F1 | Ritmo lento, rassegnazione, pasticci al muretto: qualcuno salvi la Ferrari
La gara nel Principato ha confermato il momento deprimente della Rossa
La Ferrari esce con le ossa rotte anche dal GP di Monaco, bissando tutta la mediocrità già ammirata dall’altra parte del mondo, a Miami. Circuito diverso, meteo diverso, stesso scenario desolante. E, diciamolo, le parole di Vasseur che ha il coraggio di parlare di “buon passo gara” fanno male come un pugno nello stomaco, perché sono al limite tra la presa per i fondelli e la più totale rassegnazione.
Frederic Vasseur, sicuramente incolpevole per l’attuale situazione, avendo avuto la “fortuna” di ereditare in blocco la meravigliosa compagine sagacemente messa su da Binotto, è invece responsabile in prima persona per questa sua sorta di superficialità e leggiadria da amicone della porta accanto, come se non avesse capito in qualche casino s’è messo e quale divisa porta. Perché ad oggi la Scuderia Ferrari è una grande decaduta, in perenne crisi tecnica, senza speranze di vittoria. Ma andiamo con ordine.
Partiamo dal fatto che arrivati alla sesta gara s’è capito benissimo che la stagione per Maranello è da buttare, e che a dispetto delle solite chiacchiere sui noiosi tecnicismi (tipo la finestra ideale di utilizzo della gomma e altre scuse simili) o le vane speranze sugli aggiornamenti al fondo, all’ala, alle pance, alle sospensioni, alla radio, ai filtri e all’aria condizionata, cambio olio e dischi dei freni e via che il tagliando è fatto, il discorso è molto più semplice: le macchine nate bene vanno forte su ogni tipo di pista, con ogni tipo di mescola e in qualsiasi condizione, leggasi Red Bull o – per restare tra i comuni mortali – Aston Martin, capace di progettare una vettura competitiva, ben piantata a terra e gentile con le gomme.
Prendiamo invece Charles Leclerc, che quando s’è trovato con pista libera per poco non andava più piano di tutti gli altri; la controprova che della pochezza tecnica della SF23, auto con ritmo gara mediocre, che sfrutta malissimo le gomme. Insomma ci sono tutti gli elementi per considerarla un progetto sbagliato.
A Montecarlo, poi, la Ferrari ha rispolverato anche il grande classico dei pasticci al muretto, sbagliando più o meno tutto il possibile. Lenta nel segnalare la presenza di Norris a Leclerc in qualifica, poco coraggiosa nel far rientrare Charles la prima volta ai box, completamente addormentata quando ha lasciato fuori i piloti sotto il temporale estivo che si è abbattuto sul Principato. Non si è salvato nulla, stavolta nemmeno i piloti, con il monegasco che appare sempre più avvilito e rassegnato e con Sainz che anche quando sembra in palla come tempi sul giro fa cavolate su cavolate.
Ad oggi la Rossa è desolante, e non si vedono a breve termine spiragli di luce. Più che portare aggiornamenti, che sposteranno poco o niente, ci vuole una convinta rivoluzione tecnica, con decisioni forti e senza paura. Per quanto stiamo vedendo la sensazione è di trovarsi dinanzi ad una scuderia che va letteralmente ricostruita dalle fondamenta, nel metodo di lavoro, probabilmente negli uomini e nei ruoli tecnici apicali.
Servirebbero visione di insieme, progettualità, programmazione. La gestione di Vasseur finora sembra una mano di pittura che a stento toglie le macchie dalle pareti, mentre urgono interventi di ben altro tenore. Qualcuno salvi questa squadra spersa e rassegnata, qualcuno riporti in alto la Ferrari, perché non se ne può più di vedere vincere sempre gli altri.
Antonino Rendina
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