F1 | Leclerc a Monza oltre i limiti della macchina, ma quanto pazienterà?
Il monegasco vuole una monoposto vincente e lo fa capire
La frustrazione di Charles Leclerc nel dopo gara era la frustrazione di migliaia di ferraristi, che avrebbero spinto con le mani la monoposto sui rettilinei di Monza per farla andare più forte. Il principino di Monaco ha in effetti emozionato per la generosità con cui ha corso, aggrappandosi con le unghie al trenino di monoposto molto più veloci, girando su tempi invidiabili, dimostrando di avere una classe, una guida, un talento, fuori dal comune, per la capacità di guidare oltre i limiti (evidenti) della SF21, trovando nelle chicane e nelle poche curve il tempo che poi puntualmente perdeva sul dritto.
Che pilota! Quando guida così – e considerando i problemi tecnici e anche fisici sofferti durante il lungo fine settimana del GP di Italia – Leclerc avvicina davvero quei piloti iconici che hanno fatto del tremendismo Ferrari il loro marchio di fabbrica: Gilles Villleneuve, Jean Alesi, guida istiniva, cuore e anche sfortuna. Non a caso i più amati insieme ai mostri sacri come Niki Lauda e all’inavvicinabile per tutti kaiser Schumi.
“Febbre Leclerc”, emoziona il ragazzo capace di farsi vedere negli specchietti della Mercedes di Bottas (ma come fa?) ma anche rabbia Leclerc, la sua, quella del dopo gara, celata da un moto d’orgoglio “perchè ho guidato al 200%, è stata una delle mie migliori gare”, rammaricato perché i tifosi storcono il naso dinanzi ad un quarto posto, ma fiero della propria guida.
Charles gonfia il petto, ma non può dissimulare un nervosismo e una frustrazione palpabili, comprensibili, umani. C’è fretta di capire che Ferrari verrà, per questo fuoriclasse del volante che non può e non vuole più aspettare, che chiede garanzie, innamorato della Ferrari ma anche incastrato in un contratto a lungo termine, e chissà quanto pronto a sopportare altri fallimenti, altre monoposto lente sul dritto, altri ceffoni in pieno viso presi dalla concorrenza nella gara di casa.
Il rischio è che prima o poi alla generosità subentri la stanchezza, che i quarti posti a petto gonfio diventino quarti posto con seguente sguardo cupo, che la frustrazione divori tutto l’entusiasmo giovanile che ancora c’è. L’esempio più recente è quello di Fernando Alonso, che passò dai mondiali sfiorati alle frecciatine al team via radio e ad un malessere evidente.
I piloti forti vogliono competere per i primi posti, sarà così anche per Leclerc, che già immagina Verstappen e Russell, suoi coetanei, divertirsi e spartirsi negli anni a venire il bottino grosso. Charles non vorrà stare a guardare. “Date una macchina a quel ragazzo” (cit.) e che stavolta nessuno si offenda.
Antonino Rendina
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