia all’interno della Scuderia, e dato che ci auguriamo vivamente che non accada qualcosa del genere, Felipe rimarrà anche l’anno prossimo il numero 2. Cosa, oltretutto, che potrebbe essere confermata dal numero sul musetto.

Perchè gli sponsor sono importanti, e dite a Santander di sponsorizzare un secondo pilota dopo tutto quello che è stato fatto per portarlo in Ferrari. E politicamente, all’interno di una squadra, questo non è un fattore da non sottolineare.

Alla luce di quanto sopra, non si capisce l’ostinazione del management Rosso nel continuare a parlare di piloti che partono alla pari, quando la realtà delle cose delinea una situazione ben differente. Insomma, di prime e seconde guide la Formula 1 ne è stata piena e ne sarà piena per sempre. Oltretutto, se vogliamo considerare la questione psicologica della cosa, non crediamo che Felipe sia così stolto da non rendersene conto autonomamente, pertanto dichiarazioni del genere da parte del muretto potrebbero essere molto meno gradite di una sacrosanta verità.
Non sarebbe dequalificante per Felipe (per la sua intelligenza, soprattutto) definire chiaramente i ruoli all’interno della squadra. Si tratterebbe, successivamente, di una questione del brasiliano decidere se rimanere o meno in Ferrari, confermata la gerarchia. Questione che era, nel 2002 dopo Zeltweg, anche nelle mani di Barrichello, il quale ha preferito però altri tre anni di stipendio Rossi per poi sfogarsi successivamente sulle ingiustizie ricevute a Maranello.

Concludendo, tra l’altro, è una curiosa coincidenza la dichiarazione di Domenicali a margine del Gp del Brasile. Per Fiat e Ferrari è importante il mercato sudamericano, e un pilota brasiliano è utile alla causa.
Insomma, se si pensa che per caricare Felipe in ottica 2011 basti raccontargli la favola di Pulcinella forse si sta sbagliando.Non vogliamo essere contrari ai giochi di squadra (ci sono sempre stati), ma essere chiari potrebbe portare uno stimolo in più per spingere il brasiliano a trovare la forza e le prestazioni sufficienti a sovvertire le gerarchie. Sempre che sia abbastanza.

Alessandro Secchi

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