F1 | La Ferrari prenda esempio dalla riorganizzazione McLaren
La scuderia di Woking, grazie anche all'ottimo lavoro di Zak Brown, è riuscita a creare una grande struttura lavorativa
C’era un tempo in cui la Ferrari era vista come punto di riferimento dal resto della griglia di Formula Uno. Non poteva essere diversamente per la scuderia più vincente della storia della Formula Uno. Purtroppo però da un po’ di tempo a questa parte il Cavallino Rampante di Maranello, simbolo iconico di una delle realtà più importanti al mondo, è diventato sempre più statico.
Nelle ultime settimane la Ferrari è finita giustamente nell’occhio del ciclone non solo per quel che riguarda la scarsezza dei risultati – con la SF1000 a dir poco impalpabile nel doppio appuntamento che ha aperto il Mondiale 2020 al Red Bull Ring – ma anche per la struttura del team che ha palesato non poche lacune, subendo diversi stravolgimenti nel recente passato.
Una situazione certamente difficile per Maranello, dove ad oggi non si riesce a intravedere la luce in fondo al tunnel. La Ferrari dovrebbe prendere esempio da un altro team blasonato che ha segnato pagine importanti nel Circus: la McLaren. La scuderia di Woking è infatti riuscita come l’araba fenice a risorgere dalle proprie ceneri dopo anni a di poco terrificanti. Con l’avvento dell’era ibrida, se si esclude il primo anno dove era ancora in vigore la partneship con la Mercedes, l’ex Freccia d’Argento era caduta in una profonda crisi nella quale sembrava impossibile trovare una via d’uscita. Sembrava, appunto.
E invece, una volta toccato il fondo sportivo con vere e proprie figuracce (il “GP2 engine” pronunciato da Alonso a Suzuka, nella gara di casa della Honda, resterà memorabile), è partita la lenta risalita verso i piani nobili della classifica inserendo le persone giuste e competenti nei ruoli chiave ma soprattutto dando stabilità a un progetto ben delineato. Zak Brown, uomo che da sempre ‘mastica’ corse, ha suddiviso in aree ben distinte il team con compiti ben precisi per ciascuna figura professionale. A capo della Gestione Sportiva è stato messo Andreas Seidl, Peter Proudromou – ‘figlioccio’ di Adrian Newey – è stato strappato alla Red Bull come James Key alla Toro Rosso.
L’ex direttore tecnico di Faenza può essere considerato uno dei rimpianti più grandi per la Ferrari che lo aveva a pochi chilometri di distanza e se l’è lasciato sfuggire… Come responsabile del reparto corse figura invece una vecchia conoscenza della Ferrari ai tempi di Fernando Alonso: Andrea Stella. L’ingegnere orvietano, che si è trasferito Oltremanica con lo spagnolo nel 2015, ha scalato pian piano le gerarchie diventando così uno dei perni del nuovo corso di Woking.
Chiaramente i risultati non sono arrivati in un battito di ciglia per la McLaren, ma ci sono voluti anni per raccogliere quanto seminato. Ma ora finalmente la scuderia britannica può sorridere, intravedendo un futuro sempre più radioso al quale si aggiungeranno altri due importanti tasselli: il ritorno della fornitura dei motori Mercedes e l’ingaggio di Daniel Ricciardo che porterà ulteriore esperienza in termini di pilotaggio.
Ora la Ferrari deve decidere cosa fare del prossimo futuro, perché il domani non aspetta. L’esempio della rinascita McLaren è sotto gli occhi di tutti, chissà se anche a Maranello avranno visto e preso appunti.
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