Ferrari, la vittoria nel medio termine, la svolta autoritaria del nuovo Marchionne…
Il presidente del Cavallino ha cambiato strategia, adesso è davvero la Ferrari di Marchionne...
Più che un pranzo di Natale quello in Ferrari è stato un regolamento di conti, verso se stessi, verso i propri errori, con l’intento di fissare dei paletti precisi, di fare chiarezza, di affidare al saggio orecchio di chi ascolta parole ermetiche, che però sono un messaggio piuttosto chiaro, tutt’è saperle interpretare.
Sergio Marchionne è un presidente diverso da quello spavaldo e garibaldino del 2015. Ha imparato a sue spese quant’è difficile fare Formula 1, dimenticando gli improvvidi proclami di conquista di un anno fa, ma soprattutto spiegando la filosofia di certe scelte che fanno ancora oggi discutere.
La prima, indubbiamente, è l’ormai famosa organizzazione orizzontale del lavoro nel Reparto Corse, con il deciso ripudio di un modello piramidale affidato alla mano di un direttore tecnico di alto livello. “Ho detto certe cose perché mi sono fidato di chi mi garantiva che eravamo in vantaggio sulla concorrenza. Sostituire Allison con Binotto era la cosa giusta”. Marchionne spiega di essere rimasto scottato dalla “piramide” che doveva portarlo alla vittoria. Il rapporto tra lui e James Allison s’è compromesso in modo irrimediabile a causa della mancanza di trasparenza, di alcune informazioni poi rivelatesi errate. Marchionne ha deciso così di entrare nei meccanismi in prima persona, dando una svolta autoritaria al team, ecco perché “Paddy Lowe non ci serve“. A progettare le rutilanti bellezze rosse saranno suoi pretoriani, che lo terrano aggiornato, senza segreti o verità non dette.
Nel dare la massima fiducia al nuovo gruppo di lavoro, lo stesso presidente ha però indirettamente confermato le indiscrezioni che vogliono una Ferrari in ritardo sulla concorrenza, come da noi anticipato. La svolta realista va soltanto apprezzata, e probabilmente è la base per un futuro più “rosso” e meno “grigio”. E però Marchionne ha parlato di successi nel medio termine, saltando di fatto a piè pari un 2017 che sarà di fatto un anno di transizione, o assestamento dir si voglia. Il presidente, al contempo, si è assunto tutte le responsabilità dei prossimi risultati del Cavallino, sollevando da un lato la squadra dall’enorme pressione dell’ambiente e suggellando il suo dominato. Questa, più di quella del biennio 2015-2016 sarà la Ferrari di Sergio Marchionne, fondata sulle sue idee, senza scendere a compromessi.
Anche sul versante Vettel il discorso è abbastanza chiaro. Sebastian per il 2017 ha sposato in pieno il rosso Ferrari da professionista serio qual è, ma è impensabile strappargli il rinnovo per il 2018 senza un progetto vincente all’orizzonte. Le parti si aggiorneranno a stagione in corso, con Marchionne che ha ammesso come la Ferrari si stia guardando anche intorno. Un messaggio piuttosto chiaro anche questo: la Rossa crede nel quattro volte campione del mondo, ma non potrà trattenerlo controvoglia. Se il tedesco preferirà salpare verso acque meno agitate, Maranello non potrà far altro che prenderne atto. Dopotutto sia per vincere che per trattenere tali fuoriclasse serve la macchina, e questo il presidente l’ha capito piuttosto bene. Ma per progettare una vettura vincente servono stabilità e programmazione nel tempo, e questo devono comprenderlo i tifosi. Con fiducia, ma tanta pazienza.
Antonino Rendina
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