F1 | GP Abu Dhabi: l’analisi delle qualifiche

L'ultima qualifica della stagione va in archivio con una prima fila Red Bull davanti alle Ferrari, nono Vettel

F1 | GP Abu Dhabi: l’analisi delle qualifiche

L’ultimo sabato della stagione si chiude nel segno della Red Bull, capace di concludere l’anno in grande stile piazzando entrambe le vetture in prima fila. Dopo aver impressionato nelle prove libere, il team anglo-austriaco ha messo in archivio la sessione di qualifiche confermando i pronostici grazie alla pole position di Max Verstappen e il secondo posto di Sergio Perez. Un risultato importante per il messicano, attualmente in lotta per la piazza d’onore nella classifica piloti proprio contro quel Charles Leclerc che domani prenderà il via alle sue spalle dalla terza casella.

A dividere l’alfiere della squadra di Milton Keynes e il Ferrarista sono stati solo quaranta millesimi, un’inezia se messi a confronto degli oltre due decimi e mezzo accusati dal poleman. Freddi numeri che, tuttavia, non restituiscono appieno la bellezza del giro messo insieme dal monegasco, costantemente al limite. Più staccata l’altra Rossa, quella di Carlos Sainz, il quale nel tentativo conclusivo ha pagato il traffico incontrato nel terzo settore durante l’outlap, compromettendo la fase di warm up degli pneumatici per l’assalto finale.

Forse ci si aspettava qualcosa di più dalle due Mercedes, solamente quinta e sesta in griglia, alle prese anche ad Abu Dhabi con i classici problemi di resistenza aerodinamica che hanno minato le performance della W13 durante l’intero arco del campionato. Sotto questo aspetto, la decisione di tornare verso un assetto più carico per favorire la gestione gomma in gara ha avuto il suo peso, ma non si può nascondere un pizzico di delusione, specie per i quasi sette decimi accumulati dalla vetta. Oltre al gap sui rettilinei, probabilmente le temperature più basse in notturna non hanno aiutato ad accendere le coperture come durante le sessioni pomeridiane, accentuando le difficoltà croniche della monoposto tedesca sul giro singolo.

Anche nell’ultimo appuntamento si è riproposta la sfida che ha animato la midfield per la maggior parte del mondiale, quella lotta tra McLaren e Alpine che, quantomeno in qualifica, si è risolta a favore della squadra di Woking. Un settimo posto prezioso per Lando Norris, giunto nonostante un feeling con la vettura lontano da ciò che potrebbe essere definito ideale, ma che evidenzia piuttosto ancora una volta le qualità del pilota britannico nell’attacco al tempo. La MCL36 ha comunque mostrato un buon potenziale, centrando l’accesso alla Q3 anche con Daniel Ricciardo, il quale si è dovuto però accontentare della decima casella dopo qualche piccola sbavatura nel secondo settore. Ottava e undicesima posizione, invece, per le due vetture del team francese, come di consueto con un’ala più scarica della concorrenza che gli ha permesso di estrarre centesimi sugli allunghi ma senza sfigurare nelle zone più guidate.

Alla sua ultima qualifica in carriera, brilla ancora una volta il talento di Sebastian Vettel, capace di eguagliare la sua migliore performance stagionale sul giro secco in un sabato in cui il tedesco e il team non hanno sbagliato nulla sia sul piano strategico che delle performance. Timing perfetti in tutte e tre le manche, specie nella prima, quando la decisione di lasciare per primo il garage gli aveva offerto l’opportunità di preparare il giro in serenità invece di rimanere intrappolato nel traffico.

Seppur non sia giunta la top ten, lo si può definire un sabato positivo anche per Yuki Tsunoda, dodicesimo in griglia ma con gli occhi già rivolti verso la gara. Per quanto il quantitativo di carburante fosse probabilmente inferiore a quello degli avversari, il passo mostrato dal giapponese sulla hard durante la seconda sessione di prove libere sembra promettente, mettendolo in gioco un piazzamento a punti proprio su quel circuito dove l’anno passato ottenne il suo miglior piazzamento dell’anno. Tredicesima casella per Mick Schumacher, alla sua ultima gara con la Haas, il quale precede l’altra Aston Martin di Lance Stroll e l’Alfa Romeo di Guanyu Zhou. Serata complicata per il team del “Biscione”, incappato nuovamente in una qualifica sottotono, specie con Valtteri Bottas, fuori già al termine della prima manche. La squadra svizzera ha pagato le difficoltà nel portare in temperatura gli pneumatici, complice anche il traffico nell’ultimo tentativo che ha penalizzato anche Kevin Magnussen e Pierre Gasly, rispettivamente sedicesimo e diciassettesimo. A chiudere lo schieramento le due Williams di Alex Albon e Nicholas Latifi, con l’anglo-tailandese davanti al proprio compagno di casacca per meno di trenta millesimi.

Settima pole per Max Verstappen

Dopo essersi issata in testa alla seconda e alla terza sessione di prove libere, i pronostici non potevano non vedere la Red Bull come grande favorita pure per le qualifiche. Su un circuito piuttosto completo come quello di Yas Martina, l’efficienza complessiva della RB18 ha giocato un ruolo chiave: potendo fare a meno di dover scendere a compromessi per trovare buone velocità di punta sui rettilinei, entrambi i piloti della squadra di Milton Keynes hanno potuto optare per assetti piuttosto carichi che hanno aiutato sia nei tratti lenti che in quelli più rapidi.

Sin dal venerdì, la vettura è sembrata immediatamente stabile e reattiva, senza la necessità di intervenire in maniera importante sul set-up, se non per qualche affinamento. Non a caso, al termine della prima giornata Max Verstappen si era dichiarato complessivamente soddisfatto nonostante avesse saltato la prima sessione di libere per cedere la vettura al pilota di riserva come da regolamento. Tuttavia, le qualifiche non sono state altrettanto tranquille, in parte per un comportamento altalenante della monoposto, in parte per un piccolo problema occorso tra la seconda e la terza manche: “È stata una sessione un po’ altalenante. È iniziata abbastanza bene. La Q2 è stata un po’ più incasinata. Onestamente non so perché. Con quel set di gomme non sono riuscito a trovare l’aderenza. Ma poi in Q3 è sembrato tutto più normale. E sì, abbiamo avuto un po’ di paura, la macchina si è spenta prima del primo giro della Q3. Abbiamo dovuto riavviare tutto”, ha raccontato l’olandese, spiegando che prima dell’inizio della manche conclusiva il team era stato costretto a effettuare ciò che viene chiamato “power cycle”, riavviando di fatto la monoposto.

Al netto di questi piccoli inconvenienti, sia il primo che il secondo tentativo della Q3 sono sembrati quasi più una formalità per il due volte iridato, bravo nello sfruttare nel migliore dei modi il potenziale di ciò che aveva a disposizione. Al di là del tempo guadagnato sugli allunghi, è importante segnalare come Verstappen si sia dimostrato incisivo anche nell’impostazione della chicane sei-sette, punto insidioso dove diversi piloti sono giunti all’errore. Ed è proprio nel settore centrale che l’alfiere della Red Bull è riuscito a guadagnare quei tre decimi che lo hanno messo al riparo dalle Ferrari, dato che i tempi registrati negli altri due parziali erano in linea con quelli ottenuti da Leclerc.

Netto anche il confronto con il compagno di squadra, Sergio Perez, staccato di oltre due decimi dalla prima posizione. Il messicano ha pagato qualche piccola sbavatura come con in curva uno, ma a pesare è stato soprattutto quanto perso nell’ultimo settore, sia in curva nove che della zona sotto l’hotel, dove Verstappen è riuscito ad essere più incisivo portando maggior velocità in entrata e in percorrenza. Qualcosa che si può apprezzare da curva 12 in poi, dove il messicano era giunto leggermente lungo in staccata compromettendo il richiamo per tutta la zona successiva. Tra i due si è riscontrata anche una lieve differenza di velocità di punta sui rettilinei di circa 3km/h, la quale però non sembra essere legata alla scia offerta dall’olandese nel Q3: in primis perché quel gap si era presentato già in altri tentativi, in secondo luogo perché l’effetto scia è stato piuttosto ininfluente, dato che Perez aveva già raggiunto valori di massima simili in aria pulita nelle altre manche. Non è da escludere che, per l’ultimo appuntamento della stagione, il team di Milton Keynes abbia sbloccato qualcosa in più sulla cavalleria della vettura numero 11 in ottica lotta per il secondo posto nel mondiale piloti.

“È stata una buona sessione” – ha spiegato il messicano nelle interviste -. “Dopo la Q2 sembrava andare bene, ma la Q3 non è iniziata nel verso giusto, soprattutto il primo tentativo, non è stato l’ideale.  Poi il secondo run è andato molto meglio. Non abbastanza per la pole, però. Comunque, credo che essere in prima fila per la squadra sia un buon risultato, soprattutto dopo il weekend precedente, come a San Paolo, dove abbiamo faticato parecchio. È bello essere tornati“, ha poi aggiunto il pilota di Guadalajara, evidenziando anche gli errori commessi nel primo run, in particolare quando nell’ultimo settore aveva fatto fatica a gestire le gomme posteriori surriscaldate.

A meno di particolari sorprese, la Red Bull sembra la grande favorita anche per la domenica. I riscontri della seconda sessione di libere sulla lunga distanza l’hanno incoronata regina del venerdì e, tenendo a mente che tendenzialmente la forbice sulla Rossa si allarga il giorno di gara, non è difficile ipotizzare che Verstappen possa prendere e scappare già dopo poche tornate. La chiave sarà gestire le coperture e l’assetto scelto dalla squadra di Milton Keynes dovrebbe essere funzionale sotto questo punto di vista.

Una seconda fila tutta Rossa

Osservando solamente la classifica, il terzo posto in griglia conquistato da Charles Leclerc potrebbe essere letto come un risultato che rientra nella norma, come tante altre seconde file nel corso di questo campionato. Con una RB18 superiore anche sul giro secco e le Mercedes staccate, raccogliere qualcosa di meglio della terza casella era impresa assai ardua, ma il mero crono finale non restituisce un’immagine chiara della prestazione del monegasco. Nel momento chiave è arrivato un “giro alla Leclerc”, una di quelle tornate al limite, sul filo del rasoio, in una lotta continua con la vettura. Uno di quei giri che fa apprezzare la bellezza delle qualifiche.

“Oggi è stato molto, molto difficile mettere le gomme nella giusta finestra, alla fine si hanno sensazioni molto diverse da un giro all’altro. Anche in qualifica è stata una questione di gestione. Se spingevi nel primo e nel secondo settore, poi perdevi tutto nel terzo. Quindi ho cercato di trovare quell’equilibrio che credo di aver trovato nell’ultimo giro della Q3. Ma non è stato sufficiente per sfidare Sergio [Perez, ndr]. Ero anche un po’ solo. Non avevo la scia, quindi non so quanto questo… abbiamo pagato il prezzo. Ma sì, nel complesso, non vedo l’ora che arrivi domani”, ha spiegato il numero sedici nelle interviste, evidenziando come nell’ultimo tentativo sia riuscito a trovare il corretto bilanciamento tra i tre settori salvaguardando le gomme posteriori in uscita dalle curve lente dell’intertempo centrale con un approccio più conservativo. Qualcosa che alla vigilia non sembrava così scontato, specie per le scelte del team italiano dal punto di vista dell’assetto che aveva deciso di puntare su un’ala più scarica per recuperare qualche km/h sui rettilinei e, realisticamente, respingere l’assalto della Mercedes al sabato per poi giocarsela in gara.

Il grip offerto dalla gomma nuova ha aiutato a mascherare alcuni limiti che potenzialmente potrebbero essere più marcati sulla lunga distanza, ma il monegasco ci ha messo del suo per riuscire a tirare fuori dal cilindro un buon crono, a partire da curva tre. Già durante le prove del venerdì si era potuto osservare come la F1-75 avesse mostrato del bottoming in quella zona della pista, elemento comune anche alla Mercedes: quella di Yas Marina è una pista con un asfalto molto liscio, senza grossi avvallamenti, per cui non deve sorprendere che i team siano tornati nuovamente ad abbassare le vetture. Se con Red Bull questo fenomeno è meno evidente perché la RB18 gira mediamente ad altezze leggermente più alte, sulla Rossa di Maranello e la vettura della squadra di Brackley si è presentato in maniera più netta, andando a rendere ancor più complicato percorrere certi tratti. Osservando il confronto dagli onboard, emerge come sul finale Leclerc abbia sfruttato ogni centimetro disponibile in uscita di curva tre, tentando di mantenere il passo in un punto dove Red Bull il giorno prima si era dimostrata estremamente efficace.

Il settore centrale è stato totalmente ad appannaggio della squadra di Milton Keynes, ancora una volta protagonista assoluta sui rettilinei, dove Leclerc ha accusato un gap di circa 6km/h da Verstappen, che si allarga a 9km/h nel momento in cui lo si mette a confronto con Perez. Un gap importante, che non si avverte tanto in termini di punte di velocità massima, quanto piuttosto la capacità di tenere quelle performance per tutto l’arco dell’allungo. Sotto questo punto di vista, la Power Unit Honda si è confermata la migliore nella gestione dell’elettrico mantenendo un andamento costante fino alla staccata, mentre l’unità della scuderia di Maranello ha accusato come in altre occasioni del derating nella parte finale del rettilineo.

Completamente differente è l’approccio nell’ultimo settore, specie nella zona dell’hotel. Se Verstappen aveva favorito la percorrenza della dodici e del tratto che divide la tredici e la quattordici, Leclerc aveva privilegiato l’inserimento nella zona sotto l’hotel e l’uscita da quel tratto (dove il pilota di Hasselt era finito in leggero sottosterzo), in modo da poter competere nell’allungo che porta verso l’ultima curva. Due interpretazioni differenti, così come i loro stili, con la classica parzializzazione dell’acceleratore da parte del monegasco, ormai divenuto il suo segno distintivo. Ciò che sorprende è proprio la bontà della F1-75 nell’ultimo tratto, tanto che a fine sessione è riuscita a portare anche a casa il record assoluto per quella zona della pista; se è pur vero che a inizio anno quella tipologia di curve era terreno di caccia per la vettura italiana, negli ultimi appuntamenti quei punti di forza sembravano essere venuti un po’ meno rispetto a una concorrenza in netta crescita. Inoltre, il fatto che si fosse puntato su un assetto più scarico avrebbe potuto creare qualche grattacapo nella gestione del retrotreno, cosa che in realtà il grip offerto dal set nuovo di soft ha parzialmente coperto.

Parzialmente perché questo aspetto è emerso maggiormente con Carlos Sainz, al limite nell’ultima curva proprio dopo aver dovuto correggere una snap del posteriore in inserimento, allargando di conseguenza la traiettoria. Lo spagnolo nell’ultimo tentativo ha pagato anche un outlap piuttosto lento causa traffico. Basti pensare che solo negli ultimi due settori, il Ferrarista aveva mantenuto un andamento più alto di 18 secondi rispetto al run precedente, inficiando sulla preparazione degli pneumatici: “È stata una qualifica solida per tutta la squadra nella quale abbiamo fatto uno step sia a livello di passo che di set-up. Non sono del tutto contento del mio ultimo tentativo in Q3 perché ho trovato traffico nel mio giro d’uscita e questo mi ha impedito di mettere le gomme nella giusta temperatura. Nel complesso comunque sono contento delle sensazioni che ho avuto in macchina e credo che siamo in una buona posizione per domani. Ci sono ancora molti punti in palio e non vogliamo lasciare nulla di intentato fino al termine della stagione”, ha spiegato Sainz. La fase di warm up delle coperture è anche uno dei motivi per cui si è scelto di non fornire la scia a Leclerc: a meno di non voler sacrificare completamente il madrileno, l’effetto sarebbe stato piuttosto limitato, per cui i piloti hanno preferito concentrarsi sul proprio giro di preparazione in tranquillità.

La seconda fila rappresenta un buon punto di partenza per la Rossa, che tra venerdì e sabato ha lavorato duramente in pista e in fabbrica al simulatore per tentare di sistemare ciò che non aveva funzionato nella prima giornata. Sotto questo aspetto, i due piloti Ferrari sono stati anche tra i pochi a completare una piccola simulazione nella sessione del sabato mattina sulla mescola media, seppur chiaramente con meno benzina e per un periodo meno prolungato. Più che guardare davanti, realisticamente la lotta sarà con chi prenderà il via alle loro spalle, la Mercedes, che ha puntato forte con alcune scelte pensate proprio per la gara.

Mercedes proiettata alla corsa

“Oggi purtroppo non è andata come volevamo. Non siamo riusciti a fare bene il nostro lavoro e abbiamo fatto un passo indietro in termini di prestazioni, mentre i nostri concorrenti hanno fatto un passo avanti.” Poche parole che spiegano in modo chiaro il sabato della Mercedes, più staccata rispetto a quanto si era visto al venerdì. I sette decimi rimediati dalla vetta pesano perché giunti in maniera inaspettata, anche se vi sono diversi fattori che possono offrire un’immagine più chiara di come sia giunto questo passivo.

In primo luogo, indubbiamente la scelta di set-up volta alla gara ha incrementato il deficit sui rettilinei, che in qualifica si è attestato attorno agli 8 km/h dai migliori. Con un’ala così pronunciata, la più carica in assoluta tra le opzioni a disposizione, era già stato messo in conto che i problemi di drag potessero pesare in maniera rilevante sul crono finale, ma il problema di fondo è che quanto guadagnato in curva non è stato sufficiente per compensare gli allunghi. Certo, in tratti ad alta velocità come la uno o la nove dove occorre appoggio, la W13 ha confermato di essere rapida, ma non lo è stato altrettanto nel settore conclusivo, specie nella zona guidata, dove ha pagato dazio rispetto alle avversarie.

“Siamo venuti qui prevedendo che sarebbe stata una gara difficile per noi, ma non ci aspettavamo un distacco di otto decimi dalla pole position. Oggi perdevamo sei decimi sui rettilinei rispetto alle vetture di testa. Ho dato il massimo, quindi è un risultato un po’ sorprendente ed è così lontano da Red Bull e Ferrari. Speriamo che domani il nostro ritmo di gara sia migliore di quello delle qualifiche di oggi. Su questa pista c’è anche un po’ di bouncing, che si aggiunge alla nostra mancanza di prestazioni e ai problemi di temperatura sui freni che abbiamo riscontrato per tutta la stagione. Tutto il team sta lavorando duramente e sta facendo un lavoro incredibile per risolvere questi problemi, soprattutto in vista del prossimo anno. Non vedo l’ora che arrivi domani e l’ultima gara della stagione!”, ha raccontato Lewis Hamilton, evidenziando due ulteriori problemi. Il primo riguarda il bouncing, che trova una spiegazione come per la Ferrari pensando al fatto che, sfruttando l’asfalto liscio di Yas Marina, i team abbiano abbassato nuovamente le vetture, andando ad accentuare quel fenomeno che negli ultimi appuntamenti non si era presentato in modo così marcato. Il secondo è quello dello split dei freni, per cui l’impianto opera a temperature differenti sulle due estremità dello stesso asse, compromettendo la stabilità e la direzionalità in frenata.

Il quinto posto finale non può lasciare soddisfatto il britannico, che senza un errore nella zona dell’hotel nell’ultimo tentativo probabilmente avrebbe potuto scalare di una posizione salendo in seconda fila, ma il focus è sulla corsa. La speranza del team è che le scelte di set-up possano aiutare a contenere il degrado, dando la possibilità di lottare – e battere – le due Ferrari. Un aspetto interessante passato in secondo piano, ma che potrebbe avere una sua rilevanza nella giornata di gara, è quello relativo alla marce e ai giri motori. Le vetture spinte dalle unità della Stella dispongono di una sesta e settima piuttosto corta, che porta a mantenere un regime di giri motori più alto per un periodo prolungato, aumentando le temperature e i consumi. Per quanto girando in notturna l’aria fresca consenta un buon raffreddamento della vettura, non è da escludere che in caso di lunghi tratti alle spalle di un’altra monoposto possa essere necessario effettuare del lift and coast per riportare i parametri nella norma.

Vettel illumina la notte di Abu Dhabi

Fino a qualche settimana fa, quel momento sembrava distante, molto, come se fosse qualcosa da voler tenere ancora il più lontano possibile prima di doverne amaramente accettare la realtà. Quel giorno è arrivato e Sebastian Vettel ad Abu Dhabi ha chiuso in grande stile la sua ultima qualifica nell’olimpo del Motorsport, eguagliando il suo miglior risultato stagionale con un nono posto che ha il sapore in un piccolo traguardo.

Certo, parlare di soddisfazione per una nona posizione per un pilota che ha all’attivo oltre cinquanta pole position può sembrare quasi fantascienza, ma nell’ultimo sabato della sua carriera il tedesco ha tirato fuori dal cilindro qualcosa di speciale, estraendo il massimo dalla vettura. Monoposto che non aveva ancora trovato un assetto definitivo il sabato mattina, visto che nell’ultima sessione di prove libere il quattro volte campione del mondo aveva testato due differenti soluzioni al posteriore, optando poi per quella più carica che non era stata provata al venerdì. Così come in altri appuntamenti, per quanto abbia messo a nudo tutti i difetti della AMR22 sui rettilinei, arrivando ad accusare 7km/h dalla McLaren, ciò ha garantito quel carico in più in curva e maggior stabilità in frenata, tanto da potersela giocare per l’accesso alla Q3.

Un unico tentativo, in cui bisognava mettere tutto insieme. Un giro pulito, in cui è potuto osservare anche un approccio differente nella gestione gomme: più conservativo nei primi due settori per poi avere qualcosa in più nell’ultimo intertempo, dove infatti era stato in grado di togliere due decimi e mezzo al suo miglior parziale: “Nel complesso, la mia ultima qualifica in Formula 1 è stata una buona sessione. La macchina fa quello che voglio in questo fine settimana e ciò ha contribuito a questo risultato. Sono stato molto motivato e oggi ho avuto la sensazione di avere qualcosa in più. Abbiamo avuto un po’ di traffico in Q1 e Q2 con una Red Bull all’ultima curva, ma il giro in Q3 è stato pulito. Non vedo l’ora che arrivi la gara – la mia ultima in Formula 1 – e spero che riusciremo a ottenere un buon risultato per la squadra, visto che concludo il mio percorso con tutti i membri dell’Aston Martin F1. Qui può succedere di tutto e domani cercheremo di massimizzare le nostre possibilità”, ha poi spiegato Vettel.

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