Gran Premio del Brasile, Interlagos: Anteprima ed orari del weekend
La stagione 2011 di Formula 1 è giunta al suo epilogo. Il prossimo weekend si disputerà l’ultima gara del mondiale, la diciannovesima, sul circuito intitolato a José Carlos Pace ad Interlagos, sobborgo di San Paolo.
Il Gran Premio del Brasile chiude una stagione lunghissima, non tanto per le gare in se, abbiamo avuto diciannove Gran Premi anche negli anni scorsi, ma quanto per l’ampiezza del calendario che ha spalmato gli appuntamenti iridati fino a fine Novembre, e si sarebbe potuti arrivare anche all’inizio di Dicembre se in extremis fosse stato ripescato il Bahrain, cancellato ad inizio anno.
Si giunge in Brasile dopo un Gran Premio di Abu Dhabi che ha visto tornare alla vittoria dopo ben quattro mesi Lewis Hamilton. Il campione di Stevange protagonista negli ultimi tempi di prestazioni un po’ incolori è tornato sul gradino più alto del podio al termine di una gara condotta in modo autorevole, senza sbagliare nulla e senza nulla concedere agli avversari.
Vettel, che scattava dalla pole, si è arresto dopo appena due curve per colpa di una foratura al pneumatico posteriore destro. Molto strano che una ruota pressochè nuova ceda di copo dopo appena pochi metri di gara. Analizzata dai tecnici della Pirelli, in collaborazione con i membri del team Red Bull, è stato escluso il cedimento strutturale, ma ancora non ci sono certezze circa le reali cause che hanno portato la ruota a sgonfiarsi così di colpo.
Nella scorsa settimana si è tornati a discutere sul calendario per la prossima stagione. Sono giunte infatti, dagli Stati Uniti, voci di forti ritardi circa la costruzione del Circuit of the Americas nei pressi di Austin in Texas, e Bernie Ecclestone ha chiaramente ammesso che il Gran Premio degli Stati Uniti potrebbe essere cancellato dal calendario 2012 e rimandato all’anno successivo che segnerà il debutto anche del Gran Premio nel New Jersey.
Il Gran Premio del Brasile si disputa sul circuito José Carlos Pace di Interlagos, quartire di San Paolo. Come dice lo stesso nome, il tracciato si trova una zona circondata da due laghi artificiali, il Guarapiranga e il Billings, realizzati alla fine degli anni venti per dotare la metropoli di acqua ed energia idroelettrica.
Il tracciato è ancora uno di quelli vecchio stampo, se così si può dire: sede stradale abbastanza stretta, continui saliscendi e molti avvallamenti. L’organizzazione del Gran Premio è da anni criticata per le condizioni non affatto buone in cui si trova l’impianto e per le strutture che non vengono riammodernate da decenni. Tuttavia, la gara di Interlagos è sempre riconfermata in calendario essendo l’unico appuntamento sudamericano del circus.
Da alcuni anni, il Gran Premio del Brasile è tra le gare che concludono il campionato. Tuttavia, molti ricorderanno che il Brasile per vari decenni era tradizionalmente una delle prime gare in calendario, e anzi negli anni ’80 e ’90 era proprio la prima dell’anno. Interlagos è la pista che ospita il “debutto” del Brasile nel giro dei Gran Premi iridati, è il 1973, dopo che l’anno precedente si era disputata una edizione inaugurale vinta da Reutemann su Brabham.
Non era la Interlagos così come la conosciamo oggi, bensì una pista molto più lunga, quasi 8 chilometri, che alternava curve veloci, curve molto lente e rettilinei velocissimi. Fu progettato per permettere la visibilità quasi dell’intero circuito dalle tribune del traguardo. A vincere in quella prima edizione “mondiale” è proprio il fresco campione del mondo e idolo di casa Emerson Fittipaldi sulla intramontabile Lotus 72, vittoria poi bissata l’anno dopo ma con una McLaren, al termine di una gara accorciata di otto giri per uno scroscio di pioggia.
Nel 1975 c’è la sorpresa della pole position della piccola scuderia Shadow guidata da Jarier, che sembra imbattibile anche in gara, ma a sette giri dalla fine si ritira e per la terza volta in tre anni la vittoria va a un pilota brasiliano, il giovane Carlos Pace (su Brabham) alla sua prima e purtroppo unica vittoria.
Nel ’76 siamo in piena era Lauda-Ferrari e Niki, iridato in carica, vince a mani basse nonostante la pole di Hunt e una sfuriata iniziale in testa di Regazzoni.
Nel ’77 e ’78 vince ancora la Ferrari, entrambe le volte con Reutemann, grazie anche alle gomme Michelin, ma nel 1978 la pista è quella, inedita, di Jacarepagua, a Rio de Janeiro.
Nel ’79 si ritorna a Interlagos, e le Ligier di Laffite e Depailler dominano stracciando la concorrenza, e tutti pensano che le vetture francesi domineranno il campionato, ma non sarà così. Nell’80 si assiste alla prima vittoria di Arnoux sulla Renault turbocompressa, ma alla partenza è Villeneuve a dare spettacolo partendo a razzo dalla terza posizione e scavalcando Jabouille e Pironi di traverso a ruote fumanti, portando per l’unica volta in tutta la stagione la disastrosa Ferrari T5 al comando di una gara. L’anno dopo si assiste al primo dei tanti “dissidi” di casa Williams: piove a dirotto, Piquet sbaglia le gomme, le due Williams di Reutemann e Jones (campione in carica) dominano fino a che dal box esce il cartello che segnala a Carlos di far passare Alan: Reutemann non ci sta e va a vincere. Da quel momento sarà guerra dichiarata tra i due con la squadra spaccata a metà, e a fine stagione Reutemann perderà il titolo per un punto a favore di Piquet, per la gioia di Jones.
Sembrano maturi i tempi per una vittoria di Piquet nel suo Brasile, infatti nell’82 dopo una sfuriata di Villeneuve, in testa per i primi 29 giri e poi fuori pista per le gomme finite, Piquet batte Rosberg e vince, ma a fine gara vengono entrambi squalificati per vetture sottopeso (siamo nel pieno della guerra Fisa-Foca e gli inglesi avevano il famoso trucco dei serbatoi per l’acqua “di raffreddamento” per correre sottopeso e contrastare la superiorità dei turbo Ferrari e Renault). Il vincitore diviene così Prost, alla prima di una lunga serie di vittorie in terra brasiliana.
Nell’83 Piquet si riprende il dovuto, vincendo stavolta senza discussioni. L’anno successivo Alain Prost, all’esordio con la McLaren-Porsche, vince dopo un ottimo inizio di Alboreto che debutta sulla Ferrari con 11 giri al comando prima di un guasto ai freni. Prost si ripete l’anno dopo iniziando così la scalata al suo primo mondiale battendo un Alboreto ancor più competitivo partito dalla pole ma urtato da Mansell al via. Piquet vince ancora davanti alla torcida nell’86 debuttando al meglio con la Williams e arrivando davanti all’emergente connazionale Ayrton Senna.
Prost ancora primo nei due anni successivi, in particolare nell’88 approfitta di un problema in partenza del suo nuovo compagno di squadra, che è proprio Senna, e va a vincere, primo atto di una rivalità che farà epoca.
Nel 1989 triplice inaspettato debutto vincente: all’ultima edizione a tutt’oggi disputata a Jacarepagua, eliminatisi in partenza Patrese, Berger e Senna (che ancora una volta non riesce a vincere in casa), Mansell esordisce sulla Ferrari con una vittoria totalmente inattesa visti i ricorrenti guai di affidabilità del nuovissimo cambio automatico, anch’esso al debutto, battezzando in modo vincente anche la prima gara di Cesare Fiorio come diesse della Rossa. Dodici mesi dopo Mansell viene raggiunto in Ferrari da Prost, che vince per la sesta volta in Brasile (record di vittorie nella stessa gara) approfittando anche di un errore di Senna, leader della gara, nel doppiaggio di Nakajima (suo ex-compagno in Lotus); nel pre-gara il presidente FIA Balestre, che dopo i fatti di Suzuka ’89 aveva minacciato di squalificare Senna, viene fatto oggetto nella pit lane di un eccezionale lancio di arance e pomodori da parte dei tifosi brasiliani inferociti.
Ayrton riesce una volta per tutte a sconfiggere la macumba che non lo voleva vincitore in Brasile e nel 1991 trionfa con una gara leggendaria, guidando negli ultimi giri col cambio rimasto in sesta marcia, battendo la sempre più forte Williams-Renault di Patrese: l’urlo di Senna sul traguardo, misto di gioia e di fatica, rimbalzano dalla cronaca direttamente alla leggenda. Dopo l’indiscutibile dominio di Mansell sulla fantascientifica Williams ’92, Senna fa il bis nel ’93 e viene premiato dal cinque volte mondiale Fangio, approfittando della pioggia amica che induce all’errore l’arcirivale Prost, che non lo aveva voluto a fianco a sé sulla sempre invincibile Williams.
Nel 1994, la stella di Senna brilla per l’ultima volta con una pole strappata coi denti all’emergente Schumacher con la Benetton, il quale però in gara è imprendibile e costringe Ayrton all’errore. Sarà l’ultima volta che i brasiliani vedranno correre il loro idolo prima che un muretto sul Santerno lo fermi per sempre. Schumacher rivince nel 1995 davanti a Coulthard, ma a fine gara ecco la grana: la benzina dei due “non è conforme”, Berger viene dichiarato vincitore, ma il tribunale FIA ridà la vittoria ai primi due, togliendo però i punti alle squadre: un guazzabuglio tipico delle non-decisioni salomoniche di questo sport. Vittorie nette di Hill e Villeneuve nei due anni successivi, e doppietta del finlandese Hakkinen nel biennio 88-89, preludio ai due titoli vinti da Mika in quelle stagioni.
Nel 2000 Michael Schumacher, al quinto anno con la Ferrari riesce a vincere e a portarsi decisamente in testa al mondiale, che a fine anno prenderà finalmente la via di Maranello dopo 21 anni di digiuno. Nel 2001 (vittoria di Coulthard) la F1 rimane impressionata da Montoya, colombiano che viene dalle gare USA, che in gara affianca Schumacher e lo sposta letteralmente a ruotate per poi passare in testa, prima di venir eliminato dal doppiato Verstappen (non nuovo a incidenti spettacolari in Brasile dopo quello incredibile del 1994).
Nel 2002 il dominio incontrastato della Ferrari continua con una nuova vittoria di Schumi, stavolta all’esordio con la inedita F2002 che alla vigilia sembrava troppo poco collaudata per puntare alla vittoria (e Pelè dimentica di sventolare la bandiera a scacchi), invece sarà l’inizio di una stagione in cui gli avversari vedranno la Rossa solo da lontano. L’anno successivo la pioggia provoca incidenti a raffica e dal groviglio di incidenti (Schumi sfiora una gru nella via di fuga) esce fuori la sorpresa Fisichella, alla sua prima vittoria, con la Jordan, tuttavia i confusionari commissari rovinano la sua legittima gioia perchè in un primo tempo assegnano la vittoria a Raikkonen, e solo dopo due settimane Fisichella vedrà riconosciuta la vittoria.
Nel 2004, altra stagione tutta-Ferrari, il Brasile viene spostato a fine stagione e Montoya si congeda dalla Williams con una vittoria, che a tutt’oggi è anche l’ultima per il team inglese, rimasto oggi l’unico concorrente indipendente in mezzo a squadre totalmente in mano ai Grandi Costruttori. Il colombiano fa il bis nel 2005 ma con la McLaren, proprio nel giorno del matematico primo titolo mondiale di Alonso con la Renault, che diventa il più giovane campione del mondo della storia della F1.
Lo spagnolo rivincerà il titolo nel 2006 di nuovo in Brasile, gara che vede la vittoria del pilota di casa Felipe Massa, primo brasiliano a trionfare in casa dai tempi di Senna, mentre passa alla storia la gara d’addio alla F1 di Schumacher, che viene attardato da un guaio in prova e da un contatto in gara con Fisichella che gli provoca una foratura: Michael comincia una epica rimonta, degna di Clark e di Stewart, che lo porta a rimontare un giro di ritardo fino alla quarta posizione finale, con sorpassi eccezionali come quello a Raikkonen, suo successore in Ferrari.
E proprio Raikkonen nel 2007 compie l’impresa che nessuno realisticamente pensava: è storia di ieri, ma difficilmente si potrà dimenticare (dopo una stagione segnata dalla clamorosa spy-story) l’harakiri del giovane Hamilton che con la sua McLaren-Mercedes partiva con un vantaggio di sette punti sul finlandese della Ferrari e quattro sul suo compagno-rivale, il due volte campione in carica Alonso. Raikkonen, coadiuvato al meglio dal team-mate Massa, sempre fortissimo in casa, va a vincere la gara, mentre dietro Hamilton, prima con un errore in frenata poi con un momentaneo problema al cambio, resta invischiato in una difficile rimonta che lo relega a un inutile settimo posto finale, con Raikkonen campione del mondo per un solo punto sulla coppia, separata in casa, della McLaren. Nel dopo-corsa il colpo di scena, con la possibile squalifica per carburante irregolare di Williams e BMW che, se attuata, consegnerebbe il titolo a Hamilton, ma poi il risultato in pista viene confermato e in Ferrari si può festeggiare.
Il miracolo non si ripete l’anno successivo, quando Massa perde il titolo per un punto a favore di Hamilton che agguanta all’ultimissima curva il piazzamento che gli serve per diventare il più giovane iridato della storia fino a quel momento. Interlagos è il luogo della consacrazione anche per Button nel 2009, mentre l’anno scorso la vittoria di Vettel nella penultima gara stagionale non sembrava affatto preludere al suo primo titolo, come poi avvenne nel successivo appuntamento di Abu Dhabi.
Si è giunti quindi alla fine di una lunghissima stagione. Con i mondiali già assegnati e le posizioni che contano in classifica ormai solide, il Gran Premio del Brasile sarà l’occasione di una grande festa per tutto il mondo della Formula 1 che darà l’arrivederci agli appassionati e ai tifosi al prossimo 18 Marzo all’Albert Park per il Gran Premio d’Australia.
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Domenico Della Valle – Francesco Ferrandino
INFO
Lunghezza del circuito: 4,309 km
Giri da percorrere: 71
Distanza totale: 305,909 km
Numero di curve: 15
Senso di marcia: antiorario
Mescole Pirelli: soffici/medie
Apertura farfalla: 65% della percorrenza
RECORD
Giro prova: 1:09.822 – R Barrichello – Ferrari – 2004
Giro gara: 1:11.473 – J Montoya – Williams BMW – 2004
Distanza: 1h28:01.451 – J Montoya – Williams BMW – 2004
Vittorie pilota: 6 – A Prost
Vittorie team: 11 – McLaren
Pole pilota: 6 – A Senna
Pole team: 10 – McLaren, Williams
Km in testa pilota: 1.140 – A Prost
Km in testa team: 3.050 – McLaren
Migliori giri pilota: 5 – M Schumacher
Migliori giri team: 10 – Williams
Podi pilota: 10 – M Schumacher
Podi team: 29 – McLaren
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Albo d’oro
01. 1972 C Reutemann – Brabham Ford
02. 1973 E Fittipaldi – Lotus Ford
03. 1974 E Fittipaldi – McLaren Ford
04. 1975 C Pace – Brabham Ford
05. 1976 N Lauda – Ferrari
06. 1977 C Reutemann – Ferrari
07. 1978 C Reutemann – Ferrari
08. 1979 J Lafitte – Ligier Ford
09. 1980 R Arnoux – Renault
10. 1981 C Reutemann – Williams Ford
11. 1982 A Prost – Renault
12. 1983 N Piquet – Brabham BMW
13. 1984 A Prost – McLaren TAG
14. 1985 A Prost – McLaren TAG
15. 1986 N Piquet – Williams Honda
16. 1987 A Prost – McLaren TAG
17. 1988 A Prost – McLaren Honda
18. 1989 N Mansell – Ferrari
19. 1990 A Prost – Ferrari
20. 1991 A Senna – McLaren Honda
21. 1992 N Mansell – Williams Renault
22. 1993 A Senna – McLaren Ford
23. 1994 M Schumacher – Benetton Ford
24. 1995 M Schumacher – Benetton Renault
25. 1996 D Hill – Williams Renault
26. 1997 J Villeneuve – Williams Renault
27. 1998 M Hakkinen – McLaren Mercedes
28. 1999 M Hakkinen – McLaren Mercedes
29. 2000 M Schumacher – Ferrari
30. 2001 D Coulthard – McLaren Mercedes
31. 2002 M Schumacher – Ferrari
32. 2003 G Fisichella – Jordan Ford
33. 2004 J Montoya – Williams BMW
34. 2005 J Montoya – McLaren Mercedes
35. 2006 F Massa – Ferrari
36. 2007 K Raikkonen – Ferrari
37. 2008 F Massa – Ferrari
38. 2009 M Webber – Red Bull Renault
39. 2010 S Vettel – Red Bull Renault
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Gli orari del Gran Premio del Brasile
Venerdì 25 Novembre
10:00-11:30 (13:00-14:30) Prove Libere 1
14:00-15:30 (17:00-18:30) Prove Libere 2
Sabato 26 Novembre
11:00-12:00 (14:00-15:00) Prove Libere 3
14:00-15:00 (17:00-18:00) Qualifiche – Rai Due/Rai HD
Domenica 27 Novembre
14:00 (17:00-18:00) Gara – Rai Uno/Rai HD
Tra parentesi gli orari italiani
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