F1 | Merzario: “Il pilota conta il 10%”
"Prima si valutavano le capacità, poi sono arrivate le valigette", ha commentato l'ex pilota
Sono cambiati i tempi in cui era il pilota ad essere determinante in pista, ora non è più così sia per la nuova tecnologia che per i soldi che spesso mettono in secondo piano il talento di un pilota. Questo è il punto di vista di Arturo Merzario, ex pilota di Formula 1 che molti ricorderanno protagonista di quel salvataggio eroico fatto a Niki Lauda nel 1976 al Nurburgring. Intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, quando all’80 enne è stato chiesto di fare un suo personale “dream team”, ha replicato che oggi il pilota non fa più la differenza.
“Con l’elettronica e la tecnologia di oggi, le differenze tra i piloti sono davvero minime. Ai tempi di Nuvolari, il pilota era il 70% del risultato finale. A poco a poco è scomparso. Ai miei tempi era del 50 per cento. Ora, senza offendere nessuno, siamo arrivati al 10 per cento”.
Tuttavia, ha ammesso che i migliori piloti come Max Verstappen e Lewis Hamilton “fanno ancora la differenza”.
“Ma prima parlavamo di secondi, poi di decimi e ora anche di millesimi. Raggiungono tutti una grande perfezione, grazie ai simulatori, all’allenamento in kart iniziato a sette o otto anni e a team molto preparati”.
E Merzario insiste sul fatto che ci sono “altre motivazioni”, tra cui “interessi politici e industriali”, che entrano nella scelta dei piloti di Formula 1 in questi giorni.
“Negli anni ’60 e ’70, e oserei dire fino alla fine degli anni ’80, la scelta dei piloti da parte di un team era dettata dalle capacità che si potevano vedere. Poi è arrivata l’era delle valigette. Non importava di chi fosse la dote, se dalla madre, dal nonno o dallo sponsor. Il posto è stato tolto a chi aveva più talento”.
Quindi, quando gli è stato chiesto cosa vorrebbe cambiare della F1 moderna per renderla più attraente per lui, Merzario ha ammesso che ci sono “molte cose” da prendere in considerazione.
“Prima di tutto, lo sport automobilistico dovrebbe essere reso umano e non più solo tecnico. La decisione spetta troppo al muretto box, e non solo alle opinioni, ma anche ai computer e alle attrezzature che determinano l’andamento di una gara. Dovremmo tornare di più alle sensazioni umane. Anche la figura del meccanico conta poco in Formula 1 rispetto a prima. Non c’è più chi sa fare tutto. Ancora una volta, non voglio offendere nessuno, perché vale anche per altri sport. Ma è la triste realtà”.
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