F1 | Leclerc: “È un grandissimo onore essere un pilota Ferrari, non vedo l’ora di tornare in pista”

Il giovane monegasco ha risposto ad alcune domande postate su Twitter dai tifosi del Cavallino

Sul sostegno ricevuto dai fan in questo particolare periodo: "Sento la vostra vicinanza e mi fa molto piacere"
F1 | Leclerc: “È un grandissimo onore essere un pilota Ferrari, non vedo l’ora di tornare in pista”

In una Q&A con i tifosi della Ferrari, le cui domande sono state selezionate tra quelle scritte nei giorni scorsi su Twitter, Charles Leclerc ha analizzando vari temi. Tra i quali era presente quello legato alla pressione in gara in particolare al GP di Monza dello scorso anno, dove il monegasco riuscì a conquistare la vittoria – successo che il Cavallino non coglieva da ben nove anni- battagliando senza timori referenziali con Lewis Hamilton.

Ovviamente l’anno scorso a Monza la situazione era abbastanza tesa: Lewis, anzi Valtteri, era appena dietro di me e poi è arrivato Lewis. Quindi avevo molta pressione, soprattutto essendo a Monza – ha ricordato Charles -. L’intera settimana era stata improntata a quella vittoria, io e la Ferrari avevamo tutto il Paese con noi, quindi ho sentito molta pressione e , sì, era teso dietro la visiera del mio casco, ma l’unica cosa che continuavo a dirmi era di stare calmo e di rimanere concentrato su quello che dovevo fare nella monoposto e che era la cosa più importante: portare a casa il risultato. E questo è quello che abbiamo fatto! Ma sì, ce n’era un bel po’ di pressione…”.

Le sensazioni provate il primo giorno in cui è arrivato a Maranello: “È stato tanto tempo fa, avevo 11 o 12 anni. Ero con Jules Bianchi, arrivai in città ma non sono potuto entrare in Ferrari perché non avevo il pass. Ma mi ricordo che ho guardato l’azienda dall’esterno e ne ero rimasto molto impressionato. Sognavo che sarei riuscito ad entrarci un giorno. Adesso devo ammettere che, per me, è un po’ più facile avere accesso all’azienda!”.

Sulla scelta del numero 16: “Prima volevo il 7, ma ce l’aveva Kimi. Dopo volevo il 10, ma Gasly è arrivato a metà stagione e l’ha preso e dunque ho preso il 16 perché 1 più 6 fa 7 e in più è il mio giorno di nascita. Dunque era un numero che mi piaceva”.

Sul tempo occupato prima della partenza delle gare: “Prima mi riscaldo fisicamente facendo una serie di elastici, gioco anche un po’ a calcio per i riflessi, l’agilità e la precisione con i piedi. Dopo mi piace quando mi metto in macchina immaginare il giro perfetto, per essere pronto mentalmente per il primo giro”.

L’idolo tra i piloti che hanno guidato per la Ferrari: “Il mio idolo, ma credo anche per tanti altri, è stato Michael (Schumacher, ndr). Ero piccolo quando lui vinceva tante gare. Era impressionate e tutte le volte che guardavo la Formula 1 erano ovviamente lui e la Ferrari quelli che seguivo maggiormente”.

Il ricordo sul primo giorno in FDA: “Sono entrato nel 2015. Mi ricordo che è stato abbastanza speciale con mio padre a Maranello. Ero tanto timido, avevo tanta paura. Faceva tanta impressione quando siamo entrati in quelle porte. Dopo due giorni mi hanno fatto sapere che ero stato preso nella Ferrari Driver Academy. Dunque è stato un grande giorno e un grande momento della mia carriera che mi ha permesso di arrivare dove sono adesso”.

Sul mantenimento della condizione fisica in attesa che riparta la stagione: “Ho ogni tipo di attrezzo a casa, ho una bicicletta, alcuni pesi. Mi preparo a casa dunque, inoltre qui siamo autorizzati ad allenarci un’ora al giorno all’aperto. Questo è quello che faccio, cerco di stare il più possibile vicino a casa. Per il momento ci stiamo adattando alla situazione che sicuramente non è ottimale, ma almeno possiamo comunque fare alcune cose. Poi ho la bicicletta e i pesi: in fin dei conti è quello che mi serve”.

Sul sogno realizzato di guidare una Ferrari: “Ci si sente bene, anche se sono da un anno in Ferrari e ogni volta che metto la maglietta rossa è sempre un’emozione speciale. Faccio sempre fatica a credere che sono qua. È un grandissimo onore e non vedo l’ora di tornare in pista. Cambiare qualcosa del mio passato? No, perché sicuramente ho fatto tanti errori in carriera che mi hanno fatto diventare il pilota e la persona che sono adesso”.

Sulla lezione più importante che ha imparato nel suo primo anno in Ferrari: “Penso ad avere pazienza. La pazienza è qualcosa che è molto importante e che ho faticato molto ad avere in passato. Ma, stando in Ferrari, ho imparato che serve. Ovviamente non puoi avere tutto e subito e a volte devi avere un po’ di pazienza e imparare dai migliori e quindi da Sebastian e dal team. Le cose hanno bisogno di tempo per sistemarsi quindi a volte c’è bisogno di aspettare e io ero forse un po’ impaziente prima”.

Sulla vicinanza dei fan malgrado non ci siano gare in questo momento: “Sui social vedo il vostro sostegno. Ho visto che in Italia hanno fatto vedere la gara di Monza, ho ricevuto tantissimi messaggi. Vi leggo anche se non posso rispondere a tutti, sicuramente sento la vostra vicinanza e mi fa molto piacere. Mi tiene motivato ad allenarmi al massimo nel mio appartamento per spingere quando la stagione ripartirà”.

Sull’apprendimento della lingua italiana: “È stato abbastanza naturale, ero in Italia dove ho trascorso l’80% della mia gioventù per gare di kart e altri impegni. Dunque l’italiano lo dovevo per forza imparare, perché tutti i meccanici parlano l’italiano e dunque mi sono ritrovato a doverlo imparare”.

Sui consigli che chiedere ad Ayrton Senna se fosse ancora vivo: “Mi sarebbe piaciuto gareggiare e imparare da lui. Era un personaggio che mi ha ispirato, che aveva talento e che lavorava tantissimo. Mettendo le due cose insieme per me è diventato il migliore”.

Sul momento preferito durante il weekend di gara: “Qualifica o gara, è difficile. Mi piace l’esercizio della qualifica, avendo il giro secco dove il pilota deve mettere tutto. Però devo dire che la battaglia in gara è quella che preferisco”.

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