F1 | Viva l’irriverenza di Verstappen, ma criticare Hamilton è un autogol clamoroso

Max controcorrente come al solito, ma ogni tanto servirebbe un po' di buonsenso

F1 | Viva l’irriverenza di Verstappen, ma criticare Hamilton è un autogol clamoroso

Lo sappiamo sfacciato e irriverente. E Max Verstappen così conferma di essere, quando con la solita sfrontatezza afferma che “Hamilton non è il migliore, ha solo la macchina più competitiva. Era pronto già al suo debutto solo perché aveva una buona macchina, poi ora ha meno pressione con la squadra che lavora tutta per lui”.

E’ un sasso nello stagno, è un reato di lesa – lesissima – maestà bello e buono, senza attenuanti, un fulmine nel più sereno dei cieli (del motorsport) che ha eletto all’unanimità, in primis lo sfidante e quasi coetaneo Vettel, Hamilton quale attuale primo della classe; per i risultati, per lo spessore, per il carisma e la capacità di gestione di un’intera logorante stagione.

Soltanto il giovanissimo fenomeno in erba Verstappen, cinque vittorie in carriera ben spalmate nell’ultimo triennio, molte più le sportellate e ancora di più i “numeri” spettacolari da piccolo marziano del volante, poteva ribaltare la realtà, rigirare spazio e tempo, dati, fatti, sminuendo chi comanda, andando controcorrente, sorprendendo. Come se l’altra faccia della totale assenza di complessi di inferiorità fosse un malcelato complesso di superiorità, il dovere morale di credersi il più forte. Un po’, a dire il vero, c’è da comprenderlo. Max – lo raccontano le cronache di pista – è cresciuto con la pressione della vittoria, tra assali e bulloni, le corse sono state il suo mondo, con tutti i possibili risvolti annessi e connessi. La sua personalità è questa, esprime una competitività cieca e furiosa, un incendio impossibile da domare.

Il pilota della Red Bull è imprudente, se non incosciente, quando rilascia certe dichiarazioni, ma a noi la sua tracotanza piace, diverte, interessa. Eppure, almeno nei confronti dell’uomo che ha raggiunto Fangio per titoli mondiali e insegue le 91 vittorie di Schumacher, Verstappen avrebbe dovuto mostrare un minimo di forma, di rispetto. E’ anche questione di buonsenso. Difficile pensare di diventare una leggenda se non si rispettano le leggende che si hanno al proprio fianco.

Max ha il diritto (e le potenzialità) per sognare in grande, per volare alto, ma memore del mito di Icaro non deve avvicinarsi incautamente al sole, altrimenti la cera si scioglie e la caduta è solo più rovinosa ed esiziale. Nel 2018 Vertappen è definitivamente maturato, ha tenuto un livello di guida altissimo da Montecarlo in poi, ha vinto e convinto con una Red Bull obiettivamente lontana da Mercedes e Ferrari. In un’occasione, nel retropodio di Interlagos, l’olandese ha saputo anche ascoltare i consigli di Hamilton, nonostante i nervi a fior di pelle nei confronti di Ocon. Quella si che è stata una bella immagine. Il giovane che carpisce segreti dal “vecchio”. Mentre le ultime parole sono solo una caduta di stile.

Max è già fortissimo ed è uno tosto, con un carattere niente male. Ha già una sua statura e una sua storia nel Circus, può continuare ad essere impudente e sfacciato senza però trascendere nel ridicolo, o provocare oltre il consentito. Perché, ad oggi, fa francamente sorridere sentire che Lewis Hamilton vince perché guida la Mercedes. Prima bisognerebbe batterlo, questione di buonsenso e credibilità.

Antonino Rendina


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