F1 | GP di Gran Bretagna: l’analisi della gara

Le strategie e i tanti duelli sono stati i punti che hanno contraddistinto la domenica di Silverstone

F1 | GP di Gran Bretagna: l’analisi della gara

Silverstone, uno dei tracciati più belli del mondiale, uno degli appuntamenti più attesi dell’intero campionato. E anche quest’anno non ha deluso, in un Gran Premio dove non è mancato assolutamente nulla. A trionfare davanti al proprio pubblico di casa è stato Lewis Hamilton, bravissimo a sfruttare una strategia alternativa e ad imporre un ritmo da “hammertime”, soprattutto nel secondo stint su gomma dura, quello che si è poi rivelato decisivo ai fini del successo finale. Il campione inglese si è ripreso con gli interessi quanto mancato il giorno prima per soli sei millesimi, segnando oltretutto un giro veloce estremamente rapido (quasi a livelli di qualifica, cosa rara da vedere) nell’ultima tornata di gara, giusto per rimarcare il suo dominio in modo ancor più netto. Se la strategia dà, la strategia può anche togliere, e questo lo sa bene Valtteri Bottas, vittima suo malgrado di una tattica a due soste che lo ha tolto fuori dai giochi in anticipo rispetto a quel duello correttissimo e spettacolare contro il suo compagno di squadra nel corso dei primi giri, il quale aveva lasciato presagire un prosieguo di gara che avrebbe potuto regalare tante emozioni. Sotto questo aspetto, comunque, non mancano spunti d’interesse, in quanto la sfida e le differenze a livello strategico tra i due piloti Mercedes hanno rappresentato in un certo senso lo snodo cruciale della gara, non solo per chi stava davanti, ma anche per chi era alle loro spalle.

Ancor più avvincente è stata la lotta per il terzo ed ultimo gradino del podio, ed anche in questo caso non sono mancati i colpi di scena. Indubbiamente l’incidente occorso tra Sebastian Vettel e Max Verstappen è risultato essere l’episodio che ha suscitato le maggiori discussioni nel post-gara, prendendosi la scena: ma di questa battaglia per il terzo posto c’è tantissimo da raccontare, partendo dal duello tra Charles Leclerc e l’olandese della Red Bull, per arrivare alle differenti vedute strategiche che hanno mischiato le carte in tavola e favorito colui che meglio ha saputo gestire gli propri pneumatici nel corso della prima parte di gara.

Un altro elemento che ha fatto la differenza domenica scorsa è stato l’ingresso della Safety Car nel corso del 20° giro a seguito dell’uscita di pista di Antonio Giovinazzi dovuta ad un problema tecnico sulla sua monoposto. L’entrata della vettura di sicurezza ha senza dubbio premiato chi ha saputo reagire velocemente, cambiando in corsa d’opera la strategia per puntare sulla mescola hard, la protagonista di tante analisi e tante discussioni. A centro gruppo anche in questo appuntamento la lotta è stata estremamente ravvicinata, con la sfida McLaren-Renault che si è riproposta ancora una volta nelle gesta di Carlos Sainz Jr. e Daniel Ricciardo. Dopo una qualifica tutt’altro che entusiasmante, lo spagnolo è stato protagonista di un’ottima gara, fatta soprattutto di un’eccellente gestione gomma e di grande opportunismo, sfruttando quella Safety Car che si è rivelata decisiva per molti piloti. Nel corso degli ultimi giri, il numero 55 ha dovuto resistere agli attacchi di Daniel Ricciardo, settimo al traguardo. A concludere la top ten una sicurezza come Kimi Raikkonen, bravissimo nel gestire le gomme e far funzionare la strategia ad una sosta senza l’ausilio della Safety Car, Daniil Kvyat, autore di una bella rimonta dal 17° posto, e Nico Hulkenberg, a punti nonostante una strategia discutibile, un incidente e dei problemi tecnici sulla monoposto.

Le delusioni di giornata a livello di team sono state indubbiamente la Racing Point e la Haas. Per quanto riguarda il primo, questa era una di quelle classiche gare in cui l’abilità dei propri piloti nell’essere incisivi sui passi e saper sfruttare gli episodi a disposizione poteva portare a conquistare qualche punto, nonostante l’ennesima qualifica poco entusiasmante. Ciò però si è dovuto scontrare con i problemi tecnici accusati da Sergio Perez (con conseguente tamponamento ai danni di Nico Hulkenberg) e una strategia tutt’altro che ideale per Lance Stroll, costretto ad una seconda sosta della quale però anche il pilota ha confermato non vi fosse necessità. Giornata ancor più amara per la Haas, già alle prese con lo spinoso caso “Rich Energy”, il title partner della squadra americana che la scorsa settimana aveva annunciato tramite un tweet la rottura dell’accordo di sponsorizzazione: nel corso del primo giro i due alfieri del team di Kannapolis sono arrivati al contatto provocando una foratura, vedendosi poi costretti al ritiro poche tornate dopo a causa dei numerosi danni riportati. Un doppio zero che pesa come un macigno, ma soprattutto un altro incidente e un’altra situazione di cui la squadra avrebbe fatto volentieri a meno, dati i ripetuti avvertimenti fatti ai propri piloti nei mesi scorsi.

Il duello Hamilton-Bottas: così Lewis ha vinto la gara

Già dai primissimi metri i due piloti della Mercedes non si sono risparmiati colpi e hanno dato vita ad un bel duello per la prima posizione. Bottas è stato molto bravo a chiudere ogni spazio in partenza per rimediare ad una partenza non eccellente, forse anche colpa di una posizione che non ha favorito particolarmente i piloti che partivano a sinistra, come visto anche nelle serie minori. Hamilton non si è dato per vinto e sin dalla prima curva ha tentato di tutto per trovare il sorpasso e per spingere l’avversario al limite. L’episodio più spettacolare del duello tra le due “Frecce d’Argento” è arrivato nel corso del quarto giro su un azione personale del campione inglese: tutto è nato dall’ottima preparazione dell’attacco in due fasi, tra curva 6 e curva 7, dove Hamilton ha saputo fare la differenza nell’impostazione della curva. Non si è fatta però attendere la risposta di Bottas, il quale si è ripreso la testa della corsa con un gran sorpasso in curva 15, un settore della pista dove ci vuole coraggio per affondare l’attacco. Da quel momento in poi i due si sono marcati a vista, forse più volti al far lavorare la strategia che a spingere per duellare nuovamente. Ma è proprio in questo frangente che arriva l’episodio che ha cambiato le sorti della corsa, ovvero il pit stop di Bottas.

Per affrontare questo argomento è importante tornare indietro e capire quanto era stato organizzato a livello di strategie nel pre-gara: “Nel nostro strategy meeting del mattino, i piloti avevano chiesto se ci fosse una strategia diversa per chi era in seconda posizione, perché se metti entrambi sulla stessa gomma, molto probabilmente la gara andrà a finire in quel modo. Ascoltando il suggerimento, abbiamo deciso che il pilota in seconda posizione avrebbe avuto una strategia alternativa con la gomma dura. Non eravamo sicuri se la strategia ad una sosta avrebbe potuto portare fino in fondo, pensavamo che la due soste fosse migliore, anche per la mancanza di dati riguardo allo pneumatico duro”, ha rivelato Toto Wolff nel post-gara. Ciò vuol dire che entrambi i piloti erano a conoscenza di quali avrebbero potuto essere le varie strategie e le varie situazione che si potevano venire a creare nel caso la media avesse permesso di andare lunghi e tentare la tattica ad una sola sosta, che comunque, è bene specificare, rimaneva un’alternativa, non la soluzione originaria.

Ed è intorno proprio a questo argomento che si snoda il risultato della corsa. Il primo stint sia di Bottas che di Hamilton è stato positivo, non solo in termini di passo ma anche di gestione gomma: entrambi hanno avvertito un minimo calo sull’anteriore sinistra, la gomma che ha sofferto di più nel corso del weekend, ma nulla di preoccupante, come è possibile evincere dai team radio. Insomma, vi era l’opportunità di giocare un po’ in termini di strategia e cercare di allungare lo stint, in modo non solo da coprirsi a vicenda in caso di Safety Car, ma anche di ridurre il lavoro degli pneumatici nei successivi spezzoni di gara o addirittura variare la strategia. È un discorso affrontato più volte, ma regalare la track position, soprattutto in occasioni come queste dove si è indecisi su quale possa essere la tattica migliore, generalmente è una delle cose da evitare, se non strettamente necessario. Oltretutto, se si deve cedere la posizione, è indicato quantomeno adottare una strategia il più versatile possibile, che possa offrire diverse possibilità per cercare di giostrare durante il resto della corsa e correggere un possibile errore. Al contrario, ciò è proprio quanto non è stato fatto dal muretto Mercedes con Valtteri Bottas che, seppur abbia rispettato il piano originario stilato prima della gara, ha messo il proprio pilota in una situazione estremamente complicata dal punto di vista strategico a cui sarebbe stato difficile rimediare in un secondo momento. Tutto nasce a pochi giri dalla sosta del numero 77, quando il muretto ha iniziato a discutere in merito ad una possibile fermata, chiedendo lo stato di forma degli pneumatici. Tutto normale fino a questo momento, classifica procedura di gara. Ma la situazione diventa davvero interessante per quanto accade al giro 16, quello in cui poi Bottas sarà richiamato ai box per il suo pit stop: proprio all’inizio di quella tornata, l’ingegnere di pista gli aveva confermato che sarebbero andati lunghi ancora per 3 giri e che, soprattutto, il suo passo era ancora positivo, motivo per il quale avevano deciso di proseguire. A questo punto è lecito chiedersi: se il passo era buono, se il muretto gli aveva appena confermato che sarebbero rimasti ancora fuori e se le gomme stavano tenendo bene, perché richiamarlo ai box proprio alla fine di quella tornata in anticipo rispetto a quanto detto pochi secondi prima, tra l’altro non permettendogli nemmeno di sfruttare concretamente i propri pneumatici? Ma, soprattutto, dato che le gomme stavano reggendo bene, forse addirittura meglio delle aspettative (non dimentichiamoci che le condizioni al venerdì erano al quanto diverse rispetto a quanto visto in gara), perché non discutere con il pilota stesso di un cambio di strategia in corsa? Dati vari elementi, come il fatto che sia il pilota che il team sapevano benissimo che Lewis avrebbe avuto la possibilità di scegliere tra due possibili tattiche di gara, il fatto che le gomme fino a quel momento si stavano comportando molto bene e che non vi era stato un particolare calo in termini di passo, a nostro avviso sarebbe stato corretto da parte del muretto Mercedes offrire anche a Bottas la possibilità di mettere le carte in tavola e valutare un possibile passaggio alla mescola dura per il secondo stint di gara. Con il passare dei giri, la tattica a singola sosta è diventata una possibilità concreta non solo per Mercedes, come fatto da Hamilton, ma anche per tanti altri team, a dimostrazione che dati alla mano stava diventando un opzione fattibile.

Quanto detto fino ad ora viene a nostro avviso avvalorato da quanto accade nel corso del 18° giro, ovvero solamente 2 tornate il pit stop di Bottas, quando seguendo quanto precedentemente dall’ingegnere di pista, il finlandese avrebbe dovuto trovarsi ancora in pista sul primo set di gomme medie. Nel corso di quel giro avviene un’interessante conversazione radio tra il garage e Hamilton, in cui il muretto si rivolge all’inglese chiedendogli se avesse voluto montare la dura nel secondo stint. Nulla di anomalo naturalmente, in quanto questa era una delle possibili strategie accordate nel pre-gara per chi si fosse trovato in seconda posizione in quel momento della corsa. Naturalmente Lewis è stato molto bravo a leggere la situazione di gara e a capire come quel cambio di strategia e il passaggio dalle medie alle dure per il secondo stint, gli avrebbe potuto permettere di avere una chance concreta di vincere la corsa. Ma tutto ciò ci riporta al punto di partenza: indubbiamente c’era un accordo pre-gara, su questo non ci piove, ma considerando come si stava evolvendo la gara e dato il team radio arrivato a Hamilton due giri dopo la sosta di Bottas, ancora una volta, perché non essere corretti nei confronti di Valtteri e garantirgli anche a lui questa possibilità? Se questa opzione è stata proposta a Hamilton solo pochi giri dopo la sosta di Bottas, vuol dire che in quel momento c’era la possibilità di renderla fattibile, e allora perché non proporla anche all’altro pilota in un momento in cui, ripetiamo, avrebbe dovuto ancora essere in pista.

Indubbiamente il finlandese ha peccato in termini di valutazione, in quanto sta anche a chi guida essere in grado di sapere leggere le situazioni di gara, ma ciò non toglie che sia soprattutto compito del muretto saper reagire a queste situazione, fare gli interessi dei propri piloti e metterli nelle migliori condizioni possibili, soprattutto per colui che, è bene ricordare, era in testa alla corsa. Attenzione però, è bene fare anche qualche altra considerazione. Naturalmente la decisione finale avrebbe dovuto rimanere ad appannaggio Bottas, avrebbe dovuto essere lui, di fronte alle due opzioni, a scegliere ed agire di conseguenza, prendendosi vantaggi e responsabilità di quanto fatto. Nel dopo gara lo stesso Valtteri ha chiarito come dal suo punto di vista la strategia a singola sosta non fosse possibile oggi, ma chiaramente rilasciare queste parole immediatamente dopo la corsa è diverso rispetto a farlo dopo un’analisi approfondita con dati alla mano. D’altra parte, però, come dicevamo, sta anche al muretto cercare di capire cosa sia meglio per il proprio pilota, e dato l’evolversi della gara, sarebbe stato corretto quantomeno mettergli davanti le due opzioni, chiarendo come ciò avrebbe potuto influire e lasciargli la decisione finale.

Ma come mai tutto questo discorso? Perché nell’esatto momento in cui Bottas ha fatto la sua prima sosta per passare alla media, non solo ha perso quasi automaticamente il successo finale, ma ha anche messo a rischio il podio. L’aver seguito il piano originale lo ha esposto al rischio dell’entrata della Safety Car, come si è poi effettivamente verificato. Ciò ha avuto un duplice effetto: non solo ha significato perdere la posizione su Hamilton, ma anche averlo messo nella situazione di o dover rimanere in pista sulle medie e complicare ulteriormente la situazione con il rischio di perdere il podio, oppure fermarsi per riparare al danno fatto ma mettendolo dietro Vettel, il quale non si era ancora fermato. Ascoltando i team radio, i quali sono aperti a tutti i team, era chiaro che il tedesco sarebbe andato il più lungo possibile, divenendo potenzialmente un problema proprio in una situazione come quella che si è poi effettivamente verificata. La decisione degli strateghi del team Mercedes è stata quella di lasciarlo fuori in pista, continuando con il piano iniziale. Questo è stato forse l’errore più grave commesso dagli strateghi della squadra tedesca, perché non solo non hanno saputo reagire all’errore precedente, ma anche perché hanno ulteriormente complicato inutilmente la gara del proprio pilota, mettendo a rischio anche il secondo gradino finale. Decidendo di fermare Bottas, indubbiamente il finlandese si sarebbe ritrovato sulla stessa strategia di Lewis (anche se a quel punto ormai qualunque scelta fatta difficilmente lo avrebbe portato a vincere), ma soprattutto dietro Vettel. Uno scotto pesante da pagare, ma quantomeno avrebbe avuto la gomma dura che gli avrebbe permesso di arrivare fino in fondo e di proteggersi dai piloti alle sue spalle, i quali molto probabilmente avrebbero optato per cambiare strategia per coprirsi proprio dal tedesco della Ferrari. Ma cosa sarebbe potuto accadere non fermandolo? Lo scenario più preoccupante per il numero 77 sarebbe stato quello in cui non fosse riuscito a creare un gap sufficiente su Vettel/Verstappen/Leclerc da lì fino alla seconda sosta obbligatoria, necessaria per rispettare il regolamento che prevede l’utilizzo della doppia mescola in gara. Non riuscendo ad accumulare un vantaggio sufficiente sugli inseguitori, nel momento dell’ultima sosta Bottas si sarebbe ritrovato nel traffico, più realisticamente di Verstappen e Vettel, con il rischio non solo di perdere il secondo posto, ma pure il podio (seppur quest’ultima naturalmente è un ipotesi più “remota”, se così possiamo dire). L’incidente tra Vettel e Verstappen è stato un grandissimo toccasana sia per Bottas che per il team, perché non solo ha tolto di mezzo un problema che potenzialmente avrebbe potuto divenire enorme, ma anche perché ha parzialmente mascherato gli sbagli degli strateghi delle Frecce d’Argento.

  • Insomma, per riassumere, quali sono stati gli errori commessi dal muretto Mercedes con Bottas?Il primo è stato quello di non saper reagire in corsa proponendo anche a Bottas l’utilizzo della mescola più dura nel secondo stint di gara. Ciò avrebbe avuto un triplice risultato: non solo allungare lo stint trovandosi poi nella giusta finestra di Safety Car salvando oltretutto la posizione, ma anche averlo cautelato in caso di uscita della vettura di sicurezza nei confronti di chi si doveva ancora fermare alle proprie spalle e, soprattutto, la possibilità di variare in corsa la strategia passando ad una corsa ad una sola sosta.
  • Il secondo è stato quello di non allungare il primo stint ed aver lasciato il proprio pilota in testa alla corsa scoperto in caso di Safety Car, non solo nei confronti di Lewis Hamilton, ma anche di Sebastian Vettel, il quale si doveva ancora fermare.
  • Il terzo, forse quello più difficile da comprendere, è stata la decisione di non rimediare all’errore fatto in precedenza, non sfruttando la Safety Car per fermare Bottas e montare la dura, al contrario di quanto fatto ad esempio da Leclerc e Verstappen, se vogliamo rimanere nelle zone più alte della classifica, ma si tratta di un cambio in corsa effettuato anche da altri piloti a centro gruppo. Indubbiamente ciò avrebbe significato trovarsi dietro Vettel, ma quantomeno le chance di perdere il secondo posto del podio si sarebbero ridotte.


Al contrario, la gara di Hamilton è stata completamente in discesa dopo la decisione di fermare Bottas per continuare con il piano originario a due soste. Dopo aver ricevuto la proposta del team nel corso del 18° giro di montare la dura nello stint successivo, Lewis ha cercato di allungare il più possibile il suo run, in modo tale da dover percorrere meno giri possibile sulla mescola hard. Indubbiamente la Safety Car gli ha dato anche una mano permettendogli di fermarsi in una situazione che gli ha permesso di finire davanti al suo rivale più diretto nonostante la sosta, ma ciò non toglie che la sua corsa si fosse già messa sui giusti binari ancor prima dell’ingresso della vettura di sicurezza. In realtà nella seconda parte di gara, il campione inglese ha mantenuto un ottimo passo durante tutto l’arco dello stint, a dimostrazione che al netto della strategia e della Safety Car, Hamilton aveva tutte le carte in regola per giocarsi la vittoria della corsa anche in condizioni normali. Il giro più veloce della gara segnato proprio nell’ultima tornata su gomme hard di oltre 30 giri va indubbiamente a confermare non solo la bontà di quella mescola sul lungo periodo, ma anche quanto Lewis avesse un potenziale nel piede per vincere e giocarsi il trionfo in ogni situazione.

L’ultimo gradino del podio: battaglia serrata

Data l’estrema competitività mostrata dalla Mercedes sin dalle prove libere, era immaginabile che gli avversari potessero lottare solo per le briciole, con Ferrari e Red Bull più o meno su un livello simile, pronte a giocarsi l’ultimo gradino del podio. Esattamente come per la sfida tra Hamilton e Bottas, anche nella lotta per il terzo posto sono state le scelte strategiche a far la differenza, escludendo ovviamente l’episodio dell’incidente di Vettel e Verstappen che ha preso la scena in tutte le discussioni.

Sin dai primissimi giri, né i due alfieri della Rossa né quelli del team anglo-austriaco si sono tirati indietro, dando vita ad un bellissimo duello e a numerosi cambi di posizione. Senza dubbio lo scontro tra Charles Leclerc e Max Verstappen ha preso gli onori delle cronache, per la bellezza in sé del duello che ha rimandato subito la mente a quanto accaduto due settimane prima, quel duello a Spielberg con cui l’olandese si era preso il successo finale a poche tornate dalle fine proprio ad appannaggio del monegasco. Ma ci sono tantissimi aspetti che hanno caratterizzato questa battaglia tra Ferrari e Red Bull, soprattutto in team di strategia. Per cominciare, è fondamentale sottolineare le differenze in termini di mescola usata alla partenza: Verstappen e Gasly hanno optato per la media, così come la Mercedes, mentre Vettel e Leclerc hanno scelto la soft, nella speranza che potesse cambiare le carte in tavola e dargli una speranza per riuscire ad ottenere un risultato di prestigio. Indubbiamente è inevitabile pensare che la Rossa di Maranello avesse previsto e sperato in una gara su due soste e che, soprattutto, probabilmente avesse sperato di riuscire a conquistare quantomeno la prima fila per tentare un primo stint tutto all’attacco con una gomma aggressiva. Così non è stato, anche se c’è da sottolineare come la prima fila, o addirittura la pole position, siano sfuggiti per poco, pochissimi millesimi. Cercando di andare con ordine, chi ha sofferto davvero tanto nelle fasi iniziali è stato Charles Leclerc, con evidenti segni di graining sull’anteriore sinistra, cosa che non gli ha permesso di allungare lo stint. Ciò ha implicato la non possibilità di prolungare lo stint ma la necessità, al contrario, di doversi fermare in linea con le aspettative e seguire sulla strategia a due soste, montando quindi un nuovo set di pneumatici medi. Curiosamente, il momento del pit stop del monegasco è arrivato proprio in contemporanea con quello di Max Verstappen, tanto che i due si sono dati filo da torcere anche nella pit lane: Verstappen è riuscito a guadagnare la posizione grazie ad una sosta rapidissima dei suoi meccanici, mentre il numero 16 si è dovuto accodare in seguito anche a dei problemi di smontaggio proprio dell’anteriore sinistra. Subito dopo essere rientrati in pista, entrambi hanno avuto delle difficoltà a portare in temperatura rapidamente gli pneumatici, ma Leclerc è stato bravo ad approfittare di un leggero errore del pilota olandese in curva 4 per riprendersi immediatamente la posizione. La loro corsa prende però una direzione inaspettata nel momento dell’entrata della Safety Car: gli strateghi della Rossa decidono di non richiamare il proprio pilota, mentre, al contrario, in Red Bull optano per una strategia che prevedeva di fare l’opposto di quanto avrebbe fatto Leclerc. Essendo il monegasco rimasto in pista, Verstappen è tornato ai box, montando quel set di gomme dure con cui sarebbe poi dovuto arrivare fino alla conclusione della gara: nonostante un pizzico di fortuna, questa è stata una scelta indubbiamente corretta, dato che con questa mossa sono anche andati a cautelarsi su Vettel, il quale fino a quel momento non si era ancora fermato.

In Ferrari, da un punto di vista prettamente tattico, sono stati poco reattivi a leggere la situazione, fermando Leclerc solamente nel secondo giro dietro la Safety Car, quando ormai aveva perso la posizione anche su Verstappen. Oltretutto, la decisione di richiamare ai box il monegasco è arrivata solamente dopo il suggerimento del pilota stesso, il quale si era lamentato proprio dell’anteriore sinistra, sollecitando la squadra ad un cambio di strategia. C’è da sottolineare come è possibile guardare la situazione anche da un altro punto di vista, ovvero la scelta da parte degli strateghi di tenere i propri piloti su due strategie diverse, dato che Vettel era rientrato cambiando tattica per passare alla singola sosta, ma ciò non toglie che a conti fatti, così come per Bottas, il non fermarsi sarebbe diventato un elemento a sfavore. Dopo il periodo di sospensione dovuto all’ingresso della vettura di sicurezza, Leclerc ha cercato di riprendersi la posizione persa nel pit stop duellando duramente, ma correttamente, proprio con l’olandese della Red Bull, regalando spettacolo ed emozioni. Il rivale, però, ha mostrato un passo superiore sulla mescola più dura, tanto da recuperare Vettel.

Ecco, parlando del tedesco, la sua gara è stata molto interessante dal punto di vista strategico. È bene partire col dire che, così come il compagno di squadra, anche Sebastian ha preso il via della corsa su mescola soft, la più soffice a disposizione. Il numero 5 nel corso del primo stint ha mantenuto un buon passo, abbastanza per rimanere attaccato al treno di chi lo precedeva, ovvero i suoi rivali diretti nella lotta per il podio. Ciò che è passato un po’ sottotraccia, però, è come Vettel stesso già prima della Safety Car fosse diventato la chance più concreta che la Ferrari avesse proprio per puntare al terzo posto. Il 4 volte campione del mondo, infatti, è stato bravissimo non solo a mantenere un buon passo, ma soprattutto farlo salvaguardando le gomme, cosa che gli ha permesso di allungare lo stint, al contrario del compagno di squadra. È stato lo stesso Vettel a spingere il team a rimandare continuamente la sosta, giro dopo giro e questo è stato importantissimo sotto due aspetti: non solo si è trovato in un’ottima posizione in caso dell’apertura della finestra della Safety Car, ma l’andare così lungo gli ha anche permesso di cambiare strategia in corsa e montare la dura per il secondo stint, in modo da continuare fino a fine gara senza la necessità di fermarsi nuovamente. A questo punto è chiaro che, soprattutto in una situazione di corsa normale, ovvero senza la vettura di sicurezza che ha consentito ai rivali di rimediare, Vettel si sarebbe posto in una situazione di enorme vantaggio, dato che non si sarebbe dovuto fermare nuovamente, al contrario di Verstappen e Leclerc, i quali avrebbero dovuto effettuare un ulteriore pit stop per rispettare il regolamento. L’avversario più concreto in quel momento sarebbe divenuto Gasly, il quale anch’esso aveva montato gomma hard per il suo secondo stint, ma prima della Safety Car, quindi era plausibile presumere o un secondo pit stop oppure una pesante gestione degli pneumatici. In una gara normale, quindi, il 4 volte campione del mondo avrebbe fatto la differenza, sarebbe divenuto il principale indiziato per la conquista del podio e, soprattutto, sarebbe divenuto la chance più concreta della Ferrari di battere la Red Bull. Proprio l’entrata della vettura di sicurezza, però, è stato ciò che ha penalizzato Vettel, in quanto ha permesso a Verstappen e Leclerc di rimediare e montare la hard, annullando quindi il vantaggio che il tedesco si era faticosamente creato.

Quanto accaduto dopo è ben noto, con l’episodio che ha visto protagonista proprio il numero 5 e il 33. Come abbiamo spesso visto in altre occasioni, su gomma dura la Red Bull è sembrato avere qualcosa in più e il recupero su Vettel, che in quel momento aveva anche cercato la fuga sfruttando i vari duelli alle sue spalle, era piuttosto scontato. Le chance di finire a podio si sarebbero ridotte moltissimo. Sebastian ha cercato di resistere agli attacchi, ma nel momento decisivo, subito dopo il sorpasso subito da Verstappen, ha commesso un errore di valutazione, tamponando il rivale e finendo fuori pista. La dinamica è stata subito abbastanza chiara, con il tedesco che aveva tentato di rispondere cercando l’interno prima della chicane: dal canto suo l’olandese non si è fatto pregare, cercando di chiudere immediatamente l’interno. A quel punto, però, l’inevitabile era già scritto: Vettel ha cercato di riportarsi sull’esterno, ma ormai era troppo tardi e nel momento in cui ha spinto sui freni per cercare di evitare il contatto, il poco carico aerodinamico dato dal trovarsi in scia ad un’altra vettura ha fatto sì che le sue ruote si bloccassero, rendendo impossibile evitare il contatto. Nel team radio Sebastian aveva anche però sottolineato un leggero doppio movimento da parte di Verstappen che, in effetti, guardando gli onboard c’è stato, ma rimane chiaro come sia stato un errore di valutazione in generale da parte del tedesco, il quale a fine gara si è scusato immediatamente con il rivale. A beneficare di questa situazione senza dubbio è stato Charles Leclerc, il quale ha guadagnato un prezioso quanto inaspettato podio, soprattutto considerando come la sua gara era diventa complicata ad una certa fase della corsa.

La lotta per la top ten

In questo Gran Premio di Gran Bretagna non è mancato davvero nulla, dalle tante lotte fino alla grande varietà in tema di strategie, sia davanti che a centrogruppo. Se McLaren e Renault anche in questo appuntamento si sono confermate le veri pretendenti al quarto posto nel mondiale costruttori, ci sono diversi aspetti interessanti da analizzare, dalla rimonta di Carlos Sainz Jr., passando per gli inconvenienti di Nico Hulkenberg, fino a parlare delle opportunità mancante.

Grazie al suo sesto posto, lo spagnolo della McLaren si è fregiato di uno dei risultati migliori della stagione per la squadra inglese, davanti proprio al pubblico di casa. La sua è stata una gara basata sulla costanza e sull’opportunismo. Bravo a superare le McLaren su gomma media, Sainz si è poi messo in un’ottima posizione, abbastanza per sfruttare l’ingresso della Safety Car ed effettuare l’unica sosta della sua gara: come per tanti altri piloti, l’aver scelto la strategia con un solo pit stop è stata la decisione giusta, quella che gli ha permesso di guadagnare punti preziosi. Negli ultimi giri ha dovuto vedersela con il ritorno di Ricciardo, settimo sul traguardo, ma ha saputo resistere e mantenere la posizione. Capitolo leggermente diverso per l’australiano delle Renault, il quale era partito su gomma soft, a differenza del rivale spagnolo. Ciò lo ha costretto ad una sosta anticipata, per una strategia che sicuramente era programmata sulle due soste, data la decisione di fermarsi per la prima volta per montare le medie. I tecnici di Enstone sono stati però bravi a cambiare rapidamente la strategia in corsa, fermando Daniel sotto la Safety Car e montando le gomme dure, cosa che gli ha permesso di mettersi in pari con le tattiche dei suoi rivali più diretti. Bravissimo anche Kimi Raikkonen, autore di una grande prestazione di affidabilità e costanza: come Sainz anche lui partiva su gomma media, ma a differenza dello spagnolo ha anticipato la sosta di qualche giro, mancando la finestra della Safety Car che gli avrebbe naturalmente permesso di guadagnare qualche posizione e perdere meno tempo al pit stop. Giornata molto sfortunata, invece, per il compagno di squadra del finlandese, Antonio Giovinazzi, costretto al ritiro a causa di un problema tecnico sulla sua monoposto.

Prestazione da rimarcare anche per Daniil Kvyat, il quale, dopo essere partito dalla 17esima posizione a seguito di una qualifica complicata, è riuscito a recuperare fino al nono posto finale, grazie ad una combinazione di passo e strategia. Sicuramente ad averlo aiutato sono stati anche gli errori tattici commessi dai rivali, con diversi piloti che hanno scelto di continuare sulla strategia a due soste invece di sfruttare la possibilità di montare la dura sotto Safety Car senza quindi la necessità di fermarsi un’altra volta, come ad esempio Lando Norris. A concludere la top ten uno sfortunatissimo Nico Hulkenberg. Nel corso del primo stint il tedesco si era lamentato numerose volte dello stato di forma degli pneumatici, chiedendo di tornare ai box in diverse occasioni, nonostante il parere contrario degli strateghi Renault, Ciò lo ha costretto a rimanere in pista più del dovuto, perdendo tempo prezioso nel duello con Albon. Il tedesco è stato però indirizzato verso la giusta strategia, ovvero quella di montare la dura nel secondo stint, a differenza del compagno di squadra per cui era stata scelta la media: ciò ha permesso grande versatilità nel secondo stint, ma ovviamente la Safety Car ha influenzato negativamente i suoi piani, in quanto ha dato l’opportunità anche ad altri piloti di allinearsi sulla stessa strategia. La corsa del numero 27 subito dopo l’uscita della vettura di sicurezza però non si è rivelata più semplice, anzi. Subito dopo la ripartenza, Nico è stato colpito in pieno, seppur involontariamente, da Sergio Perez, cosa che gli ha fatto perdere qualche posizione e tempo prezioso. Involontariamente, dicevamo, in quanto proprio durante la fase di Safety Car è avvenuto un problema sulla monoposto del messicano della Racing Point, ovvero la rottura del selezionatore del brake balance: sulla vettura di Perez, infatti. La ripartizione della frenata era rimasta quasi completamente spostata sull’anteriore, senza possibilità di modificarla. Ciò ha avuto pesanti ripercussioni nelle fasi della ripartenza, dove il numero 11 è arrivato subito al bloccaggio, per via dell’errata ripartizione della frenata spostata sull’asse anteriore, centrando Hulkenberg. Ciò ha rovinato completamente la sua anteriore, costringendo il messicano ad effettuare una sosta inaspettata, in cui tra l’altro è stato sostituito anche il volante per rimediare al problema del brake balance: è un peccato quando avvenuto a Perez che, sicuramente, con la strategia giusta avrebbe avuto l’opportunità di puntare alla top ten. Tornando a Nico Hulkenberg, il tedesco è stato anche vittima di un problema sulla sua Power Unit verso fine gara, fattore che lo ha costretto a rallentare e perdere ulteriori posizioni.

Sono rimaste fuori dai primi 10 le due Haas, incappate in una giornata nerissima. L’incidente nel corso del primo giro ha messo subito fuori gioco le due vetture del team americano a causa dei numerosi danni riportati: un episodio che non ci voleva assolutamente e che si va ad aggiungere alla complicata vicenda dello sponsor Rich Energy. È stata oltretutto un’occasione sprecata, in quanto proprio in questo weekend il team di Kannapolis aveva deciso di correre con due specifiche diverse delle monoposto, attua a comprendere quali fossero le ragioni delle difficoltà incontrate fino ad ora. La vettura di Romain Grosjean era in specifica Australia, mentre su quella di Kevin Magnussen erano montate le ultime novità, ma l’incidente ad inizio gara ha complicato notevolmente anche questo confronto.

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