Ferrari, Arrivabene ne ha per tutti: “Qualcuno impari a fare i conti…”
Il team principal della Ferrari scatenato nel dopo gara, frecciate a Lauda e Pirelli...
Quando “parte” a caldo Maurizio Arrivabene riesce ad essere incisivo con le parole allo stesso modo di come lo sono stati i suoi piloti in partenza a Budapest. Un vero e proprio “one man show”, genuinità e comunicazione, ed a Budapest anche qualche sassolino (rectius macigno) toltosi dalle scarpe.
Il gradino del podio doveva mancare tanto alla Ferrari, finita quasi nell’occhio del ciclone per due gare storte e qualche prestazione sottotono. Le voci sulla Scuderia, nonché le critiche, si sono moltiplicate e IronMauri non è riuscito proprio a “tenersele”:
“I numeri dicono che in 10 GP abbiamo vinto 2 gare e abbiamo raccolto 8 podi totali. Qualcuno dovrebbe imparare a fare i conti e non dire più stupidaggini” ha sentenziato Maurizio, a capo di una Ferrari oggettivamente molto più forte di quella del 2014.
Arrivabene ha anche risposto a Lauda e alla famosa polemica degli spaghetti: “Senza fare nomi, voglio solo dire che ieri sera non abbiamo mangiato spaghetti, ma una bella pizza all’arrabbiata che calzava a pennello e che ci ha dato la giusta carica”.
Prima del consueto mantra “dobbiamo rimanere con i piedi per terra, lavorare a testa bassa e con umiltà” non è mancata una frecciatina anche alla Pirelli, colpevole probabilmente di portare mescole indigeste al Cavallino: “Credo che quando potremo scegliere noi le gomme con cui correre sarà un po’ più dura per tutti gli avversari…”.
Dopo lo sfogo c’è stato, comunque, anche il tempo di scherzare per vivere una vittoria a suo modo storica (primo successo di Vettel in Ungheria, dove la vittoria per la Rossa mancava dal 2004) in un giorno emotivamente forte. Arrivabene ha strappato il microfono di mano a Sky e ha fatto finta di intervistare Vettel, il quale è scoppiato a ridere. Poi il team principal è tornato serio ricordando Jules Bianchi: “Al suo funerale sono quasi stato male, a Jules volevamo tutti un mondo di bene”. La Ferrari nel suo piccolo, per quanto possa valere, ha onorato al meglio la memoria del giovane francese.
Antonino Rendina
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